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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

PIGGIES (George Harrison)

PIGGIES (George Harrison)

PIGGIES (George Harrison)

George Harrison — voce raddoppiata, chitarra acustica
Paul McCartney — basso elettrico, cori
Ringo Starr — tamburello
John Lennon — effetti sonori, cori
Chris Thomas — clavicembalo
Henry Datyner — violino
Eric Bowie — violino
Norman Lederman — violino
Ronald Thomas — violino
John Underwood — viola
Keith Cummings — viola
Eldon Fox — violoncello
Reginald Kilbey — violoncello

Registrazione: 11 ottobre 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

Avete visto i piccoli porcellini
Strisciare nel fango?
E per tutti i piccoli porcellini
La vita sta andando peggio
Avendo sempre fango
Con cui giocare

 

 

 

Il brano

E’ un brano di George Harrison.

In realtà risale a due anni prima della sua pubblicazione.

Il pezzo è una cinica satira sull’avidità umana: Harrison non è nuovo a brani di questo tipo ( si pensi a Taxman).

Purtroppo, anche questo fu uno dei brani che “ispirò” Charles Manson a uno dei suoi delitti efferati.

Avete visto i porcellini più grandi
Nelle loro bianche camicie inamidate?
Scoprirete che i porcellini più grandi
Che smuovono il fango
Hanno sempre camicie pulite
Con cui giocare

Registrazione

Il brano fu registrato negli studios di Abbey Road.

Musicalmente Piggies è un’intelligente mix fra pop e musica classica, con una geniale idea di utilizzare clavicembalo e coro nell’ultima strofa.

A proposito del clavicembalo, c’è da dire che, come spesso accadeva con i Beatles, la cosa fu del tutto casuale: in sala era presente lo strumento pronto per una sessione di registrazione in un’altra sala e George chiese di utilizzarlo.

Con l’occasione George fece ascoltare una canzone appena scritta e la propose per inserirla nell’album: il pezzo piacque molto ma fu deciso di utilizzarlo in un secondo momento.

Il brano si intitolava: Something.

 

Nei loro porcili con tutto il loro seguito
Non si preoccupano di quello che succede intorno
Nei loro occhi c’è qualcosa che manca
Quello di cui hanno bisogno è una sacrosanta sculacciata

Dappertutto ci sono moltissimi porcellini
Che vivono vite porcine
Li puoi vedere fuori a cena
Con le loro mogli porcine
Che agguantano forchette e coltelli per mangiare
La loro pancetta

Live

Fra le esecuzioni più famose abbiamo lo stesso George Harrison che con Eric Clapton eseguì il brano nel tour giapponese del 1991 (la qualità è pessima ma ne vale la pena).

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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