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Recensione “Il tatuatore di Auschwitz”, Heather Morris

Il tatuatore di Auschwitz

Buonsalve a tutti e benvenuti ad un’altra recensione alla quale tengo molto.

IL TATUATORE DI AUSCHWITZ 

di Heather Morris

 

 

Editore: Garzanti

Pagine: 223

Prezzo: 17.90 €

“Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz, è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare.Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato. Ma non per Lale e Gita, che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino tenta di separarli, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola. Parole che sognano un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle pronunciare di nuovo. Dovranno conservare la speranza per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.
Il tatuatore di Auschwitz è il libro del 2018 e nessun editore ha potuto lasciarsi scappare una storia così intensa da far vibrare le corde più profonde dell’animo. Una storia che presto diventerà un film. Il dolore che Lale e Gita hanno conosciuto e l’amore grazie al quale lo hanno sconfitto sono un insegnamento profondo: perché restano ancora molte verità da scoprire sull’Olocausto e non bisogna mai smettere di ricordare. Un romanzo sul potere della sofferenza e sulle luci della speranza. Su una promessa di futuro quando intorno tutto è buio.”

 

In prossimità del 27 Gennaio 2019, la Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto, non potevo non parlare di questo libro e di quanto sia importante leggerlo.

In questo libro viene raccontata la storia vera di Lale Sokolov, un ragazzo che all’età di 25 anni viene deportato nel campo di lavoro di Auschwitz per salvare la sua famiglia dalla deportazione.

Una sera rientrò a casa con un manifesto che il suo capo avrebbe dovuto affiggere in vetrina. Esigeva che ogni famiglia ebrea consegnasse un figlio di età superiore ai diciotto anni affinché lavorasse per il governo tedesco. […] Una frase in grassetto sul manifesto ammoniva che se una famiglia aveva un figlio di quell’età e non lo consegnava, tutta la famiglia sarebbe stata deportata in un campo di concentramento.

In questo orribile esperienza, Lale conosce Gita, anche lei deportata nel campo di lavoro e se ne innamora a prima vista.

Vorrei non svelare altro di questo racconto che, a mio parere, è complesso, avvincente ma anche pieno di dolore, rabbia e anche di amore.

Amore.

In un luogo orribile, con ammassate di corpi nudi ovunque, come è possibile trovare amore?

Eppure in questo libro c’è. Oltre alla storia di Lale e Gita, l’amore lo si ritrova anche nei gesti che Lale compie per aiutare i compagni e nei gesti che i compagni fanno per salvare Lale dai tanti avvenimenti che gli accadono. Personalmente parlando, la parte che più mi ha emozionata è (a parte il finale che non posso spoilerare) la nota dell’autrice, dove Heather Morris racconta l’incontro con il vero Lale.

<< Mi serve che lei lavori in fretta, non ho molto tempo.>>

Panico. Avevo scelto di non portare con me strumenti di registrazione o di scrittura a quest’incontro: ero stata invitata a sentirlo e a riflettere se scrivere la sua storia. Volevo solo ascoltare.

<<Quanto tempo ha?>>

<<Ancora poco.>>

Ora sono confusa. <<Deve andare da qualche parte a breve?>>

<<Si>> risponde, tornando con lo sguardo alla finestra aperta. <<Devo andare da Gita>>.

Posso essere sincera? È facile che io mi emozioni con un libro, lo ammetto. Ma alla fine di questo libro, ho pianto come una tonta.

La bellezza del libro secondo me è proprio l’amore insito nello scorrere di queste pagine violente e tristi e la frase che è riportata in copertina lo descrive perfettamente:

Non esiste luogo in cui l’amore non possa vincere.

Buona Lettura a tutti!

Rachele.

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