ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Il colore del silenzio

Il colore del silenzio

Se il silenzio potesse avere un colore, vorrei immaginarlo dipinto di un bianco equilibrato, né troppo opaco né troppo luminoso. Uno spazio visivo in cui si riflettano tutte le parole del nostro linguaggio. Il porto sicuro in cui ritrovare se stessi, il luogo ove scrollarsi di dosso la leggiadra pesantezza delle parole.

Nel silenzio si mostra l’altro lato della condizione umana, perché, se da una parte l’uso del linguaggio ha primariamente garantito l’evoluzione della civiltà, è nella sua assenza che si riscoprono emozioni dimenticate. Nell’intensità degli sguardi, nella dolcezza dei gesti, nelle risposte involontarie del corpo, nell’ineffabilità degli attimi rubati si disvela un modo di esistere alternativo, genuinamente autentico.

Quante volte abbiamo sentito antichi proverbi dai nostri nonni, in qualche modo interiorizzati. “Le parole sono d’argento, ma il silenzio è d’oro”, “Un sorriso vale più di mille parole”, per citarne due.

Ogni volta il senso è quello di fare uso del silenzio, un dono altrettanto importante quanto il linguaggio, ma che non usiamo con la stessa continuità. Finché parliamo non riusciamo pienamente a comprendere quanto è importante questa sorprendente capacità umana. Con le dovute differenze, non è assurdo dire che è esattamente quello che accade quando siamo malati: solo allora ci rendiamo conto di quello stato di salute che ci appartiene regolarmente e che diamo per scontato.

Ovviamente il binomio parola-silenzio non è come quello salute-malattia. Sia il silenzio che la malattia rivelano il valore della rispettiva controparte, ma la seconda dovrebbe far sì che lo stato di salute sia una nostra aspirazione consapevole. Il silenzio invece fa in modo che si possa ripensare il peso delle parole, apprezzarne l’utilizzo ma anche l’assenza: dà valore tanto al linguaggio quanto a se stesso.

Silenzio

Le parole possono guidare le sensazioni dell’animo umano – lo sapevano bene i sofisti dell’Antica Grecia – creando persuasione, collera, ammirazione, amore e molto altro. Ma con un intenso sguardo, con un inaspettato gesto, con un denso silenzio si è in grado di abbatte la barriera dell’anima. Un silenzio assordante può raggiunge la nostra più fragile intimità e depositarsi per sempre in quel limbo di interiorità.

Il silenzio, bianco e candido come la neve, sfuma il colore delle emozioni umane donatogli dalla ricchezza del linguaggio. Si rimani affascinati dalla forza con la quale può veicolare quelle emozioni, un’assenza sentita come presenza totalizzante.

Vi domanderete il perché di questo encomio di qualcosa che, per definizione, non ha bisogno di alcuna parola. Avete ragione, in effetti scrivere di quanto sia importante l’assenza di parole, usando queste per farlo, è un filo comico.

Però fidatevi, ne ho scritto rimanendo in religioso silenzio!

Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

Articoli Correlati

Commenti