ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

GETTING BETTER (Lennon – Mc Cartney)

GETTING BETTER (Lennon – Mc Cartney)

 

Paul McCartney – voce, armonie vocali, basso, chitarra solista
John Lennon – armonie vocali, chitarra ritmica
George Harrison – armonie vocali, tambura, chitarra ritmica
Ringo Starr – batteria, bonghi

Registrazione 21 marzo 1967
Produttore George Martin
Fonico: Geoff Emerick

Di solito mi incazzavo a scuola (No, non posso lamentarmi)
I miei insegnanti non erano divertenti (No, non posso lamentarmi)
Mi stai tenendo giù (Ah-ah), girandomi (Ah-oh)
Riempiendomi delle tue regole (Pazzo, sei un pazzo).

La tonsillite di Ringo e una mattina di primavera

Siamo nel giugno del 1964, i Beatles erano in tour mondiale e Ringo fu ricoverato in ospedale per un’improvvisa tonsillite. Il gruppo fu costretto a ingaggiare velocemente un nuovo batterista, Jimmy Nicol, che dovette imparare in un solo giorno tutta la scaletta del tour.

Paul ricorda che continuamente gli chiedevano come stesse andando e lui rispondeva sistematicamente: It’s getting better!

Ma Paul ricorda anche una mattina di quasi primavera: passeggiava per le vie di Londra con il suo cane Martha e stava pensando che tutto stava andando sempre meglio…

Io ero un giovane arrabbiato
Nascondevo la testa nella sabbia
Mi hai fatto parlare, finalmente ho sentito
Sto facendo del mio meglio

La canzone

Un suono forte, cadenzato e stridente ottenuto con il piano elettrico di Paul, la chitarra di John e con un George Martin che colpisce le corde di una pianola con un mazzuolo (così fu creato il ronzio di sottofondo). Alla fine il tampura indiano di George come tocco finale.

Questi gli ingredienti di un sound tipico dei Beatles: dolcezza e un tocco di amaro (in genere il compito di John).

 

Ero crudele con la mia donna
La picchiavo e la tenevo lontana dalle ciò che amava
Cristo, ero cattivo ma sto cambiando copione
E faccio il meglio che posso (Pazzo, pazzo)

La registrazione e John sul tetto di Abbey Road

A quei tempi il passaparola faceva sì che si sapesse diffusamente quando i componenti del gruppo si riunivano per registrare. Gli studi di Abbey Road venivano assediati dai fan giorno e notte e in effetti capitavano che i Beatles si ritrovassero a qualsiasi ora, notte compresa.

Fu una di queste notti di registrazione di Getting Better in cui John si sentì male. George lo portò sul tetto e per farlo staccare dal alvoro e riposare un po’, senza sapere che John era in trip di LSD (John ha sempre affermato di aver sbagliato e aver confuso le pasticche).

Quando Paul e George si accorsero che i due erano sul tetto degli studios a un’altezza di 15 metri si precipitarono a raggiungerli: sapevano che John sarebbe stato capacissimo di lanciarsi per provare a volare.

 

Ammetto che va meglio (Meglio)
Sempre un po’ meglio (Non può andare peggio)
Sì, ammetto che va meglio (Meglio)

Va meglio da quando sei con me

Va sempre molto meglio

Amicizia

Sul fatto che John avesse confuso dei medicinali c’è da credergli. I Beatles sono sempre stati professionali e hanno sempre lavorato lucidi sgombri da effetti di stupefacenti.

Ringo: “Abbiamo preso molte sostanze, ma mai quando suonavamo. Abbiamo scoperto ben presto che se ti facevi in qualsiasi modo, la musica che poi suonavi era merda. Quindi le nostre esperienze ce le facevamo prima e poi trasferivamo il loro risultato nella musica.

Quella sera, dopo il malore di John, Paul lo accompagnò a casa e gli stette vicino.

George Martin: “John non tornò a Weybridge quella notte: Paul lo portò a casa sua, lì vicino, a Cavendish Road. Come tutti sanno erano molto uniti, e Paul avrebbe fatto qualsiasi cosa per John. Quindi, una volta al sicuro a casa, Paul prese per la prima volta una pasticca di LSD. «Così potevo stare con John, — fu la sua versione — stargli vicino mentre stava male e aveva paura». Se questa non è amicizia…

Getting Better in giro per il mondo

Paul la eseguita spesso dal vivo. Di seguito gli estratti rispettivamente dalla piazza Rossa e dalla Danimarca. Infine, come sempre, la versione originale.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

Articoli Correlati

Commenti