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Che cos’è realmente la tridimensionalità?

Che cos’è realmente la tridimensionalità?

Quando si sente parlare di tridimensionalità non sempre si ha a che fare con il suo reale significato. Ormai l’aggettivo “tridimensionale” è inflazionato a tal punto da aver quasi perso l’aderenza alla forma del significato al quale si ispira.

L’Enciclopedia Treccani, alla voce “tridimensionale”, recita: “Che ha tre dimensioni: spazio t., in matematica e fisica, lo spazio ordinario. In informatica, grafica t. o in 3D, l’insieme delle procedure per il trattamento delle immagini in grado di lavorare direttamente su oggetti tridimensionali. […] Nella tecnica cinematografica si comprendono sotto il nome di cinema t. o in 3D o stereoscopico tutti i tentativi ed esperimenti volti a ottenere una visione a tre dimensioni su uno schermo bidimensionale”.

Tutto ciò che si riferisce alla tridimensionalità, senza che si parli di matematica, fisica, informatica o cinema, lo fa solo in virtù di qualche aspetto del concetto che vuole sottolineare, più o meno fedelmente. Ad esempio, parlando di “pensiero tridimensionale”, si vuol sottolineare la capacità di pensare oltre gli schemi fissi, preimpostati dalla società. Per intenderci, il pensiero comune sarebbe, in tal senso, a due dimensioni, aderente – e assuefatto – a linee guida imposte; mentre quello tridimensionale sarebbe un pensiero divergente, in grado di rompere qualsiasi linea guida o schema prestabilito.

Tornando al suo primario significato, la tridimensionalità, come suggerisce il nome stesso, ha origine dalle tre dimensioni dello spazio: lunghezza, larghezza e profondità. Ogni osservatore, ogni agente, ogni fenomeno viene catturato e definito da queste tre coordinate spaziali.

Tridimensionalità

Con l’avvento della meccanica quantistica e del genio di Albert Einstein le cose si sono fatte più complicate. Dalla teoria della relatività in poi si iniziò infatti a parlare di spaziotempo, vale a dire della struttura quadridimensionale dell’universo. Alle tre dimensioni spaziali ne venne aggiunta una ulteriore: il tempo. (Leggi anche: Il tempo – una linea retta o un cerchio?)

Non deve spaventare il fatto di non riuscire a comprendere pienamente, anche soltanto a livello concettuale, una simile idea. Basti pensare che noi ci troviamo di fronte alla quadridimensionalità esattamente come le formiche, esseri bidimensionali, si trovano di fronte alla tridimensionalità.

Immaginiamo, ad esempio, che una formica veda un uomo attraversare una stanza, per noi luogo tridimensionale. Ecco, il piccolo insetto non riuscirebbe a concettualizzare quel tipo di movimento nello spazio: sarebbe come se l’uomo si fosse teletrasportato da un punto ad un altro della stanza.

Le formiche non hanno un’altezza, o meglio, la loro altezza è irrilevante per il proprio sistema fisico di coordinate. Ed è esattamente l’altezza a fornire la profondità e, di conseguenza, la tridimensionalità. Va da sé che non è possibile, per loro, concettualizzare un tipo di movimento che non sia bidimensionale: in lungo e il largo su di un piano, per intenderci. Di fatto anche le formiche possono attraversare la stanza, ma, dal loro punto di vista, lo fanno come se la stanza fosse unico piano da percorrere, e non un cubo attraverso cui muoversi liberamente, tridimensionalmente.

Il punto di vista dell’osservatore è tutto – sia da un punto di vista fisico che filosofico – perché definisce intrinsecamente ciò che può e ciò che non può essere visto. Noi dunque non potremo mai accorgerci della quarta dimensione perché, semplicemente, siamo essere tridimensionali e pensiamo – ora sì occorre dirlo – tridimensionalmente.

Tridimensionalità

Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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