Purtroppo il clima di incertezza sugli spostamenti continua a pervaderci. Le recenti notizie sulla recrudescenza dei casi di Covid legata in particolare ai luoghi di vacanza, ha gelato in molti la voglia di partire.
Ma noi surfisti si sa, siamo un po’ sognatori con la valigia pronta ed un biglietto in mano, quindi non demordo all’idea di suggerivi una delle mete di eccellenza nel Mediterraneo: la Sardegna.
Che la seconda isola del nostro mare sia riconosciuta per le sue innumerevoli bellezze naturali, dalle spiagge incontaminate e le foreste secolari è cosa nota, ma che abbia un numero di di giorni di onde all’anno superiore a 200 e condizioni di vento pressoché impeccabili la rende la mecca del surf nel Mediterraneo.
La qualità delle swell è tale da impressionare anche surfisti provenenti da mete senz’altro più blasonate come le Hawaii o la Francia.
Il vento di maestrale sferza la nostra isola con una frequenza altissima e regala onde fantastiche su tutta la costa nord ovest, dalla Marinedda a Capo Mannu ed il periodo migliore è senz’altro autunno inverno.
La prima volta in cui ho messo una tavola in acqua in Sardegna non credo che me lo dimenticherò facilmente; ero appena tornata da Bali e negli occhi avevo la perfezione dell’Oceano Indiano, niente, sapevo, poteva essere paragonabile ad esso; là le onde sono disegnate, sono come quelle che si vedono sui giornalini e nei film di settore. Bene, mi trovai alle 9 del mattino, dopo una notte in traghetto, sulla spiaggia di Sa Mesa Longa, vicino a Putzu Idu. Ciò che mi si mostrò davanti agli occhi, in uno scenario naturale già di per sé commovente, era una serie di onde dell’altezza di circa 2 metri e di un colore blu indaco, che si srotolava con grazia e regolarità sull’angolo destro della baia.
In acqua pochissime persone perlopiù locali, con le quali mostrando rispetto (vedi il galateo del‘appuntamento precedente) era possibile surfare in tranquillità: le onde di certo non mancavano.
Apprezzai che la potenza e le emozioni che regalava quell’angolo di Mediterraneo non si discostavano molto da quelle provate in Indonesia.
Ad 8 ore di traghetto, con previsioni alla mano, è realmente possibile avere mareggiate di grande qualità e non solo con il maestrale, ma un po’ con tutti i venti.
Da archeologa apprezzo anche l’opportunità di fare lo sport in prossimità o vista siti archeologici come è capitato a Nora, vicino Cagliari.
Nora è una città di fondazione fenicia (intorno all’VIII secolo a.C.) che si sviluppò per le sue caratteristiche di porto commerciale durante il periodo punico e romano; l’area sorge sulla penisola che chiude a sud ovest il golfo di Cagliari ed è esattamente davanti ad una delle onde più belle ( e ahimè inflazionate ) dell’isola.
Surfare guardando le rovina di antichissimi centri dal glorioso passato non ha prezzo, rende percepibile e attuabile il connubio tra passato e presente, si sente la vitalità di quei luoghi e di quei mari che, davvero, ne hanno viste mille e della più disparata natura.
Spero di tornare nella amata Sardegna il prima possibile e di aver indotto in voi la curiosità di vederla con un altro occhio.
Per chi volesse approfondire può contattarmi direttamente commentando questo mio elogio ad una terra antica sempre portatrice di grande diletto, cultura e curiosità.