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“È tua”. La campagna fotografica di Laura Lezza contro l’abbandono delle mascherine

“È tua”. La campagna fotografica di Laura Lezza contro l’abbandono delle mascherine

“È tua”. Campagna fotografica contro l’abbandono delle mascherine facciali. Un’idea innovativa della fotografa Laura Lezza sposata dal Comune di Livorno e da AAMPS

Su idea e scatti della fotografa internazionale Laura Lezza, il Comune di Livorno lancia “È tua”, campagna fotografica contro l’abbandono delle mascherine facciali, insieme ad Aamps (la partecipata che si occupa della gestione rifiuti a Livorno).
Dai prossimi giorni nel territorio livornese è prevista l’affissione di manifesti e la diffusione attraverso i canali social Facebook e Instagram di scatti fotografici che vedono come protagoniste le mascherine facciali (monouso, ma non solo), entrate con prepotenza nella vita di tutti noi per contribuire a limitare il diffondersi dell’epidemia Covid-19.
Utili mentre si usano correttamente, dannose per l’ambiente, e non solo, se gettate per terra e comunque non smaltite correttamente.

È questo il filo conduttore del progetto fotografico di Laura Lezza, che ha voluto aprire una finestra sull’emergenza sanitaria in corso narrandola con una chiave di lettura ad oggi inesplorata e puntando a sensibilizzare i cittadini al corretto conferimento di un rifiuto sempre più presente nell’ambiente.
Tutte le foto della campagna immagine “È tua” sono state fotografate come erano per terra, nella città di Livorno tra aprile e ottobre 2020.

“La pandemia ha cambiato le nostre vite, sia dal punto di vista dei comportamenti, sia nelle risposte che le amministrazioni devono dare ai cittadini”,  ha dichiarato il sindaco Luca Salvetti durante la conferenza stampa. “Mai avremmo pensato che le mascherine chirurgiche sarebbero diventate un problema per l’ambiente. Milioni ne vengono utilizzate ogni giorno nel mondo.
Così il Comune di Livorno ha deciso di usare l’abilità e capacità della fotoreporter internazionale Laura Lezza per raccontare con le immagini quanto sta accadendo e per lanciare un messaggio chiaro ai cittadini. “È tua” è una campagna di sensibilizzazione che il Comune di Livorno ha organizzato prima di qualsiasi altra grande città e che guarda oltre al fine di capire come ridurre l’impatto sull’ambiente e invitare i cittadini a non abbandonare le mascherine che ci preservano dal virus covid-19”.

“L’idea è nata per strada”, racconta Laura Lezza. “Durante il lockdown, mentre facevo le foto di news per Getty Images, passavo molto tempo per le strade vuote ed ho iniziato a vedere queste mascherine per terra, immobili sull’asfalto. Ho iniziato a fotografarle ogni volta che ne vedevo, quasi sempre con il cellulare. A Livorno, la città dove abito e in ogni città, strada, piazza, bosco, porto. Le stesse mascherine ovunque. A Roma, Napoli, Firenze, a Pisa, sulla Francigena o nei boschi o al mare. Questo oggetto per noi amico e nemico, scudo dal virus e simbolo della distanza e della pandemia. Le fotografavo perché era un fatto nuovo, poi una denuncia, un racconto, qualcosa di drammatico per il nostro pianeta e che sta accadendo proprio oggi.

Il Comune di Livorno e la azienda ambientale AAMPS, in maniera coraggiosa e del tutto innovativa hanno deciso di accogliere questa idea. Penso che sia la prima istituzione al mondo a farsi carico di mostrare ai propri cittadini cosa sta accadendo nelle proprie strade in questi giorni. Come una mostra all’aria aperta, o un reportage su una rivista fatta dalle strade e nelle piazze social, che spero possa diventare un’installazione collettiva. Perché prima di spiegare, di smaltire, di raccogliere, il problema è pensare a queste mascherine abbandonate per terra. Che sono di tutti noi”.

“Laura Lezza ha deciso di donare questa campagna alla nostra città – evidenzia l’assessora all’Ambiente del Comune di Livorno Giovanna Cepparello –  e noi abbiamo accolto la sua proposta con grande entusiasmo e gratitudine, perché pensiamo che in questo caso le immagini e l’arte possano dire molto di più delle parole. Su ogni sito o articolo in cui si parla delle mascherine, si raccomanda di smaltirle in modo corretto. Ma evidentemente non basta. Le foto di Laura, invece, sono una rappresentazione chiara di un disastro ambientale che dobbiamo evitare. Sono una specie di pugno allo stomaco, che ci obbliga ad assumerci una responsabilità.

Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri si legge che entro la fine del 2020 sono previste in Italia 100.000 tonnellate di rifiuti da mascherine. Se anche una su cento viene abbandonata nell’ambiente sarà una sciagura, considerando il fatto che le mascherine sono composte in gran parte da plastica. In mare se ne trovano già tantissime. Dobbiamo fare di tutto per evitarla, gettando le nostre mascherine nell’indifferenziato”.

“Uno strumento di sicurezza come la mascherina non deve essere un pericolo per l’ambiente e di conseguenza per noi”, ha commentato l’amministratore unico di Aamps Raphael Rossi. L’occhio di un’artista come Laura Lezza ci fa prendere coscienza che questi rifiuti sono proprio gettati o perduti da noi, sono di oggi, del 2020, siamo noi responsabili dell’impatto che hanno nel mondo. Dobbiamo perciò non solo usare correttamente questi dispositivi di prevenzione per proteggerci dall’emergenza sanitaria, ma anche smaltirli correttamente. Come? Possono sembrare di carta, in realtà – ha precisato l’amministratore unico di Aamps, Raphael Rossi facendo riferimento alle mascherine –  sono composte da più materiali, compresa la plastica e quindi una volta usate vanno conferite nell’indifferenziato. Non abbiamo ancora un’idea precisa dei loro tempi di “vita” che sono certamente lunghi.  Il  loro abbandono rappresenta un elemento di grande impatto, un gesto che finisce per deturpare  l’ambiente”.

Purtroppo oggi i netturbini di AAMPS ogni giorno si trovano a raccogliere da terra centinaia di mascherine che deturpano l’ambiente.

La campagna di sensibilizzazione ha il prezioso supporto dell’ufficio Comunicazione di Aamps.

 

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Simone Gasparoni

Simone Gasparoni

Classe 1995, studio Filosofia all'Università di Pisa. Allievo ortodosso di Socrate, ho sempre pensato che le parole siano roba troppo seria per abusarne (lo so, lo so, detta così sembra una scusa degna del miglior cerchiobottismo, per dirla in gergo giornalistico). Romantico per vocazione, misantropo per induzione. Attualmente, in via di riconciliazione con il genere umano attraverso la musica, l'arte, la cultura. Per ora, sembrano buone vie. Oltre che all'Unipi, potete trovarmi in giro in qualche locale o teatro a strimpellare la tastiera. O, con più probabilità, a casa mia. P.S. Ecco, l'ho già fatta troppo lunga...

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