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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Claude Monet – dalle caricature alle ninfee

Claude Monet – dalle caricature alle ninfee

Claude Monet rappresenta il padre dell’Impressionismo… e non solo!

 

Oggi infatti sono particolarmente felice di scrivere questo articolo. Monet, infatti, si colloca sul secondo gradino del mio podio personale dei pittori preferiti.

 

Ho una particolare adorazione per tutto ciò che lo riguarda e, di conseguenza, direi di iniziare subito a parlare di lui.

 

Monet

 

Infanzia e Adolescenza

 

Claude-Oscar Monet nacque a Parigi nel 1840. Quando aveva cinque anni, il piccolo si trasferì con i genitori e il fratello a Le Havre dove il padre, un droghiere di nome Adolphe, intendeva migliorare le condizioni economiche dell’intera famiglia.

 

Claude ebbe così modo di crescere in un ambiente agiato, circondato da meravigliosi paesaggi che diventeranno poi fondamentali per la sua pittura.

 

Anche Monet non fece eccezione infatti, come spesso accade per i pittori più celebri, nemmeno lui era particolarmente attratto dallo studio. Vedeva la scuola come una sorta di gabbia e preferiva di gran lunga trascorrere il suo tempo all’aria aperta. L’unica materia verso la quale dimostrò un notevole interesse fu, ovviamente, il disegno. Dopo la morte della madre, Monet perse il suo sostegno principale dato che il padre lo considerava un fallito. Tuttavia, grazie all’aiuto di una zia appena rimasta vedova, il giovane riuscì a non abbandonare le sue ambizioni artistiche.

 

Monet

 

La caricature

 

La formazione di Monet avvenne sotto la guida del docente Ochard ed il giovane si specializzò nella realizzazione di caricature che tra gli abitanti di Le Havre riscossero un enorme successo. Successivamente, sotto consiglio di un corniciaio, Claude fece la conoscenza di Eugène Boudin. L’artista, inizialmente scettico in quanto insofferente di fronte agli ambienti accademici, dovette invece ricredersi di fronte alla gentilezza di Boudin che, con pazienza, gli insegnò nuove tecniche e gli trasmise l’amore per la pittura en plein air.

 

Ben presto Monet fece ritorno nella sua città natale e qui entrò in contatto con tutti gli artisti che si erano radunati per il Salon. A Parigi l’artista si iscrisse all’Académie Suisse, una scuola privata dove, per pochi soldi, venivano messi a disposizione modelli veri ed, inoltre, non vi erano esami di ammissione. Grazie a questa Accademia e alla sua costante frequentazione della Brasserie des Martyrs, luogo di riunione di molti intellettuali, Claude ebbe modo di conoscere molte persone che si riveleranno poi fondamentali per la sua carriera. Nel frattempo riuscì anche ad approfondire la sua amicizia con Boudin.

 

Il servizio militare

 

Nel 1861 Monet fu chiamato a prestare servizio militare. All’epoca era possibile pagare una certa somma di denaro per evitare di arruolarsi e la famiglia di Claude si sarebbe potuta permettere tale cifra solo nel caso in cui l’artista, in seguito alla notevole perdita finanziaria che si sarebbe generata, si fosse recato a lavorare presso la drogheria. Monet per nessun motivo al mondo avrebbe abbandonato la sua Arte e, di conseguenza, preferì arruolarsi nel Reggimento dei Cacciatori d’Africa, ad Algeri. Egli rimase affascinato da quei luoghi e, come lui stesso dichiarò, trascorse un periodo meraviglioso.

 

In seguito ad una caduta da un mulo, Monet riportò delle ferite tali da richiedere un suo temporaneo rimpatrio a Le Havre, per un breve periodo di convalescenza. In questo periodo Boudin era lontano e Claude si ritrovò a dipingere da solo. Strinse tuttavia un sodalizio artistico con un altro pittore, Johan Bathold Jongkind il quale, resosi conto del suo talento, lo spronò ad intraprendere un apprendistato con maggiore dedizione. Finalmente anche il padre Adolphe si era reso conto della bravura del figlio e, avendo a quel punto la possibilità di pagare il suo esonero senza bisogno che egli andasse a lavorare presso la drogheria di famiglia, decise di appoggiarlo esortandolo ad entrare in un atelier.

 

Fu così che Monet iniziò a frequentare l’atelier di Charles Gleyre presso il quale ebbe modo di migliorare gli aspetti tecnici della sua pittura. In questo periodo conobbe anche altri artisti che, come lui, poco tolleravano gli ambienti accademici. Tra questi vi erano Renoir, Sisley e Bazille. In compagnia di questi artisti si recò a Chailly-en-Bière dove, stregato dalla bellezza del posto, iniziò ad esercitarsi nella pittura en plein air.

 

La maturità

 

Decisivo per la sua maturazione pittorica fu l’incontro con Gustave Courbet. Fu proprio quest’ultimo ad aiutarlo quando, dopo una lite col padre, l’artista iniziò a non ricevere più denaro dal genitore. In questo periodo inoltre Monet, il cui nome di battesimo era Oscar, iniziò a firmarsi come Claude.

 

Monet, ispirato dalla scandalosa “Colazione sull’erba” di Manet e affascinato dal realismo di Courbet, iniziò a realizzare una lunga serie di quadri che riscossero anche alcuni consensi tra i critici del Salon. In questo periodo, inoltre, sposò una giovane ragazza di Lione, Camille-Léonie Donciuex, e dalla loro unione nacque il figlio Jean. Fondamentale fu anche la profonda amicizia che strinse con Renoir, il quale molto spesso gli faceva visita nella sua dimora a Saint-Michel.

 

Monet

 

Nel 1970 Monet, la moglie Camille e il piccolo Jean, si trasferirono in Normandia. Il tranquillo soggiorno fu purtroppo interrotto dallo scoppio della guerra franco-prussiana e Claude, per evitare di essere nuovamente arruolato, si rifugiò a Londra. Qui strinse amicizia con Camille Pissarro e non smise mai di dipingere, realizzando quadri che avevano per protagonisti il Tamigi e i parchi londinesi. Con la conclusione della guerra Monet, dopo una tappa nei Paesi Bassi, fece ritorno in Francia. Era il 1871.

 

Tuttavia, la morte di Bazille durante la guerra e l’incarcerazione di Courbet per via del suo sostegno alla Comune generarono in Monet l’esigenza di stabilirsi in un luogo più tranquillo. Arrivò così ad Argenteuil, un piccolo villaggio sulla riva della Senna. Qui venne presto raggiunto da Renoir, Sisley e Caillebotte e, stimolato dal talento degli amici, Claude iniziò a dipingere delle tele bellissime, caratterizzate da incredibili effetti cromatici e di luce tanto che i collezionisti iniziarono a reclamare in gran numero le sue opere.

 

La nascita dell’Impressionismo

 

Il 15 aprile 1874 si tenne la famosa mostra di cui vi avevo parlato nei precedenti articoli. Monet e gli altri artisti che, come lui, volevano emanciparsi dalle istituzioni ufficiali, decisero di esporre le loro opere al pubblico. Qui ricordo che Claude si presentò con la sua “Impressione, levar del sole” che riscosse tutt’altro che successo. In questa occasione Monet e colleghi decisero di adottare il nome di Impressionisti anche se tale appellativo gli era stato assegnato in maniera dispregiativa.

 

Il periodo che seguì fu tutto eccetto che roseo. I problemi economici sovrastarono Monet e compagni e, ad aggravare la situazione, ci fu la malattia che colpì improvvisamente l’amata moglie Camille. Claude non si perse d’animo e organizzò una seconda mostra che riscosse un minimo di successo in più portandolo a guadagnare qualche soldo. I problemi economici erano tuttavia enormi e, dopo aver fatto la conoscenza del mercante Ernest Hoschedé e di sua moglie Alice, anche loro afflitti dallo stesso disagio dei coniugi Monet, le due famiglie decisero di unire i loro sforzi e di trasferirsi in un’unica casa lungo le rive del Senna.

 

Monet

 

La perdita della moglie

 

Claude non disertò mai le mostre impressioniste anche se la sua vita privata andava sempre peggiorando, soprattutto dopo l’aggravarsi della malattia della moglie che da poco aveva dato alla luce un altro bambino. Nel settembre del 1879, a soli trentadue anni, Camille si spense.

 

“Un giorno, all’alba mi sono trovato al capezzale del letto di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa depone sul volto con sfumature graduali”

 

Questo vuoto fu colmano da Monet intraprendendo una relazione extraconiugale con la moglie di Hoschedé, Alice. Nel 1892, dopo la morte di Ernest, Claude e Alice resero ufficiale la loro storia. Dopo il periodo di lutto, Claude ebbe una sorta di crisi artistica ed iniziò a viaggiare attraverso diversi luoghi cercando di ritrovare ispirazione per il suo lavoro.

 

Il soggiorno più piacevole lo trascorse a Bordighera, insieme all’amico Renoir. Monet rimase talmente incantato da questo posto che vi fece anche ritorno da solo nel 1884. Il soggiorno in Liguria fu di un immenso giovamento per Claude che riuscì a ritrovare il vigore che da sempre lo aveva caratterizzato.

 

Monet

 

Quando Monet tornò in Francia, si rivolse a Georges Petit il quale, durante l’Esposizione Universale, decise di riunire le più belle tele di Claude assieme ai capolavori dello scultore Auguste Rodin. Non mancarono conflittualità, dovute soprattutto al pessimo carattere di Rodin ma, alla fine, la mostra fu un totale successo e il pubblico fu costretto a riconoscere l’immenso talento di questo artista.

 

Le ninfee

 

E’ a questo punto che Monet, deciso a voler approfondire la sua conoscenza sulla luce e sulle sensazioni date dal colore, iniziò a dipingere le cosiddette serie, nelle quali uno stesso soggetto veniva riproposto svariate volte. Tutto questo serviva a Claude per dimostrare come la sola luce riuscisse a generare percezioni visive diverse ogni volta. Nel 1890 Monet poté acquistare il casolare di Giverny e qui creò un piccolo stagno, sovrastato da un ponticello verde di derivazione giapponese, dove il posto d’onore spettava alle famose ninfee.

 

Monet    Monet

 

Mi piacerebbe tantissimo vedere dal vivo le ninfee di Monet al Museo dell’Orangerie di Parigi!

 

Gli ultimi anni

 

Nel maggio del 1911 la moglie Alice morì e, pochi anni dopo, Monet perse anche i suoi figli. Il pittore poté però godere della compagnia della figlia Blanche, la quale andò ad abitare con lui a Giverny. Monet si ammalò di cataratta nel 1920 e si sottopose, a ottantadue anni, ad un intervento di rimozione del cristallino che cambiò notevolmente il suo modo di dipingere.

 

Nel giugno del 1926 gli venne diagnosticato un carcinoma al polmone e, nel dicembre dello stesso anno, morì. Al suo funerale partecipò tutta la popolazione di Giverny.

 

“Il solo merito di aver dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista”.
Claude Monet

 

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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