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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

HO PAURA DI VOLARE!

HO PAURA DI VOLARE!

HO PAURA DI VOLARE!

Ho paura di volare. Sto migliorando, molto, ma ho paura dell’aereo sotto quasi ogni aspetto, con un picco di ansia al momento del decollo (una volta ho letto su Focus che secondo le statistiche la maggior parte degli incidenti sono avvenuti in questa fase, vuoi anche solo per il fatto che si parte con i serbatoi pieni di carburante). Affronto il distacco da terra con la musica a tutto volume nelle orecchie per non sentire il rombo dei motori, aggrappata ai seggiolini con gli occhi chiusi e la mente che offre immagini apocalittiche. Quando il segnale delle cinture di sicurezza si spegne e le hostess iniziano a offrire carrelli di cibo e, in alcuni casi, profumi e gratta e vinci (abbiate pietà, ho appena affrontato una roulette russa, non mi parlate, non mi dite niente), il panico inizia a sfumare in mani sudaticce e apprensione, ma torno capace di distrarmi.

Eppure non è sempre stato così.

Ho preso il mio primo aereo a 15 anni per una vacanza studio in Inghilterra, ho continuato a volare per anni senza la minima paura, nessun pensiero, solo con l’emozione delle partenze e la tristezza dei ritorni. Anzi, viaggiare in aereo era divertente, dava qualcosa in più al viaggio stesso. Fino ai miei 30 anni.

Nessun volo “problematico”, nessuna situazione oggettivamente a rischio ha mai fatto da spartiacque fra il periodo di divertimento e quello di panico. Qualche vuoto d’aria, qualche atterraggio con rimbalzo, niente di più.

E allora perchè?

Ho pensato di aver smesso di divertirmi volando nel momento in cui se n’era andata l’età dell’incoscienza, quando ancora pensi di poter fare qualunque cosa, ti senti semi-immortale e niente può succederti. Ma un aereo non è, di per sé, un rischio né tanto meno una sfida adolescenziale.  Sono sempre stata una persona piuttosto razionale, che si basa sui fatti e su quello che ci dice la scienza. Sono perfettamente cosciente che il fattore-rischio è molto, molto più alto viaggiando in auto che in aereo. So tutto. Eppure.

Eppure da un giorno a un altro ho avuto paura di decollare. Paura di spiccare il volo, di abbandonare la terra e attraversare il cielo per andare lontano.

Che sia questa la chiave? Riflettendo, mi rendo conto che l’inizio della paura coincide con un momento della mia vita molto particolare, un momento di scelte e cambiamenti. Un periodo in cui ho voluto e dovuto tagliare cordoni e spezzare catene soffocanti, scegliendo di lasciare qualche specie di nido che in realtà era una trappola. E mi sono ritrovata a dover volare da sola. E, seppur buttandomi, ho avuto paura. Come con gli aerei: ho paura, ma ci salgo. Quale metafora migliore per la mia mente?

Quale altra fobia avrebbe mai potuto fare da specchio alle mie paure inconsce con più efficacia?

Capire questo mi ha fornito uno strumento per provare a combatterla, la mia irrazionale paura. Volare non per abbandonare un ramo che sembra sicuro per gettarsi nell’ignoto, ma per spiccare il volo verso il futuro che è si, ignoto, ma non per forza apocalittico. Il domani può essere grandioso.

E allora vale la pena decollare.

 

ho paura di volare

 

Laura Lippi

Laura Lippi

Fiorentina di nascita, randagia per natura, viaggia low cost in solitaria dall’età di 4 anni quando, con un peluche come unico bagaglio, ha sconfinato nel cortile dei vicini “per vedere cosa c’è più in là”. E non ha mai smesso.

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