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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

BIRTHDAY (Lennon – McCartney)

BIRTHDAY (Lennon – McCartney)

BIRTHDAY (Lennon – McCartney)

Paul McCartney: voce, chitarra, pianoforte
John Lennon: voce, cori, chitarra solista
George Harrison: basso
Ringo Starr: batteria, tamburino
Yoko Ono: cori
Pattie Boyd: cori
Mal Evans: battimani

Registrazione: 18 settembre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

 

 

 

Dici che è il tuo compleanno
E’ anche il mio compleanno, sì
Dicono che è il tuo compleanno
Buon compleanno a te
Sono felice che sia il tuo compleanno
Buon compleanno a te

Sì andiamo a una festa festa

Il brano

Birthday è l’unico brano dell’album, e forse l’ultimo della storia dei Beatles, scritto e cantato in totale collaborazione paritaria fra Paul McCartney e John Lennon.

E’ un brano”minore” e la scelta di fargli aprire la seconda parte del White Album (che ricordiamo è un album doppio) è risultata allf ine una scelta non del tutto indovinata.

La voce solista è di Paul al quale si aggiunge John in forma di commenti.

 

 

 

Vorrei che ballassi
Buttati
Vorrei che ballassi

Registrazione

Birthday è stato registrato in un solo giorno, con una pausa pomeridiana. Paul si affacciò in sala ad Abbey Road di mattina presto registrando la traccia vocale principale.

Paul in questo brano dette tutto stesso da un punto di vista vocale andando ben oltre la propria estensione naturale.

Da sottolineare anche la notevole performances di Ringo Starr.

La scrittura è tipica blues in 12 battute.

Il brano rimane comunque uno dei peggiori dell’album ricevendo critiche negative anche da John Lennon stesso.

 

 

 

 

Live e cover

Oltre alla esecuzione dal vivo di Paul McCartney al Grand Central Station di New York, segnaliamo una versione di Paul Weller del 2012.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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