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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Via Crucis, V Stazione, Parte II

Via Crucis, V Stazione, Parte II

Ci eravamo lasciati con una breve descrizione degli strumenti e avevamo appuntamento a (ieri) oggi per vedere insieme quelli “giusti”.

 

Cominciamo con i “no”: no al collare a strangolo mai nella vita, no al flexi e al guinzaglio corto, e, ricordandoci che abbiamo a che fare con un cucciolo di pochi mesi, per le passeggiate sarebbe meglio evitare anche il collare fisso.

 

Perché questi oggetti no?

 

Partendo dal presupposto che vogliamo insegnare al nostro cucciolo che è fichissimo e divertentissimo lavorare con noi, il collare a strangolo, o a strozzo, non mi sembra un grande inizio, non vi pare?

C’è chi sostiene che il collare a strozzo non serva per punire il cane, ma per “punire il comportamento”.

Quando mi spiegheranno come si punisce il comportamento con un cappio da forca senza strangolare il cane e distruggergli l’autostima, la fiducia nel proprietario, la gioia di lavorare E starci vicini, lo prenderò in considerazione come strumento educativo, fino ad allora non lo userò neanche su cani adulti, figuriamoci su un ciuffo di peli con le zampine malferme.

 

Il flexi, ovvero il mulinello da pesca d’altura. Non so, se avete un tonno pinne gialle come animale domestico va benissimo, se avete un cane, no. 

Facciamo una piccola digressione sul guinzaglio in generale: cominciamo a vederlo come la cintura di sicurezza in macchina, non serve per guidare, ma serve in caso di emergenza. 

Così anche il guinzaglio non serve per strattonare il cane a destra e a manca nel vano tentativo di guidarlo come fosse un cavallo, ma per tenerlo in sicurezza in caso di pericolo.

 

Poniamo il caso che stiamo passeggiando per strada e ci distraiamo un attimo mentre dall’altra parte passa un gatto o un altro cane o la banda del paese. Mettiamo il caso il microbo decide che è il momento perfetto per attraversare e mettiamo il caso invece non lo sia: parte il mulinello, noi non siamo abbastanza svelti a recuperare l’amo e toh!

Non abbiamo più il cucciolo ma una cotoletta alla milanese. Sottilissima.

 

Il guinzaglio corto. E per corto intendo corto, ho visto guinzagli lunghi quanto il mio avambraccio; tanto vale che gli infiliate un paio di maniglie negli orifizi e ve lo portiate a tracolla come una borsa di Vuitton.

Un cane (e stiamo parlando di cani adulti) così conciato non potrà annusare a terra, esplorare l’ambiente, comunicare coi suoi simili senza tirare come un Clydesdale: è come portare un bambino al parco giochi e crocifiggerlo ad un albero.

 

Se non va bene per un cane adulto, a maggior ragione non va bene per un cucciolo.

Tutti questi “strumenti” sono nel migliore dei casi diseducativi o pericolosi, e nel peggiore, va affiancata la locuzione “di tortura”. Non vi servono.

 

La prossima volta parleremo dei “si”, nel frattempo, buona apocalisse a tutti.

Elena Caccavale

Elena Caccavale

Nata a Pisa nel 1980, cresciuta male fra Pisa e Cascina, migra periodicamente da un posto all'altro. Addetta alla sicurezza in aeroporto per scelta (d'altri) e cinofila a caso e per caso.

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