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La nostra Casa ai tempi del Coronavirus

Cosa rappresenta per noi la casa? Ovvero: che cos’era la nostra casa prima del coronavirus, e cos’è oggi.

I primi giorni di restrizioni e delle raccomandazioni sulle distanze di sicurezza, le persone si avvicendavano sul lungomare appiccicate come non succede neanche a ferragosto, o si assembravano nei centri commerciali. Perché?
Perché ad oggi, che abbiamo tutte le informazioni e gli strumenti per capire, facciamo esattamente il contrario di quello che ci viene detto come fosse un modo per esorcizzare la situazione?
Perché svaligiamo i supermercati quando sappiamo che resteranno aperti?
Perché all’epoca di Sky, Netflix, Amazon prime, Tim Vision ecc ecc, social, giochi interattivi, tablet e cellulari, in un’era in cui ci lamentiamo costantemente di non avere mai il tempo di fare niente, non riusciamo a starcene sul nostro comodo divano?

Questa cosa mi ha incuriosito e mi sono chiesta come, una persona abituata a stare fuori tutto il giorno per lavoro, possa vivere gli spazi di casa propria 24 ore su 24, insieme a familiari anch’essi confinati negli stessi spazi.
Prevarrà il piacere di condividere spazi e passatempi con i conviventi? O prevarrà la voglia di privacy e indipendenza?
Si farà forte il desiderio di fare pulizia, adornare la casa, fare quelle cose per cui non abbiamo mai tempo?

Nido o prigione?

Molte persone curano le loro case nei particolari, spendono anche cifre importanti per arredarle con oggetti di design.
Ma adesso che le vivono davvero, le sentono loro? C’è uno spazio per il gioco dei bambini? C’è un angolo in cui leggere o lavorare in pace? L’illuminazione è piacevole o è troppo forte? E’ adatta per le varie attività? I colori delle pareti ci piacciono? La nostra casa ci rispecchia?
Insomma, ci sentiamo bene quando stiamo nella nostra casa?
E’ una casa-nido o una prigione? (Anche se vi capisco, stare 24h con bambini urlanti o il/la compagno/a che vediamo normalmente 2 ore al giorno… è dura! 😊)
Credo che questo sia un momento in cui possiamo riflettere serenamente, un’occasione così non capiterà più (me lo auguro!).

Cosa osservare.

Diamoci delle risposte, ne abbiamo il tempo.

Dopo tutte queste domande, qualcosa che vi piacerebbe cambiare sicuramente l’avrete trovato…  a questo punto sta a voi capire se cambiare l’illuminazione o domotizzare l’impianto elettrico possa migliorare il tempo che passerete all’interno delle vostre mura, cambiare qualche colore darvi più energia o serenità.

Potete chiamare un professionista o fare da soli, ma l’importante è capire che il vostro nido deve essere confortevole, il posto dove vi ricaricate, confortate appunto, riposate e perchè no, ridete in compagnia anche quando vi hanno costretto a non uscire.

Per chiudere, voglio farvi leggere questo post di Donatella Caprioglio, un “guru” della psicologia dell’abitare, profonda, pungente, cristallina.

La casa al tempo del Coronavirus

Treviso, Domenica 8 marzo

Da stanotte per decreto esecutivo la città è diventa zona rossa. Penso mentalmente che saltano gli impegni di lavoro, perché sia da una parte che dall’altra, io non posso più andare e d’altronde poco vorrebbero la mia
presenza visto il pericolo che rappresento. La situazione è seria e non c’è da scherzare.
Allora, in questa giornata di preludio primaverile e di silenzio cittadino mi rivolgo alla mia casa. La tratto come vero soggetto, di lavoro e godimento, oltre che basilare fonte di accoglienza.
Comincio a nutrirla acquistandole cibi non solo necessari, ma anche voluttuosi, io che scarto per carattere fragilità dolciarie. La spolvero, le lavo delicatamente il pavimento in legno, e con più vigore quello del terrazzo, le faccio il bucato perché senta l’odore del fresco nella prossima notte, riordino biancheria per il piacere di aprire un cassetto, metto in fila per colore i vestiti per dare un tocco artistico all’armadio. Pulisco perfino i vetri che in genere mi vedono sconfitta.
Dispongo verdure e frutta in terrine di porcellana sul tavolo esterno per dare all’ambiente forme e colori. Elimino qualche primula appassita e scopro con piacere altri fiori pronti a sbocciare. Faccio circolare un’aria pulita e non virale che gonfia tende felici di danzare.
Dispongo nel frigo, di solito confuso e triste, piccole leccornie che mio nipote, di sicuro, andrà a scovare.
Preparo in una cucina ordinata cibi semplici e sani.
Dispongo tre nuove letture solo per felicità di poterle ogni tanto gustare.

Mi siedo infine a guardare lo spazio che mi sembra trasformato da una semplice cura, dalla consapevolezza che il gesto fatto alla casa, di pulire, ordinare, riparare, mi era urgente e necessario. Attraverso lei, mi preparo a giorni diversi dalla norma, a sentirmi attiva, creativa, piuttosto che in prigione .”

Donatella Caprioglio

In conclusione …

Sperando di avervi fatto passare qualche minuto leggendo qualcosa di interessante e avervi dato uno spunto per migliorare il vostro abitare e quindi il vostro benessere, vi do appuntamento a tra 15 giorni, sicura del fatto che ci risentiremo con più serenità e consapevolezza. Un abbraccio virtuale.

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