La morte di Paolo Rossi è stata la notizia della settimana.
A distanza di due settimane dalla scomparsa di Diego Armando Maradona, il calcio perde uno dei suoi più grandi protagonisti, in particolar modo degli anni Ottanta.
Avrete sicuramente letto in questi giorni le varie biografie di Pablito, a partire proprio dal perché era soprannominato così.
Paolo Rossi non l’ho vissuto, in quanto ha smesso di giocare nel 1987; ad un anno di vita non seguivo ancora il calcio, almeno credo (perché ho la seguente reminiscenza: spareggio per la qualificazione in Coppa Uefa Milan-Sampdoria 1-0, il 23 maggio 1987, il Milan che esulta per la vittoria e le scene trasmesse in tv, ma credo sia un falso ricordo). Fra l’altro Rossi ha giocato per il Milan, nel 1985-1986; segnò solo due gol ma furono importantissimi: li realizzò nel derby d’andata contro l’Inter, l’1 dicembre 1985).
Si può dire che Paolo Rossi fosse uno di noi?
Giancarlo Antognoni, suo compagno in Nazionale, nei giorni scorsi lo ha definito “Campione del popolo”.
Partiamo proprio dall’inizio, cioè dal nome e cognome. In Italia ci sono 45677 famiglie Rossi (fonte ISTAT gennaio 2020). Paolo, sempre stessa fonte, è il diciassettesimo nome più comune. Immaginatevi, quindi, quanti Paolo Rossi sono esistiti, esistono ed esisteranno in Italia (fra l’altro c’è un altro famoso Paolo Rossi, l’attore).
Un nome ed un cognome comune: potrebbe bastare solo questo per dare ragione ad Antognoni.
Per me Paolo Rossi, a rifletterci bene, era PaoloRossi, tutto attaccato, perché oltre al cognome veniva da pronunciare anche il nome ed essendo entrambi di breve lunghezza allora erano detti insieme e velocemente. Fateci attenzione, secondo me non valeva (anzi, vale) solo per me.
Paolo Rossi è stato l’eroe che nessuno si aspettava. In un Mondiale, quello del 1982, nel quale alla nostra Nazionale non davano una lira segna 6 gol, tutti decisivi ed in sole tre partite, le ultime, quelle più importanti. E nessuno scommetteva nemmeno su di lui, reduce da due anni di inattività causa calcioscommesse. Anzi, era già stato additato come “capro espiatorio” in caso di fallimento perché convocato al posto di Roberto Pruzzo, bomber della Roma che macinava reti su reti.
Ed invece… aveva ragione il CT Bearzot, che lo difese e credette in lui più di tutti. Forse anche più dello stesso Rossi.
A leggere gli articoli su di lui in questi giorni e sentire i vari ricordi, mi sembra d’aver capito proprio questo: era l’eroe in cui tutti, soprattutto i ragazzi e bambini dell’epoca, si sono immedesimati durante quel Mundial ed anche dopo, quando giocavano fra amici e tutti – o quasi – sono stati, almeno una volta, Paolo Rossi.
Per leggere gli altri articoli di “ù” clicca qui.