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Il cazzeggio: un elogio affettuoso

Il cazzeggio: un elogio affettuoso

Il cazzeggio è un elemento imprenscindibile della vita di ciascuno. Vabbè, almeno della mia.

La Treccani ne dà un’accezione abbastanza brutta, almeno secondo me:

1. Dire o fare cose sciocche, frivole. 2. Scherzare, o anche parlare a vanvera.

Cioè, parliamone.

Sembra un invito a non farlo, come se cazzeggiare sia una perdita di tempo.

Mi date però il permesso di copiare citare Wikipedia? Sì? Grazie.

“Il cazzeggio è un sostantivo derivato dal verbo cazzeggiare, cioè perdere tempo, dedicandosi ad attività inutili, o a discorsi su cose senza fondamento o futili oppure inconcludenti e superficiali”.

Ecco, perdere tempo per l’appunto. Ma perché? Comunque, andiamo avanti.

“Il termine deriva da cazzo ed è considerato un termine gergale e/o volgare. La connotazione negativa della parola non è però universalmente riconosciuta, anzi Umberto Eco lo considerava un termine affettuoso e indulgente. In alternativa a cazzeggio e cazzeggiare vengono a volte utilizzati, in particolare nel linguaggio dei blog, i termini fuffa e fuffare“.

Avete letto bene? “Umberto Eco lo considerava un termine affettuoso e indulgente”.

E se lo diceva lui, chi siamo noi per smentirlo?

Sinceramente fuffa fuffare non capisco cosa ci stiano a fare in questi discorsi: davvero c’è qualcuno che dice “ehi, stavo un po’ fuffando?”. Oh, se c’è lo scriva pure nei commenti, ci mancherebbe. Ma continuiamo l’analisi:

“Il termine cazzeggio fino verso la fine degli anni Ottanta del Novecento era utilizzato in modo quasi esclusivo nel linguaggio parlato. Nel 1991 lo scrittore Sebastiano Vassalli lo definiva, nel suo libro Il neoitaliano. Le parole degli anni ottanta, come discorso grave, leggero o rarefatto che si fa usando la parola “cazzo” nel maggior numero di intonazioni e di significati possibili … Tra coloro che ne sdoganarono l’uso sulla carta stampata, facendolo uscire dal linguaggio da bar (o da caserma) nel corso degli anni Novanta, Umberto Eco ricorda Eugenio Scalfari.

In genere vengono identificati come cazzeggio i periodi di ozio della vita di tutti i giorni, in particolare dei giovani. Tra le attività spesso considerate tali spiccano quelle legate all’uso del PC e a Internet, come l’uso dei videogiochi o la frequentazione dei social media. Il termine viene però utilizzato anche in vari altri ambiti come in quello sportivo, politico oppure militare, per indicare in questo caso periodi di scarsa attività e di sbando dei combattenti”.

Grazie Wikipedia.

Torniamo quindi a quanto ho scritto all’inizio: il cazzeggio è un elemento imprenscindibile della mia vita e dovrebbero esserlo di tutti noi, con buonsenso naturalmente. Perché? Perché è da lì che nascono le idee migliori, che si ricaricano le batterie, che si vivono bei momenti con gli amici scherzando e divertendoci. Come può esistere una vita senza?

Poi oh, come in tutte le cose ci vuole equilibrio. Se uno invece di lavorare cazzeggia il più delle ore… allora lì magari si deve dare una regolata. Nello scorso articolo scrissi della fretta, che alle volte magari non è per forza una cattiva consigliera. Mi permetto dunque di consigliarvi anche un po’ di sano cazzeggio quotidiano. Non so dirvi quante ore al giorno sia il tempo giusto, la questione è soggettiva, ma fidatevi. Prendetevi almeno qualche momento per cazzeggiare, e vi piacerà assai.

Fidatevi, un po’ me ne intendo…

 

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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