Nostoi, ovvero il ritorno a casa (Il mare)
Per gli antichi greci i nostoi erano i viaggi del ritorno a casa dopo aver compiuto imprese epiche al termine di guerre sofferte e laceranti; i ritorni più noti sono quelli compiuti dagli eroi omerici al termine della guerra di Troia, il più famoso di tutti è quello narrato nell’Odiessa, in cui è fortemente sentita da Ulisse la speranza e la difficoltà del ritorno ad Itaca.
Il ritorno a casa può essere visto in senso metaforico e traslato su quello che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi; per tutti noi il periodo della quarantena è stato foriero di sofferenze, dubbi, paure e tribolazioni in particolare per la totale perdita di libertà alla quale siamo stati sottoposti.
Per noi surfisti e per chi in generale vive una vita all’aria aperta e in contatto con la natura questa mancanza di movimento è stata una dura prigionia e, per quanto mi riguarda non mi vergogno a nasconderlo, vissuta in modo estremamente sofferto.
Per questo alla fine del periodo di chiusura, quando finalmente ci hanno permesso di praticare di nuovo gli sport all’aria aperta, il ritorno al mare è stato carico di grandissimi significati.
Ricordo benissimo il primo giorno in mare il 5 maggio con il Kite. È tutt’ora indelebile la sensazione dell’acqua salata ancora fredda prima ai piedi e poi via via su verso tutto il corpo fino a bagnarmi il viso e ad entrarmi nelle narici. Erano più di due mesi che non avevo contatto con il mare e, come in un risveglio, mi resi conto che quell’odore e quel gusto erano mancati come l’aria, e che tramite essi ritornavo alla mia vera essenza, quella che avevo quasi dimenticato durante la “prigionia”.
Perdita di identità, si, era accaduto proprio e anche a me… è incredibile come si faccia presto a dimenticare o accantonare una bella sensazione o ciò che rappresenta indelebilmente la nostra natura per sopperire ad una situazione contingente di straniamento. Forse tutto questo avviene per sopravvivenza o per ciò che possiamo chiamare quieto vivere, ma quieto in realtà non lo è affatto ed anzi contribuisce a creare quel latente stato di insofferenza che angustia e rende uggiose e apatiche le giornate.
Sono sicura che molti porteranno i segni di questo periodo di follia collettiva ancora lungo, anche se per ciò che mi riguarda fa quasi strano percepire come lontanissimi nel tempo avvenimenti accaduti fino a poco più di un mese fa.
È come se l’acqua salata avesse lavato e fatto ripartire tutto esattamente dal 7 marzo.
Fin dalla prima onda presa, dal primo salto fatto col Kite, dal primo tuffo in mare tutto si è azzerato, sono tornata Federica, il mio nostos è stato compiuto e mi fa guardare con ancor più entusiasmo e curiosità a ciò che riserverà il futuro, la programmazione dei prossimi viaggi, l’incontro con vecchi e nuovi amici e la voglia di fare esperienze.
Presto riprenderò a muovermi prima per l’Italia e poi un po’ per il mondo alla ricerca e riscoperta di luoghi familiari o ancora inesplorati dove poter scegliere le mie onde, giocare col vento e conoscere nuove persone e nuove vite, perché l’essenza di questi sport a contatto con il mare risiede proprio nella condivisione… si dice che il mare unisce ciò che la terra (e mi permetto di aggiungere ) le bassezze umane dividono, e con questa semplice massima spero di lasciarvi un piccolo spunto di riflessione.
Alla prossima!
Fede