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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

SAVOY TRUFFLE (Harrison)

SAVOY TRUFFLE (Harrison)

SAVOY TRUFFLE (Harrison)

George Harrison: voce raddoppiata, chitarra solista
Paul McCartney: basso, cori
Ringo Starr: batteria, tamburello
Chris Thomas: organo, piano elettrico
Art Ellefson, Danny Moss, Derek Collins: sassofono tenore
Ronnie Ross, Harry Klein, Bernard George: sassofono baritono.

Registrazione: 3 ottobre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

Mandarino di crema e montelimar
Ripieno al ginger con un cuore di ananas
Un dolce al caffè, sì sai è “buone notizie”
Ma te li dovrai far togliere tutti
Dopo il tartufo savoy

Crema di ciliegie fresche e ottima crostata di mele
Sento il tuo sapore per tutto il tempo che siamo lontani
Il cocco caramellato fa davvero passare la depressione
Ma te li dovrai far togliere tutti
Dopo il tartufo savoy

 

 

 

Il brano

Savoy Truffle (song) - The Paul McCartney ProjectSavoy Truffle è un brano di George Harrison ed è dedicato al suoi grande amico Eric Clapton.

In particolare il pezzo è dedicto alla dipendenza di Clapton dai cioccolatini, specialmente quelli di marca Good News della Mackinthosh e, soprattutto, quelli chiamati, appunto, Savoy truffle.

Il testo è un elenco dei tipi di cioccolatini e dei loro danni dal punto di vista dentistico: problemi che in effetti affligevano Clapton in quel periodo.

Nel pezzo possiamo individuare anche un riferimento a Obladi Oblada.

 

 

 

 

 

Potresti non sentirlo ora
Ma quando il dolore ti trafiggerà te ne accorgerai eccome
Il sudore scorrerà sulla tua fronte
Quando diventerà troppo urlerai forte

Ma te li dovrai far togliere tutti
Dopo il tartufo savoy

Registrazione

Savoy truffle ricalca le classiche succesisoni armoniche di Harrison. Nonostante la frivolezza del testo, in pezzo ha una sua dignità musicale e accolta molto bene dalla critica musicale.

La registrazione fu effettuata nei Trident Studios e in assenza di Lennon.

Si caratterizza anche per la particolare atmosfera intrusiva di sei sassofoni diretta da Chris Thomas (in sostituzione di George Martin).

Le parti vocali sono state tutte effettuate da George.

 

Tu sai di essere quello che mangi
Ma ciò che è dolce ora diventa così aspro
Conosciamo tutti Ob-la-dì-bla-dà
Ma puoi farmi vedere dove sei?

Mandarino di crema e montelimar
Ripieno al ginger con un cuore di ananas
Un dolce al caffè, sì sai è “buone notizie”
Ma te li dovrai far togliere tutti
Dopo il tartufo savoy
Sì te li dovrai far togliere tutti
Dopo il tartufo savoy

 

Live e cover

La interpretazione più famosa è stata quella di Ella Fitzgerald.

Segue un’esibizione dal vivo al George Fest il 28 settembre 2014 del figlio Danhi Harrison.

 

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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