L’umiltà del silenzio quando serve
L’umiltà, una virtù dimenticata
In un mondo dominato dai social media, dove tutti hanno voce e opinione su tutto spesso senza cognizione di causa, l’umiltà è una virtù che sembra essere dimenticata o disprezzata. Eppure, l’umiltà è una guida necessaria per chi vuole vivere in una società civile e inclusiva, e per chi vuole contribuire al bene comune.
È la virtù che ci fa riconoscere i nostri limiti, e che ci fa rifuggire da ogni manifestazione di orgoglio, superbia o sopraffazione. L’umile non si vanta delle sue qualità, ma le usa per servire gli altri; non si sente superiore agli altri, ma li rispetta e li ascolta; non impone la sua verità, ma la cerca con umana ragione e con apertura di spirito.
San Tommaso d’Aquino diceva “l’umiltà non è altro che la verità”. La verità di noi stessi, delle nostre potenzialità e delle nostre fragilità; la verità degli altri, dei loro diritti e dei loro bisogni; la verità della realtà, delle sue sfide e delle sue opportunità.
Zerocalcare, un esempio di umiltà
Un esempio di umiltà che ammiro è quello di Zerocalcare (credo proprio sappiate chi sia) che ha saputo conquistare il pubblico con le sue opere originali, divertenti e profonde.
In una recente intervista, Zerocalcare ha risposto a una domanda intrigante: “Come mai, pur avendo molti follower, lei non si definisce un influencer?”. La sua risposta è stata illuminante: “Parlo solo quando ho qualcosa da dire. Altrimenti è solo un esercizio dell’ego. Vedere influencer affrontare argomenti delicati senza conoscenza è un danno per cause nobili”.
Questa risposta dimostra la saggezza e l’umiltà di Zerocalcare, che non si lascia accecare dalla sua popolarità sui social media, ma che usa la sua voce con responsabilità e consapevolezza. Sa che il suo ruolo di “presunto influencer” non gli dà il diritto di parlare di tutto, ma solo di quello che conosce e che gli sta a cuore, sa che il suo potere di influenzare opinioni e comportamenti non gli dà il permesso di banalizzare o manipolare argomenti delicati, ma solo di informare e sensibilizzare con rispetto e competenza.
Gli influencer e la loro responsabilità sociale
Zerocalcare è un caso raro e prezioso, ma purtroppo non è la norma. Molti influencer, guidati dalla loro popolarità sui social media, si sentono in dovere di parlare di ogni argomento, anche se non ne hanno le competenze o le fonti.
La responsabilità sociale è fondamentale per loro, che devono essere consapevoli dell’impatto delle loro parole e delle loro azioni sul pubblico che li segue. L’umiltà, in questo contesto, diventa essenziale. Gli influencer dovrebbero ammettere di non sapere qualcosa e ascoltare le opinioni altrui, invece di imporre le loro, verificare le informazioni e le fonti, invece di diffonderle false.
Hanno un grande potere, e devono usarlo con grande responsabilità. E la responsabilità richiede, per l’appunto, umiltà.
L’arroganza, un problema sociale
L’arroganza, il contrario dell’umiltà, non affligge solo gli influencer ma è un problema diffuso nella società. La democratizzazione della voce tramite i social media, se da un lato è positiva perché permette a tutti di esprimersi e di partecipare, dall’altro può portare a una proliferazione di opinioni non informate e aggressioni gratuite.
Il fenomeno non è solo nel mondo dei vip, ma si riflette nella società. La mancanza di educazione civica, la diffusione di fake news e la cultura dell’odio alimentano questa arroganza, generando un dibattito spesso infondato e violento.
L’arroganza è la manifestazione di un ego smisurato, che si crede superiore agli altri, che non accetta il confronto o la critica, che non riconosce i propri errori o le proprie colpe.
Una soluzione possibile…
La soluzione a questo problema sociale risiede nell’umiltà, specialmente sui social media. Riconoscere i propri limiti e rinunciare al diritto di parlare di ogni argomento sono passi cruciali. L’ascolto attivo, il rispetto anche nel dissenso sono pratiche che devono diventare la norma.
L’umiltà non è solo una virtù personale, ma un elemento chiave per costruire una società civile e inclusiva.
È la lezione che tutti dovremmo apprendere, soprattutto in un mondo sempre più connesso.
Come diceva il poeta e filosofo indiano Rabindranath Tagore, “l’umiltà è la più alta forma di saggezza”.
P.S.: molto probabilmente dal prossimo articolo, questo blog cambierà nome. Chissà, ci sto pensando.
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