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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Diciassettesima intermittenza

Diciassettesima intermittenza

Diciassettesima intermittenza

Benvenuti o bentornati tra queste pagine.

Oggi, a differenza del solito, ci prendiamo una pausa dalle solite narrazioni (in prosa e non) e facciamo un salto nelle letture dell’anno.

Sono un fan sfegatato di questi recap di fine anno: spesso ci scopro chicche, autori e storie che non avrei potuto conoscere in altro modo. Quest’oggi, sperando di fare cosa gradita, vi fornisco anche la mia.

Dieci romanzi che più mi hanno colpito, letti durante il 2021. Non è da considerarsi come una classifica in senso stretto, i numeri progressivi con cui vi presenterò le opere sono tutti casuali, a parte il primo posto di entrambe. Nella prossima intermittenza, la puntata dedicata ai fumetti!

Buona lettura!


Romanzi

1 – I Detective Selvaggi – 2666 (R. Bolaño)

Ebbene sì, partiamo già con un ex aequo, un pari merito per dirla spicciola. Ma non mi sento di fare altrimenti. Sono due romanzi mondo, nel vero e proprio senso della parola. All’interno ci sono fiumi di storie che convergono, si distanziano, ritornano e scompaiono. Della trama sarebbe riduttivo parlarne, vi basti sapere che all’interno di queste opere troverete la Letteratura ai suoi vertici più alti. Sarete circondati da personaggi affascinanti, stravaganti, bizzarri che, come dei veri e propri Detective Selvaggi, vi accompagneranno alla ricerca del senso di ciò che ci circonda.

2 – L’artista del Coltello (I. Welsh)

All’oggettiva grandezza di poco fa, non posso che rifugiarmi, ora, nella più intrinseca soggettività del gusto. Una delle mie comfort zone più pure e sincere. Si torna a Leith, senza i balordi principali che hanno caratterizzato la saga di Trainspotting, ma con un Begbie, ormai artista affermato, che sembra essere un uomo nuovo rispetto a ciò che era un tempo. Ma siamo proprio sicuri che uno come lui che “si drogava di gente” possa davvero cambiare?

3 – Addio Lugano bella

Di solito non leggo molti saggi, purtroppo. Sono troppo affamato di storie, nel senso più ampio e romanzesco del termine. In questo caso però, complice forse il forte attaccamento delle vicende qui raccontate alle “mie zone”, ho ceduto.

La figura di Pietro Gori ha sempre aleggiato nella mia vita: è da quando sono bambino che lo sento chiaccherato nelle persone intorno a me, a partire dalle piazze, dalle vie e da tutti questi piccoli elementi suburbani ai quali siamo assuefatti. Ma chi era davvero?
Un anarchico.
Un ribelle.
Un sognatore.
Un avvocato.
Un poeta.
Un uomo che è stato troppo a lungo dimenticato, i cui valori potrebbero, forse, risvegliare ideali che sono stati narcotizzati dal mondo che ci circonda, dalla società nella quale siamo immersi, ma soprattutto da noi stessi, per paura di soffrire nel vederli disgregati in questo marasma che chiamiamo quotidianità.

Questo libro ci restituisce un ritratto autentico, sincero e appassionato di un’epoca composta da persone che hanno sognato con tutte le loro forze un mondo migliore.

4 – Dance Dance Dance (H. Murakami)

Un’improbabile avventura on the road, che sfiora vette thriller; è Murakami nella sua comfort zone, a cavallo tra realismo magico e personaggi stralunati. Quarto di una “saga”, leggibilissimo anche a sé. Consigliato a tutti gli amanti di Murakami, dell’oniricità che avvolge le nostre vite e a chi, nonostante tutto, non smette di danzare col fato.

5 – I masnadieri (F. Schiller)

Un Romanzo Criminale nel ‘700. Dramma in cinque atti che testimonia come l’amore per una certa narrativa noir non sia mai passata di moda, anzi. Consigliato a tutti gli amanti delle gangster stories e a chi cerca un po’ di sana azione romantica, passioni esaltate all’inverosimile e tragedie famigliari.

6 – La Cantina (T. Bernhard)

Secondo di una serie di volumi che compongono l’autobiografia di Bernhard, La Cantina si pone lo scopo di raccontare la prima adolescenza dell’autore. Uno di quei testi che, attraverso una sola frase, gettano una prospettiva nuova su ciò che si sta leggendo. Uno spaccato della Germania in pieno avvento nazista, raccontata dallo sguardo sognante e sincero di un ragazzo alla scoperta della vita. Quale sarà la frase che vi farà rivalutare il tutto, però, non ve lo dico. Troppo facile sennò, eh.

7 – Memorie dal sottobosco (T. Lisa)

Può un testo che analizza il Diaperis Boleti, e molti altri coleotteri poco noti, emozionare e far riflettere sulla condizione umana, universale e particolare? Assolutamente sì e questa ne è la dimostrazione.

Cosa può dire la scrittura di fronte a questa sovrabbondanza orgiastica, a tale eccesso di disponibilità per cui il reale è potenziato a dismisura, ingrandito e splendente, a portata di mano e senza più alcun segreto? La scrittura infittisce con intenzione, dubbi ed enigmi per dare valore a qualcosa che altrimenti è oscenamente evidente.

Vorrei prendere a testate il me del passato (di due mesi fa, in realtà), quello sciocco che reputava questo testo “solo” un compendio di coleotteri poco conosciuti.

8 – Sirene (L. Pugno)

Sirene, Yakuza e distopia. Serve altro?

9 – Il Minotauro (F. Durrenmatt)

Allucinante la rielaborazione del mito da parte di Dürrenmatt.
La lenta presa di consapevolezza del Minotauro è da brividi e tutto viene sublimato con un linguaggio poetico, complesso e semplicissimo allo stesso tempo, che ci porta a essere spettatori, mai imparziali, di una tragedia “di creazione” che si svolge sotto i nostri occhi. Impossibile resistere a questo freak, questa creatura che è condannata a essere “in pari tempo innocente e colpevole”. La chiusura, spietata e crudele, ci invita a riflettere su come la divisione manichea uomo/bestia sia sempre stata fuorviante e priva di senso.

10 – Lincoln nel Bardo (G. Saunders)

Dove la sperimentazione incontra l’opera canone per eccellenza della nostra tradizione (La Divina Commedia) nasce quest’opera che si pone a metà tra l’opera magna citata poco fa e l’Eugenio Onegin di puskiana memoria. Un viaggio alla scoperta (letteralmente) della morte e della sua accettazione. Un percorso di un padre che, accidentalmente presidente degli Stati Uniti, scopre di aver perso il figlio. Il sentiero di un figlio “nell’Aldilà” alla scoperta dell’umanità, della memoria e del ricordo.

 

 

Gabriele Bitossi

Gabriele Bitossi

Gabriele nasce nel '96 ed è da sempre appassionato di storie, in ogni loro forma. Studia italianistica all'Università di Pisa e sceneggiatura alla Scuola internazionale di comics a Firenze. Starebbe ore a parlare coi suoi personaggi preferiti... e se lo facesse già?

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