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Donne e discipline scientifiche: dati e stereotipi di genere

Donne e discipline scientifiche: dati e stereotipi di genere

È inconfutabile: le differenze tra uomo e donna esistono. Non parlo solo delle sembianze e di alcune attività biochimiche, ma del modo di ragionare, applicarsi, e rispondere agli stimoli quotidiani.

Difatti molti studi scientifici, continuano ad indagare sulle diversità di genere in vari campi socio-culturali, con teorie spesso contrastanti: da un lato i gruppi di ricerca evidenziano le similitudini tra i due sessi e dall’altro sottolineano incommensurabili differenze. Questo porta la popolazione a dividersi in due fazioni, quella del “siamo tutti uguali”, e quella del “i maschi sono più bravi in questo, le femmine in quest’altro”.

Qualche giorno fa, in una videochiamata con il mio relatore universitario – professore di Istologia, che insegna nel corso di laurea in biologia – stavamo parlando dell’interminabile sessione di esami online che aveva svolto in quei giorni. Ad un certo punto della conversazione, dalla mia bocca è uscita questa domanda: “Sono state più brave le ragazze o i ragazzi?”

La risposta del mio Professore mi ha fatto riflettere. Ve la rivelerò alla fine di questo articolo, in quanto c’è una piccola considerazione che vorrei fare prima.

Dati Almalaurea:

Secondo il report di Almalaurea del 2018 si ha una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari. Le donne costituiscono la forte maggioranza in corsi di studio umanistici, mentre risultano in minoranza nei gruppi delle discipline STEM (acronimo che si riferisce a tutti i corsi di studio scientifici, ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Dunque i laureati STEM sono per la maggior parte rappresentati dal genere maschile, che raggiunge il 59,0%, mentre tra i laureati non STEM prevalgono le donne (quasi due su tre).

Questi dati fanno emergere spontaneamente due pensieri: o le donne sono poco interessate alla scienza, o sono più portate per le discipline umanistiche.

Ed ecco qui che subentrano gli stereotipi di genere.

Stereotipi di genere: donne VS scienza

Secondo un articolo della Repubblica, il divario di genere comincia tra banchi di scuola, dove inconsapevolmente ci viene tramandato, da insegnanti e genitori,  che esistono materie “più da maschi” ed altre “più da femmine”. Personalmente non ho ricordi della mia infanzia a sostegno di quanto detto e, immagino, che molti di voi dissentiranno. Proprio per questo l’associazione ValoreD ha voluto dimostrare quanto queste dinamiche fossero realmente ancorate nei teenager, conducendo un’indagine su 17.000 studenti di scuole medie. Gli stereotipi di genere, come la distinzione tra materie femminili o maschili, sono stati evidenziati in 5 ragazzi su 10.

Quindi le donne sarebbero meno propense ad intraprendere carriere accademiche e lavorative in ambito scientifico solo perché, inconsciamente, è radicata l’idea che la scienza appartiene al genere maschile. È innegabile che storicamente la scienza è stata dominata dagli uomini, ma non perché le donne fossero meno all’altezza. Semplicemente non veniva concessa loro l’ammissione alle università, in quanto il ruolo principale delle donne era relegato all’interno delle mura domestiche, tra figli e faccende.

Eppure siamo nel 2020, il ruolo della donna è cambiato, ma continuiamo a cadere in questi piccoli trabocchetti storici ed in ideologie arrugginite.

Non è vero che le donne sono meno portate per le facoltà STEM, come non è vero che siano più inclini a laurearsi in facoltà umanistiche. Semplicemente sin da piccole, sono bombardate da mine culturali invisibili, che le portano a prendere decisioni più consone per la società in cui viviamo.

Ritornando alla videochiamata con il mio professore, non vi sarà difficile intuire ormai, chi ha affrontato meglio l’esame di Istologia: le ragazze.

Nonostante la percentuale dei laureati maschi nelle discipline STEM sia elevata, le femmine ottengono grandi risultati, laureandosi prima e con voti migliori (fonte: Almalaurea). Questo dimostra che non esiste un percorso accademico o lavorativo che veste donna o uomo, cucito in base al genere. Esiste solamente ciò che un individuo vuole ardentemente intraprendere, in base a ciò che gli piace e lo emoziona di più.

Certamente la strada per abbattere gli stereotipi di genere è ancora lunga, lenta ed intricata, ma il ricambio generazionale farà il suo corso, dimostrando nei prossimi anni che la scienza è – anche- donna.

Sarah Rijli

Sarah Rijli

Sarah, ha raggiunto la temuta soglia dei 27 anni ed è un miscuglio di nazionalità diverse. Vive – quasi beatamente – tra i colli fiorentini e senesi, con tre gatti ed un giardino che non usa mai. Traveller per necessità e laureata in Biologia nella vita quotidiana. Sempre pronta a documentarsi scientificamente sulle ultime tendenze, con tanto entusiasmo e una punta di cinismo. Perennemente alla ricerca della felicità e dei prodotti cosmetici perfetti.

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