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La Rivoluzione della borraccia

La Rivoluzione della borraccia

Bentornati!

 

Con l’articolo di oggi voglio tornare a parlare di un argomento che ho affrontato qualche tempo fa: l’acqua!

Per quanto riguarda la normativa su quella minerale, le etichette e così via, vi rimando quindi al mio precedente articolo.

Pochi giorni fa ho sentito che nelle scuole italiane si sta cercando di incoraggiare l’utilizzo di borracce, al fine di educare gli studenti ad uno stile di vita più sostenibile, ridurre gli sprechi e l’ammontare dei rifiuti afferenti la plastica.

Sicuramente l’iniziativa è lodevole, considerando la nostra tendenziale diffidenza nei confronti dell’acqua che esce dai nostri rubinetti.

Perché non la beviamo? Probabilmente abbiamo delle perplessità sulla sua provenienza e sui controlli che vengono fatti.

Andiamo a vedere come l’acqua del nostro sistema idrico viene indicata come potabile, quali sono i controlli da effettuare e come siamo garantiti come consumatori e clienti.

 

Intanto… quando l’acqua si dice potabile?  Per prima cosa non deve essere dannosa per la salute, o rappresentare un pericolo: non deve contenere sostanze, microorganismi o parassiti in concentrazioni tali da poter provocare effetti nocivi. In seconda battuta, l’acqua potabile deve rispettare delle caratteristiche organolettiche (aggettivo con il quale si intende qualcosa di relativo alle proprietà di una sostanza che possono essere valutate dagli organi di senso) accettabili: deve essere ad esempio limpida, trasparente, non emanare cattivi odori.

 

 

Quali sono i fattori di rischio per l’acqua? Ci sono dei valori guida elaborati a livello internazionale per ogni agente contaminante, in maniera da avere a disposizione criteri standardizzati per la valutazione del rischio. Per quanto riguarda le sostanze chimiche, di solito preoccupa ad alte concentrazioni l’arsenico, il fluoro, i nitrati; sostanze pericolose, non tanto per il nostro sistema idrico sottoposto a rigidi controlli, ma per quello di paesi in via di sviluppo come il Bangladesh, da cui sono arrivati allarmanti dati sulla salute dei cittadini a lungo a contatto con l’arsenico nelle reti idriche.

 

 

Microorganismi patogeni, sono invece virus, batteri, parassiti e miceti. Come già ribadito, nei paesi industrializzati è praticamente impossibile correre dei rischi; ma nei paesi più poveri l’esposizione a patogeni enterici come la famosa salmonella è piuttosto diffusa.

 

 

In conclusione, come viene garantita la qualità dell’acqua nel nostro sistema idrico?

  • si sorvegliano e proteggono le risorse idriche destinate al consumo da parte degli esseri umani;
  • si fa attenzione ai trattamenti, ai processi di disinfezione per garantire il controllo del rischio microbiologico;
  • si utilizzano materiali a contatto con l’acqua che non presentino alcun rischio di contaminazione della stessa;
  • si attua un monitoraggio fatto da più enti e su più fronti: gestori delle risorse idriche e autorità sanitarie.

 

 

Può essere che un campione non rispetti standard di legge adeguati. A quel punto l’autorità sanitaria, insieme al gestore (dipende a che punto della distribuzione viene effettuato il controllo con esito “negativo“) valuta l’entità del rischio. Si attuano poi dei bilanciamenti, il pericolo e i disagi derivanti da una limitazione o da una vera e propria interruzione dell’approvvigionamento di acqua a parte dei cittadini. Si ricercano poi subito le cause e si ripristina il servizio; buona norma vorrebbe che il sindaco informasse i cittadini di quanto accaduto e dei provvedimenti adottati.

 

 

Questo, a grandi linee, il sistema di azioni integrate che ci garantisce la piena e rilassata fruizione del servizio.

 

 

Cosa aspettiamo allora a muovere un passo ulteriore verso il plastic-free? Molto di quanto avviene del mondo non è in nostro potere, ma di certo la coscienza collettiva sta cambiando; non è certo il singolo gesto a far scaturire il miracolo, ma la somma di tutti i gesti sì.

E così, al giorno d’oggi, niente è più rivoluzionario di una borraccia.

Silvia Cavaliere

Silvia Cavaliere

Ha studiato diritto, ma la sua passione è da sempre la scienza legata all'alimentazione e alle risorse, soprattutto agricole.

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