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Foresta Amazzonica for dummies: tutto quello che c’è da sapere e come agire

Foresta Amazzonica for dummies: tutto quello che c’è da sapere e come agire

Negli ultimi giorni non si fa altro che parlare della Foresta Amazzonica e delle terribili conseguenze che potrebbero insorgere se gli incendi si dovessero perpetuare nel tempo. Non mi inoltrerò nel campo politico della faccenda, in quanto nominare chi mette al primo posto la monetizzazione rispetto alle vite umane e al benessere delle specie animali e botaniche amazzoniche, non merita la mia attenzione e l’azione della mia penna. Quel che vorrei cercare di fare oggi è, come tanti altri blogger e giornalisti, far luce sulla faccenda. DOBBIAMO INFORMARCI. Sapere contro cosa stiamo andando. Immaginarsi lo scenario peggiore ed agire di conseguenza. Perché, anche se siamo a quasi diecimila chilometri di distanza, possiamo fare qualcosa. Il futuro è letteralmente nelle nostre mani.

Solitamente, quando parlo di argomenti di attualità scientifica, tendo ad usare termini tecnici e rischio di annoiare le persone che non sono del campo o che capitano su questa pagina per pura casualità. Prometto di essere breve e concisa, ma soprattutto di facile lettura, affinché voi possiate capirci qualcosa in più. Perché è la consapevolezza il primo passo per cambiare.

Quali sono le conseguenze più gravi della deforestazione in Amazzonia?

La Foresta Amazzonica fino a poco tempo fa, occupava circa 5,5 milioni di km2. Un’area vastissima, quasi impossibile da concepire mentalmente, no? Proprio per questa sua caratteristica è di importanza fondamentale per il nostro sostentamento: produce circa il 20% dell’ossigeno globale, immagazzinando quantità altrettanto elevate di CO2. Come ben tutti saprete, alberi e piante tramite la fotosintesi clorofilliana, immagazzinano l’anidride carbonica per ridarci un po’ di ossigeno. Diciamo che noi esseri umani ci completiamo perfettamente con la natura: diamo loro da “respirare” e le specie botaniche ne danno a noi. Ecco perché la foresta amazzonica spesso ha un altro nome: “polmone della terra”. Non è difficile intuire che, distruggendo il nostro polmone, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

Ma perché questo equilibrio naturale negli ultimi anni sta degenerando?

Global Warming ed Effetto Serra Vs. Foresta Amazzonica

Il Global Warming, o riscaldamento globale, non ha bisogno di grandi spiegazioni. Come si intuisce dal nome è il mutamento climatico del pianeta, causato dall’emissioni dei gas serra e da altri fattori attribuibili all’attività umana (come la deforestazione, appunto). In parole spicciole: se non prestiamo attenzione alle quantità di anidride carbonica, metano (e altri gas) e continueremo a trattare questo pianeta come una risorsa infinita ed immortale, a breve potremmo ritrovarci sommersi o, per i pochi fortunati, abbonati ad una bella sauna. Sì, una bella sauna. Senza cibo, poca acqua e aggiungiamoci pure una bella dose di malattie infettive, giusto per non farci mancare niente. Al caldo si sta meglio, giusto?

Il riscaldamento globale, dunque è una bella rogna. Ma cosa c’entra con la Foresta Amazzonica?

È un gatto che si morde la coda: l’innalzamento delle temperature causa siccità, determinando il triste esito degli incendi spontanei. La combustione prolungata di vasti territori immette ulteriore anidride carbonica nella nostra atmosfera, aumentando ulteriormente l’effetto serra, di conseguenza il riscaldamento globale. Un ciclo distruttivo, cui dobbiamo porre fine.

Se a questo ci aggiungiamo che la maggior parte degli incendi degli ultimi tempi sono di natura dolosa, per mero interesse economico, siamo veramente fregati. Come può un campo di bestiame o di interesse agricolo, rimpiazzare il nostro ossigeno? Da quando mangiare e guadagnare sono diventati più importanti di respirare?

Biodiversità: non siamo gli unici ad essere in pericolo

Per biodiversità, in questo caso, s’intende la varietà di organismi viventi in un determinato ecosistema. Essendo la Foresta Amazzonica un territorio immensamente vasto, potete ben immaginare quante specie di piante, invertebrati, mammiferi, uccelli e chi più ne ha più ne metta, sono presenti. Distruggendo la loro “casa”, distruggeremo loro. Secondo alcuni studi, se non attueremo politiche efficaci e cambiamenti sostanziali, in pochi decenni le specie botaniche si ridurranno drasticamente del 60%, senza contare che, nel 2050, la foresta sarà così frammentata da non essere più un ambiente agevolmente ospitabile, in quanto non più in grado di assorbire ed immagazzinare in modo stabile la CO2. (fonte: Sole24Ore)

Cosa possiamo fare noi a distanza?

Okay essere attivi sui social, ma il vostro hashtag #PrayForAmazon, non aiuterà realmente nessuno.

Provate ad evitare di comprare prodotti a base di olio di palma, soia, mais e colza. Quello può fare qualcosa. Abbiamo tantissime altre alternative, persino più saporite. Perché sostentare attività crudeli solo per risparmiare qualche euro in più o aumentare un fabbisogno nutrizionale inutile?

Stessa cosa vale per la carne: non vi sto suggerendo di diventare vegetariani, ci mancherebbe, ma semplicemente di ridurne il consumo. Preferite gustarvi la vostra bistecca settimanale al lasciare un mondo migliore per i vostri figli?

E voi donne, fate attenzione anche ai cosmetici. Lo so, che rottura di scatole. Ma cercate di leggere gli ingredienti, il cosiddetto INCI. Siate consapevoli di cosa vi spalmate addosso. Che poi, oltre agli ingredienti sopracitati, ce ne sono altrettanti inquinanti. Non mi soffermo, perché potremmo cadere nell’off topic.

Un’altra idea potrebbe essere il limitare l’utilizzo delle nostre auto. Fare 600 metri per raggiungere la farmacia del paese, non è faticoso. Usate i vostri piedini. Oltre che fare un favore al pianeta, lo farete anche alla vostra linea.

Oppure se avete soldi a palate, perché non donare per sostenere le cause ambientali? Oppure come DiCaprio, fondate una bell’organizzazione ambientale, visto che ci siete. Le vostre scarpe di Gucci non vi serviranno quando il mondo sarà finito. Pensateci.

Di modi per “cambiare il mondo” ce ne sono tantissimi. Basta informarsi e tenere ben a cuore le sorti del nostro pianeta. Perché trattare meglio il mondo che ci ospita, non è solo una questione morale, ma anche di sopravvivenza. Con tutto quello che la terra ci offre ogni giorno, ripagarla con crudeltà e ignoranza è veramente deplorevole. Che poi, se non avete interesse per la natura, almeno abbiate un po’ di amor proprio. Perché non si tratta solamente di salvare il pianeta, ma di salvare noi stessi.

Sarah Rijli

Sarah Rijli

Sarah, ha raggiunto la temuta soglia dei 27 anni ed è un miscuglio di nazionalità diverse. Vive – quasi beatamente – tra i colli fiorentini e senesi, con tre gatti ed un giardino che non usa mai. Traveller per necessità e laureata in Biologia nella vita quotidiana. Sempre pronta a documentarsi scientificamente sulle ultime tendenze, con tanto entusiasmo e una punta di cinismo. Perennemente alla ricerca della felicità e dei prodotti cosmetici perfetti.

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