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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

“Via Dei Matti n°0”: a cena con Stefano Bollani e Valentina Cenni

“Via Dei Matti n°0”: a cena con Stefano Bollani e Valentina Cenni

“Via Dei Matti n°0”: a cena con Stefano Bollani e Valentina Cenni

“Era una casa molto carina / Senza soffitto, senza cucina / Non si poteva entrarci dentro / Perché non c’era il pavimento / … / Ma era bella, bella davvero / In via dei matti numero zero”

Così cantava Sergio Endrigo nel brano “La casa”, uscito nel 1969 come singolo estratto dall’album “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”. Titolo dall’indubbio carattere performativo, perché l’album stesso fu il risultato dell’incontro e la collaborazione tra giganti del mondo della musica e della cultura in generale. Insieme alla firma di Endrigo si trovano infatti i nomi di Vinícius de Moraes e Giuseppe Ungaretti (oltre a Sergio Bardotti e Luis Bacalov, che si occuparono rispettivamente della traduzione dei testi di de Moraes e degli arrangiamenti).

Si dirà: tale dispiegamento di forze per una filastrocca bambinesca? Beh, chi solleva un’obiezione del genere si trova fuori strada, perché non è riuscito a cogliere la densa leggerezza, la profonda superficialità in cui sguazzano quelle parole, manifesto di un’essenzialità diversa, che si scontra con quella materialmente intesa del senso comune, e che apre a spazi mai visitati, accessibili solo al potere della nostra immaginazione. Un’essenzialità con cui abbiamo pian piano riappreso a familiarizzare, schiacciati dal peso della sua assenza determinata da una temperie pandemica di cui avevamo troppo presto preconizzato la fine. Temperie che invece in qualche modo ha “risintonizzato” le nostre vite su frequenze che ignoravamo, lasciandoci con molto rumore di fondo con cui prima o poi dovremo fare i conti.

“Via Dei Matti n°0”

"Via Dei Matti n°0"Quelli che invece prendono sul serio Endrigo e decidono di avventurarsi alla ricerca della casa da lui tratteggiata, non rimarranno delusi. “Via Dei Matti n°0” esiste davvero, e ha due inquilini d’eccezione. Si tratta del pianista, compositore e cantante Stefano Bollani e dell’attrice, regista e performer Valentina Cenni. La coppia – tale anche nella vita – apre le porte della loro casa immaginaria tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 20.20 alle 20.45 su Rai 3. Il programma, che va in onda dal 15 marzo 2021, non sembra avere una struttura rigida, ma come ogni buona improvvisazione jazz è fatto con una solida cognizione. In ogni puntata un tema, le cui fila sono tenute con delicatezza dalla Cenni, un ospite, e tanta musica, suonata e cantata magistralmente da Bollani (talvolta accompagnato dal contrabbassista Gabriele Evangelista e dal batterista Bernardo Guerra).

Bollani conferma ancora una volta di avere le carte dello showman, oltre che la stoffa del fine musicologo capace di destreggiarsi tra un repertorio colto e popolare restando sempre credibile, senza mai apparire dottorale né lezioso. L’affiatamento della coppia Cenni-Bollani è diffusivo e conferisce equilibrio a tutto il programma, che scorre via con la dolcezza di una bossa nova le cui atmosfere riecheggiano in ogni puntata. Numerosi ospiti del mondo della musica e dello spettacolo si sono già susseguiti, da Francesco De Gregori ad Anastasio, passando per Edoardo Bennato, Neri Marcorè, Checco Zalone, Luigi Lo Cascio (il cui falsetto occupa già un posto d’onore nelle teche Rai, vedere – e ascoltare! – per credere).

Insomma, finalmente si è deciso di dare fiducia allo spettatore, proponendo – senza fargli fare le ore piccole – un contenuto che né miri ad assecondarne le voglie più voyeuristiche e irriflesse, né releghi la cultura a vuoto e intrattenente trastullo, mai del tutto affrancata da una dimensione ludica e giullaresca.

A questo giro, il caffè per resistere fino alla seconda serata se lo prepara qualcun altro.

Lunga vita a “Via Dei Matti n°0”!

 

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Simone Gasparoni

Simone Gasparoni

Classe 1995, studio Filosofia all'Università di Pisa. Allievo ortodosso di Socrate, ho sempre pensato che le parole siano roba troppo seria per abusarne (lo so, lo so, detta così sembra una scusa degna del miglior cerchiobottismo, per dirla in gergo giornalistico). Romantico per vocazione, misantropo per induzione. Attualmente, in via di riconciliazione con il genere umano attraverso la musica, l'arte, la cultura. Per ora, sembrano buone vie. Oltre che all'Unipi, potete trovarmi in giro in qualche locale o teatro a strimpellare la tastiera. O, con più probabilità, a casa mia. P.S. Ecco, l'ho già fatta troppo lunga...

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