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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Van Gogh. I colori e i suoni della vita raggiungono le nostre case (e ne avevamo bisogno)

Van Gogh. I colori e i suoni della vita raggiungono le nostre case (e ne avevamo bisogno)

Van Gogh. I colori e i suoni della vita raggiungono le nostre case (e ne avevamo bisogno)

Amici di “Non è buio ancora”!

Ormai vi sarete accorti che quando mi rivolgo a voi facendo appello al senso di cameratismo che identifica tutti noi amanti della cultura e frequentatori di questo blog, c’è qualcosa che non va. Non si tratta di mettere in questione il seppur virtuale rapporto di amicizia e reciproca fiducia che ci lega – che anzi rivendico con orgoglio e per cui vi sono riconoscente –, ma di rivolgersi a qualcuno in cui riconoscere lo stesso senso di sconforto e disorientamento proprio di chi scrive.

Sono tempi difficili per il mondo della cultura e dello spettacolo, sia per chi ne è protagonista attivo, sia per chi ne beneficia da fruitore. Non è mia intenzione sindacare su scelte politiche la cui ragionevolezza può essere oggetto di dibattito. Una cosa però pensavo fosse chiara e invece occorre tornare a ribadirla: basta con la retorica del superfluo. Basta con chi sostiene che l’arte e la cultura, non soddisfacendo (quantomeno apparentemente) dei bisogni primari e non fornendo contributi consistenti all’economia, debbano essere ai primi posti della lista degli agnelli sacrificali. Proviamo ad immaginare le nostre vite senza libri, concerti, cinema, spettacoli teatrali. Di cosa nutriremmo il nostro immaginario? Come ci prenderemmo cura di noi stessi? Su quali valori modelleremmo le nostre scelte? Cosa resterebbe del nostro essere, forzato a esprimersi su uno spettro sempre più monocromatico? Se non riusciamo a capire questo, significa che le nostre vite sono già isterilite, e questo sarebbe davvero problematico, se non pericoloso.

Detto ciò, confortiamoci con una attestazione concreta di resilienza del mondo della cultura, che, malgrado il forte vento contrario, sono sicuro non smetterà di sorprenderci e dare prova della propria energia e vitalità.

Van Gogh. I colori della vita

Così è intitolata la mostra a cura di Marco Goldin, uno dei maggiori esperti mondiali della vita e dell’opera di Van Gogh, al Centro San Gaetano di Padova, aperta al pubblico dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021Stasera (30 ottobre 2020), però, sarà l’esposizione a raggiungerci nelle nostre case. Alle 21.10, sulla pagina Facebook di Linea d’Ombra (qui il link), le sale della mostra diventeranno palcoscenico d’eccezione per un suggestivo recital teatrale in diretta. Goldin racconterà le opere esposte (90, provenienti dal Kröller-Müller Museum e dal Van Gogh Museum), accompagnato dal pianista e compositore Remo Anzovino.

Lo spettacolo, portato in tournée nel 2018-2019 toccando una trentina di città italiane, è già rodato. Novità è che stavolta non ci si avvarrà delle classiche proiezioni per raccontare la vita e la pittura dell’artista olandese, bensì delle sue opere autentiche, in mezzo a cui Goldin si muoverà.

La mostra consta di 7 sezioni, che vanno dagli anni della formazione di Van Gogh all’ultimo periodo nell’istituto di cura di Saint-Rémy, passando per gli anni parigini e la permanenza ad Arles.

Le parole di Goldin saranno scandite dalle note di Anzovino, che con il suo pianoforte sarà fisso al centro della mostra, rappresentando il crocevia dove si avvicenderanno racconti, letture, esecuzioni musicali. Un’ora e mezzo segnata da una continua e ricercata interazione tra parola e musica.

Un evento da non perdere.

Van Gogh

 

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Simone Gasparoni

Simone Gasparoni

Classe 1995, studio Filosofia all'Università di Pisa. Allievo ortodosso di Socrate, ho sempre pensato che le parole siano roba troppo seria per abusarne (lo so, lo so, detta così sembra una scusa degna del miglior cerchiobottismo, per dirla in gergo giornalistico). Romantico per vocazione, misantropo per induzione. Attualmente, in via di riconciliazione con il genere umano attraverso la musica, l'arte, la cultura. Per ora, sembrano buone vie. Oltre che all'Unipi, potete trovarmi in giro in qualche locale o teatro a strimpellare la tastiera. O, con più probabilità, a casa mia. P.S. Ecco, l'ho già fatta troppo lunga...

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