“Io che ne so che mi aspetta del futuro”, “non c’è immagine del domani”, “non penso più di due giorni in avanti” ci raccontano dei ragazzi, figli dell’Italia e figli nostri, appartenenti a un mondo sommerso che noi ignoriamo, la politica ignora e perfino il futuro ignora.
GUARDA IL SERVIZIO: https://video.repubblica.it/edizione/napoli/il-lavoro-minorile-testimonianze-a-napoli/132139/130660.
Dove?
Circa 300.000 minori di 16 anni di età lavorano. Dove? Vi stupirà, credo, che questo dato non ci racconti della situazione di qualche Stato dell’Africa, dell’India o del Sud America, ma fotografi la nostra amata Italia. Una città intera di bambini che in Italia lavorano oggi.
Che effetto fa questo dato? E perché non ne sentiamo parlare?
Gli ultimi
Il servizio citato in apertura, condotto da Repubblica Tv e che risale al 2013, ha ottenuto poco più di 5000 visualizzazioni. Come è possibile che non sia divenuto virale? Come è possibile che tutto questo non ci preoccupi?
300000 minori
300000 sono circa il 5,2% dei minori in Italia. Pensandoci bene è poco meno della stima dei migranti irregolari che tanto ci preoccupano che sembra essere poco meno di 500000, ma di questi bambini nessuno parla.
La colpa originale
Che colpa hanno questi bambini? Mi viene da pensare che ne abbiano una originale come il peccato. Alla nascita e per diciotto anni non votiamo e quindi semplicemente non esistiamo. A nessuno interessa, o meglio: perché inimicarsi altrettanti genitori che inducono i figli a lavorare (non per cattiveria s’intenda, ma per necessità reale e anche culturale), non considerando, inoltre, i fratelli e le sorelle magari votanti, nonché l’indotto lavorativo sottostante. Mica si butta via niente in questo momento di magra elettiva.
Ma come è possibile?
Si sa, le battaglie sociali e culturali sono sempre state roba di sinistra, ma la sinistra, ahimè, a suon di diritti delle minoranza si è scavato la fossa da sola! Proprio in queste mattine ce lo ricordava a @Omnibus l’economista della Lega Borghi, beffeggiando un povero volto di quel che resta del PD che difendeva l’apertura dei porti, consigliandolo di “non aver capito” e che quelle idee di sinistra (se così possiamo ormai chiamarle) avrebbero portato il partito a un risultato “in negativo”! Ma a questo punto forse Borghi ha ragione. Forse l’Italia è veramente solo questo: dibattiti dove parliamo solo di cosa ci serve e di come ci serve per vincere le prossime tanto agognate elezioni.
Chi sono
Non porta voti parlare di questi 300000 minori, di cui mi preme sottolineare che il 70% sia italiano, per anticipare sicuri commenti che probabilmente tenterebbero di spiegare anche il lavoro minorile come colpa dei migranti e di chi ce li ha voluti. Tutto questo accade, ma pochi ne parlano e ci raccontano di questi 300 mila minori (pedantemente ripeto il numero perché deve fare la differenza) lasciati a lavare auto, portare balle di cemento o, i più fortunati, a lavorare nelle piccole attività di famiglia. A questo punto ci sarà chi obietterà “ma cosa c’è di male a lavorare con i genitori e aiutarli!”, del resto meglio questo che trasformarli in “bamboccioni” magari capricciosi in cerca di ramanzine. Assolutamente niente, se tutto questo viene fatto nel rispetto dei diritti dell’infanzia e della costituzione.
Perché?
Dispersione scolastica
Circa un mese fa ho scritto un articolo sull’analfabetismo funzionale (argomento poco social, ma qualche volta è necessario anche questo) e il legame tra i temi è assolutamente palese. Mi chiedo provocatoriamente se quel 5,2%, affiancato al 18% di dispersione scolastica, tutto sommato interessi non toccarlo, non smuoverlo.
Perché anche di questo 18% si parla molto poco e non si dice che l’Italia risulta ai primi posti nella tanto Dibattuta Europa proprio per la dispersione scolastica e, se la matematica non è un opinione, si inizia a parlare di numeri intorno a un milione di persone adulte di domani.
Come possiamo?
Come possiamo pensare di occuparci di un paese se non ne proteggiamo le classi piu deboli, che non votano e chissà se lo faranno mai, ma che soffrono senza forse rendersene conto fino in fondo? Perché quando nasci e cresci nella miseria economica e culturale, non sai che può esistere un mondo diverso. Come possiamo pretendere che queste persone un giorno credano e lottino per un mondo che neanche hanno la possibilità di intravedere. Questi giovani vivranno la loro “meglio gioventù” di mattina presto, alzansandosi all’alba, sopportando freddo, caldo, ingiustizia, mancanza di sicurezza, fatica e così vivranno la loro “meglio età adulta”. Rimarranno sommersi, invisibili esclusi o forse qualche ondata populista, nella migliore delle ipotesi, o qualche mano di uno “stato altro” li vedrà e li farà sentire di appartenere a un qualcosa che non hanno mai avuto.
Amaro senza dolce
Concludo sempre i miei articoli con un mi “piace pensare”, lasciando un dolce che dia un po’ di speranza all’amaro. Ma su questo argomento non so proprio se la speranza esista. “Sciuscià” usciva nel 1946
Quindi l’unico “mi piace pensare” che riesco a vedere nei miei @Pensieri Shakerati è che, prima o poi, qualcuno si ricordi che la politica è anche occuparsi dei temi sommersi e che l’informazione continui a informarci autonomamente da quello che la politica vuole o non vuole che sappiamo.