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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

ACQUA GRANDA A VENEZIA

ACQUA GRANDA A VENEZIA

ACQUA GRANDA A VENEZIA

Quando arriva l’acqua granda a Venezia è allerta generale per una città che all’acqua è abituata, che vive sull’acqua e per l’acqua. Città anfibia per eccellenza, mito mediterraneo in cui , come scriveva il grande storico Fernand Braudel, il Grande Mare si riassumeva, l’unico mare sulla Terra dove, a distanza ravvicinata , tre continenti si incontrano e si scontrano e Venezia era ponte fra questi tre continenti.

Città nata su un bosco, si, una vera e propria foresta di pali, un bosco sommerso , che regge le sue fondamenta, e mattoni e pietra d’Istria bianca.

Eppure l’acqua devasta, acqua sporca che entra nelle case e nei negozi, fa staccare le tessere dei mosaici di San Marco, fa galleggiare i tavolini dei caffè della piazza, fa “scomparire” i piccioni,tiene veneziani e turisti a sguazzo. Certo, in questi giorni non siamo arrivati ai livelli del 4 novembre 1966, data memorabile , quando il livello dell’acqua raggiunse i centonovantaquattro centimetri, ma il livello è preoccupante , oggi si aspettano centosessanta centimetri. Un’altra giornata di ordinario delirio acquatico.

Ovviamene c’è chi dice che l’acqua alta sia un fenomeno che è sempre esistito, con il quale Venezia convive, ma quello che colpisce negli ultimi tempi è la frequenza e l’intensità, come le “bombe d’acqua” che hanno colpito varie località italiane.

Non sto qui a parlare delle problematiche climatiche generali che pure dovrebbero allarmare , quanto piuttosto su come tutti gli italiani attenti al loro patrimonio storico e ambientale dovrebbero chiedersi su quale dovrà essere il destino della loro città unica al mondo. E senza il solito ritornello della città morente /decadente che a questo ci hanno già pensato, con esiti un po’ più alti del solito dibattito del tempo che trova, D’Annunzio e Thomas Mann giusto qualche anno fa.

Cosa vogliamo farne di Venezia, dopo lo scandalo del Mose, le paratie super tecnologiche mai terminate, che dovrebbero impedire proprio l’acqua alta, e che si sono trasformate in un pozzo senza fondo di ritardi e corruzione che hanno coinvolto per almeno due decenni le amministrazioni regionali forziste- leghiste ?

Vogliamo la città dei ricordini e del granone da dare i piccioni in piazza San Marco? Quella del turismo mordi e fuggi e di chi sfrutta e vive benissimo a Venezia di tale turismo?

Venezia è storia, cultura, rapporto secolare fra uomo e ambiente e non un qualsiasi villaggio vacanze , per questo basterebbe la Venezia riprodotta a Las Vegas. Basterebbe invece riprendere e comprendere i vecchi modelli che ne facevano una città unica e non un semplice panorama per navi da crociera.

Per questo forse Venezia dovrebbe riacquistare la sua autonomia, non ovviamente la Serenissima col Doge, basterebbe un Comune autonomo che la dividesse, amministrativamente non come servizi ovviamente, dal retroterra novecentesco e ingombrante di Mestre , che la rende, per il suo numero di abitanti, anche elettoralmente poco appetibile rispetto alla terraferma. Un’autonomia che rimetta al centro la città, una vera città con i suoi servizi, i suoi monumenti, e non un “turistificio” di cui i turisti spesso conoscono una minima parte, i percorsi obbligati verso San Marco.

Venezia sprofonda? No, sprofonda il nostro sentirla nostra, una parte del nostro sistema Italia.

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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