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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

HONEY PIE (Lennon – McCartney)

HONEY PIE (Lennon – McCartney)

HONEY PIE (Lennon – McCartney)

Paul McCartney: voce, pianoforte
John Lennon: chitarra solista, chitarra ritmica
George Harrison: basso elettrico
Ringo Starr: batteria
Dennis Walton: sassofono
Ronald Chamberlain: sassofono
Jim Chester: sassofono
Rex Morris: sassofono
Harry Klein: sassofono
Raymond Newman: clarinetto
David Smith: clarinetto

Registrazione: 7 ottobre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

Era una ragazza che lavorava
Dalle parti del nord dell’Inghilterra
Ora ha raggiunto il successo
Negli USA
E se solo potesse sentirmi
Questo è ciò che le direi

Torta di miele
Mi stai facendo impazzire
Sono innamorato ma sono pigro
Perciò non vuoi per favore tornare a casa?

 

 

Il brano

Honey Pie è un brano di Paul McCartney.

E’ probabilmente uno dei brani più belli del White Album.

Paul riprende lo stile vaudeville degli anni ’30, componendo e cantando un brano con un’efficacia sbalorditiva.

All’interno del pezzo sentiamo un assolo di John Lennon in stile Django Reinhardt molto efficace.

[Con la sua espressiva scelta di accordi, il perfetto disegno armonico, e l’istrionica esecuzione vocale, Honey Pie è un brano che richiama lo stile da music hall con un nitore che pochi compositori accademici e cantanti d’esperienza sarebbero capaci di rendere con altrettanta efficacia. Il fatto che un ragazzo di 26 anni, da solo, sia stato in grado di riassumere entrambe queste figure per scrivere ed interpretare questa splendida canzone, è un fatto che lascia senza parole, e basterebbe da solo a testimoniare le imbarazzanti qualità musicali di McCartney.]

da pepperland.it

 

 

 

Sei diventata una leggenda dello schermo d’argento
E ora il pensiero di incontrarti
Mi fa tremare le ginocchia

Oh torta di miele
Mi stai facendo diventare matto
Attraversa l’Atlantico
Per tornare dove stavi prima
Torta di miele torna da me

 

Registrazione

Honey Pie è stato registrato in pochissime takes.

E’ praticamente una sessione dal vivo: a dimostrazione dell’efficacia e della spontaneità del pezzo.

Registrata la base ritmica, con Paul al piano, Harrison al basso 6 corde,  John alla chitarra e Ringo alla battaeria, vennero sovraincise la parte vocale di Paul, l’assolo di John e infine l’orchestra diretta da George Martin.

 

Voglia il vento che spinge la sua barca
Attraverso il mare
Gentilmente rimandarla veleggiando da me

Ora, Torta di miele
Mi stai facendo impazzire
Sono innamorato ma sono pigro
Perciò non vuoi per favore tornare a casa?
Torna, torna da me torta di miele
Torna, torna da me torta di miele
Torta di miele, torta di miele

 

Live e cover

Sicuramente la cover più famosa è quella di Barbra Streisand del 1969.

Seguono Tuck and Patty in una versione più ballad.

E infine una chicca: Daniele Silvestri all’auditorium di Roma.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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