«Xentiea», scrive Wu Ming 2 in Come una goccia è un termine che «nel dizionario ellenico moderno indica la difficile condizione di chi è forestiero, costretto a vivere fuori dal suo mondo, tra leggi che non conosce, voci che non capisce, abitudini aliene (corsivo mio).»
Aggiunge poi che, nella pratica degli eremiti “xentiea” «indicava invece un obiettivo, che andava raggiunto a prescindere dalla propria dimora: farsi stranieri, appunto. Estraniarsi dal secolo, dai rapporti consolidati e familiari.»
Castaway on the moon
Regia di Lee Hae-jun, a.d 2009, Castaway on the moon è una buffa, romantica, deliziosamente defilata commedia coreana sul non sapere e non volere stare al mondo.
Trama in tessitura rapida: Kim Seong è un ex-impiegato sommerso dai debiti che intende suicidarsi, la prima volta che lo vediamo si trova sul cordolo di un ponte intento a suicidarsi. Kim Jung invece è un’hikikomori, la prima volta che la vediamo ci fa semplicemente spavento.
Onde evitare di perdersi nel term dropping, per quanti di voi ancora non conoscessero il termine “hikikomori”, ormai di largo uso anche nella società occidentali, attingo la definizione direttamente da www.hikikomoriitalia.it:
“Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato in gergo per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.”
Xentiea e hikikomori
Lei, Kim Jeon, hikikomori dicevamo. Il viso smorto, scavato, i capelli ricresciuti ben oltre la linea dell’ultima tinta, passa le giornate trincerata dietro una vita online architettata perfettamente e chili d’immondizia accumulata; passeggia su sé stessa, dorme il sonno dei vampiri avvolta nel cellophane.
Ultimo dettaglio, il suo unico contatto con l’esterno è un lungo obiettivo puntato non sulla terra, ma sulla luna.
(per gli amici letterati, questo ci riporta un po’ al contrario del cannocchiale del Signor Palomar di Calvino, puntato sulle piccole cose della vita quotidiana, ma questa è un’altra, bellissima, storia)
Kim dunque è (si fa? amici antichisti correggetemi senza stizza) xentiea, estranea, straniera non alla sua patria, ma all’intero pianeta Terra.
Naufragio
Spoiler di ovvietà, Kim Seong non riesce a suicidarsi. Atterra infatti su un’isoletta sottostante il ponte, popolata di immondizia di vario titolo e scarichi chimici dei battelli che percorrono il fiume, ovviamente senza disponibilità di cellulare, ovviamente senza alcuna possibilità di ritornare alla città in superficie.
Il riferimento esplicito nel titolo va ovviamente al Castaway (Robert Zemeckis, 2000) che tutti abbiamo visto da un televisore Grundig alle medie, per cui quello che succede all’aspirante suicida di cui sopra, è che, costretto dall’istinto di sopravvivenza, riesce a sfruttare le miserie che questa piccola giungla urbana gli propone: bottiglie di plastica, una piccola imbarcazione turistica a forma di papera come rifugio.
Allunaggio
Come si incontrano un uomo confinato in un’isola suburbana ed una hikikomori?
Temo che dovrete (e spero che vorrete) scoprirlo da soli, ma, sostanzialmente, sappiate che serviranno:
- Un casco integrale
- Un ombrello arcobaleno
- Una bottiglia di vino
- Un piccolo robot
Questo è l’armamentario di cui Kim Jeon si serve per affrontare la battaglia, quella di uscire di casa.
Quello che è a tutti gli effetti un atterraggio da aliena, si rivela attraverso questi oggetti e la loro buffa ed ingegnosa combinazione piuttosto un allunaggio da essere umano.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per chi marcia sul posto da due anni.
Piantare il mais sulla luna
Il desiderio di trasferirsi sulla luna è un vagheggiamento allettante un po’ per tutti almeno una volta nella vita: a me ad esempio capita ogni qualvolta sento usare il “piuttosto che” non in funzione avversativa, e vabbè.
Capita a tutti, bisogna tuttavia considerare una falla cruciale nel piano migratorio in questione: sulla luna non cresce il mais.
Dunque, niente spaghetti, almeno per un bel po’.
Se l’allunaggio è una fantasticheria per tanti, piantare il mais sulla luna è solo per i veri sognatori, ma soprattutto per i realmente determinati.
Castaway on the moon è una commedia delicata ed ultra-ironica, ma soprattutto è un’ode ai sognatori della veglia, a coloro che vivono un incubo ad occhi aperti durante tutta la vita e per una singola volta si riscoprono coraggiosi abbastanza per vivere il sogno.
Chissà che sulla luna in fin dei conti non si possa davvero anche piantare il mais.
Baci determinati,
Francesca