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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

YER BLUES (Lennon – McCartney)

YER BLUES (Lennon – McCartney)

YER BLUES (Lennon – McCartney)

John Lennon – voce raddoppiata, chitarra solista
Paul McCartney – armonie vocali, basso
George Harrison – chitarra solista
Ringo Starr – batteria

Registrazione: 13 agosto 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

 

 

 

Sì sono solo voglio morire
Se non sono già morto
Oh ragazza tu sai il perchè

Di mattina voglio morire
Di sera voglio morire
Se non sono già morto
Oh ragazza tu sai il perchè

Il brano

Yer Blues è un brano di che John Lennon compose durante il suo ritiro in India.

Le meditazioni spingevano a confronti con i propri demoni interiori. Prudence Farrow  ad esempio ne rimase spaventata (v. Dear Prudence).

Il brano è il risultato di queste riflessioni ed è caratterizzato da un tsto particolarmente cupo e pessimista.

 

Mia madre era del cielo
mio padre era della terra
Ma io sono dell’universo
E tu sai cos’è che vale

Sono solo voglio morire
Se non sono già morto
Oh ragazza tu sai il perchè

L’aquila mi becca l’occhio
Il verme mi lecca l’osso
Mi sento così suicida
Proprio come il Mr. Jones di Dylan

Registrazione

Yer  Blues fu registrata in una saletta angusta, tanto da costringere i Beatles a suonare gomito a gomito.

Il risultato fu un’esecuzione praticamente dal vivo, come oramai non erano più abituati a fare.

Questo ha dato la caratteristica di genuinità che pervade il pezzo.

Il conteggio di Ringo all’inizio del brano è stato aggiunto successivamente.

 

Nuvole nere mi attraversavano la mente
Foschia blu intorno alla mia anima
Mi sento così suicida
Odio persino il rock and roll

Voglio morire sì voglio morire
Se non sono già morto
Oh ragazza tu sai il perchè

 

 

Live e cover

John Lennon lo eseguì da vivo nel 1968, in occasione del Rolling Stones Rock And Roll Circus con Eric Clapton, Keith Richards e Mitch Mitchell.

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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