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Canaletto – il grande vedutista veneziano

Canaletto

Canaletto è l’artista che ho scelto per il mio articolo di oggi.

 

Sulla sua figura ci sono dei pareri decisamente discordanti. Canaletto era infatti molto apprezzato da alcuni critici ma altri non erano della stessa opinione. C’era infatti chi “osava” definirlo un pittore-fotografo in quanto riproduceva meccanicamente la realtà circostante. Come avrete modo di vedere i suoi quadri ricordano effettivamente delle foto… ma non per questo mi sentirei di criticare le sue tele. Io trovo questo artista superlativo!

 

Ad ogni modo i suoi quadri, oltre appunto a riprodurre fedelmente la realtà, erano realizzati con degli studi molto accurati sotto vari aspetti, primo fra tutti le condizioni di luce. Inoltre Canaletto, per dipingere le sue tele, si avvaleva talvolta della camera ottica.

 

Adesso direi di entrare più nel dettaglio sulla sua vita.

 

 

Infanzia e formazione

 

Giovanni Antonio Canal, noto come Canaletto, nacque a Venezia nel 1697. Tale soprannome gli venne probabilmente dato per distinguerlo dal padre, anch’esso pittore. Per altri il nome Canaletto sarebbe invece dovuto alla sua bassa statura.

 

 

Sarà proprio il padre, Bernardo, ad avviare Giovanni Antonio alla pittura. Il giovane, insieme al genitore e al fratello maggiore Cristoforo, iniziò ad occuparsi della pittura di fondali per il teatro e si trasferì a Roma per realizzare le scene di due drammi teatrali di Alessandro Scarlatti.

 

Il viaggio a Roma si rivelò decisivo per Canaletto in quanto vi ebbe i primi contatti con i pittori vedutisti.

 

Le prime importanti commissioni di Canaletto

 

Dopo aver lasciato Roma e aver fatto ritorno nella sua città natale, Canaletto strinse contatti con i vedutisti veneziani tra i quali spiccavano Luca Carlevarijs e Marco Ricci. Anche Giovanni Antonio iniziò così a dedicarsi a tempo pieno alla pittura di vedute.

 

 

Al 1723 risalgono invece due Capricci, ovvero delle raffigurazioni di elementi tratti dalla realtà messi insieme a elementi di fantasia.

 

Grazie al suo talento e alla sua tecnica, nel giro di pochi anni Canaletto divenne uno dei pittori più affermati di Venezia e le sue commissioni iniziarono ben presto ad aumentare. Tra i suoi primi importanti committenti troviamo il mercante lucchese Stefano Conti.

 

Altro importante cliente risalente a tale periodo è il feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg, il quale prestò anche servizio per la Repubblica di Venezia e ne riformò l’esercito. Egli era un grande appassionato di Arte e, nella sua residenza sulle rive del Canal Grande, raccolse un’importante collezione nella quale spiccavano opere di artisti come Raffaello, Correggio e Giorgione.

 

Molte delle opere realizzate da Canaletto durante la prima fase della sua carriera, al contrario delle abitudini del tempo, furono dipinte dal vero e non da abbozzi e da studi presi sul luogo per poi essere rielaborati nello studio del pittore.

 

L’incontro con i committenti inglesi

 

Dopo aver acquisito una certa fama, Canaletto iniziò ad essere notato dai primi committenti inglesi. Questo perché, durante il Settecento, Venezia era particolarmente frequentata da giovani aristocratici britannici. L’artista ebbe tali contatti grazie all’appoggio di Owen Mc Swiny, un impresario teatrale nonché mercante d’arte irlandese.

 

A questi anni risale una delle più celebri opere di Canaletto, “Il Bucintoro al Molo il giorno dell’Ascensione”:

 

 

egli infatti, oltre alle vedute, iniziò anche a cimentarsi con il genere delle rappresentazioni celebrative. Questa tela in particolare raffigura una delle feste più sentite dai veneziani ovvero lo sposalizio del mare che si teneva ogni anno il giorno dell’Ascensione.

 

Decisivo per la carriera di Canaletto fu l’incontro con Joseph Smith, un ricco collezionista d’arte che divenne poi console britannico a Venezia. Smith fu inizialmente uno dei più facoltosi clienti di Canaletto ma, successivamente, ne divenne il principale intermediario con i collezionisti inglesi.

 

Il trasferimento in Inghilterra

 

Intorno al 1740, in seguito alla Guerra di successione austriaca, il mercato di Canaletto subì una drastica riduzione in quanto vi fu un forte decremento dei visitatori britannici a Venezia. Smith non riusciva più a garantirgli un elevato numero di clienti e fu per questo che, nel 1746, Canaletto decise di trasferirsi a Londra. Prima di partire l’artista scrisse una lettera a Owen Mc Swiny per chiedergli di introdurlo al Duca di Richmond.

 

Canaletto venne inizialmente accolto con una certa diffidenza ma, nel giro di poco tempo, riuscì a creare rapporti con i nuovi clienti e ad ottenere diverse commissioni da parte dell’aristocrazia inglese.

 

 

L’artista soggiornò più volte a Londra ma, tra il 1756 e il 1757, fece definitivamente ritorno nella sua città natale.

 

Gli ultimi anni

 

Dopo il ritorno a Venezia ottenne altre prestigiose committenze e approfondì il tema del capriccio. Fra questi il più importante fu il celebre “Capriccio palladiano”:

 

 

ovvero una veduta del quartiere di Rialto con il Ponte raffigurato secondo il progetto di Andrea Palladio e con la Basilica Palladiana di Vicenza. L’opera coniuga quindi elementi reali, elementi altrettanto reali ma collocati altrove ed elementi di fantasia.

 

Nel 1763 Canaletto venne nominato socio dell’Accademia Veneziana di Pittura e Scultura e da questo momento in poi non si hanno più notizie certe in merito alla sua attività.

 

 

E’ infatti probabile che l’artista abbia continuato a dipingere fino alla sua scomparsa, avvenuta il 19 aprile 1768 nella sua casa di Corte della Perina, tuttora esistente, circondato dall’affetto della sua famiglia.

 

In questi stessi anni, Joseph Smith vendette gran parte della sua collezione a re Giorgio III che creò così la base per la grande collezione di dipinti di Canaletto di proprietà della Royal Collection.

 

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