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Cosa distingue la realtà dalla finzione? – Il caso di Matrix e The Truman Show

Cosa distingue la realtà dalla finzione? – Il caso di Matrix e The Truman Show

Che cos’è la realtà?

Una domanda così semplice quando non ce la poniamo o se diamo per scontata la risposta. Quella persona di fronte a me è reale, così come quel tavolo di legno e quel vaso di porcella che vi poggia sopra. In un certo senso, la realtà è l’insieme delle esperienze che si fanno – e che si potrebbero fare – utilizzando i nostri cinque sensi.

In modo analogo riconosciamo ciò che non è reale, o comunque non lo è nel senso accennato sopra. Banalmente, i sogni hanno una consistenza ontologica inferiore a ciò che riteniamo reale. Stesso discorso per quanto riguarda le finzioni, come film e serie tv ad esempio, realtà inferiori frutto di idee e relegate in un mondo chiuso, controllato, non soggetto all’evoluzione umana.

Tuttavia questa distinzione si fa più sfumata ogni volta ne prendiamo atto consapevolmente, come se più ci si sforzasse di comprendere qualcosa e più quel qualcosa si allontanasse dalla nostra possibilità di comprensione. Un po’ come la vecchia storia di Achille e della tartaruga, per intenderci.

Anche il grande schermo negli anni ha provato a far riflettere lo spettatore su questo interessante tema. In questo senso, The Truman Show e Matrix sono due classici senza tempo che indagano il tema di cosa sia reale, il primo in chiave sociologica, il secondo da una prospettiva più (fanta)scientifica.

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Scena finale di The Truman Show

Entrambe le pellicole sembrano sottolineare un aspetto interessante: l’abitudine a ritenere che quello che ci troviamo davanti sia il reale stato delle cose, assumendolo come sfondo sicuro delle nostre credenze. Sia Truman, protagonista di The Truman Show, che Neo, protagonista di Matrix, danno per scontato che il mondo in cui si muovono, pensano e interagiscono sia vero, reale.

Quella in cui si trova Neo è una realtà una neuro-simulata, costruita da macchine con intelligenza artificiale per dare agli esseri umani la percezione di vivere la loro vita, nonostante di fatto siano incubati al fine di fornire nutrimento biochimico alle macchine stesse.

Truman è invece il protagonista inconsapevole del più grande reality televisivo che sia mai stato fatto. Abita dentro un mondo costruito, letteralmente, appositamente per lui e vi si trova fin dalla nascita. Migliaia di attori, dagli amici più stretti alla fidanzata, seguono il copione del Deus ex machina al fine di far proseguire lo show più visto al mondo.

Entrambi scopriranno, non senza dolore, che quella che vivevano non era la vera realtà, ma un suo surrogato. E la scelta di entrambi, in un caso premessa iniziale dello svolgimento della trama e nell’altro sua conclusione, veicolerà la loro volontà di leggere il mondo con gli occhiali del vero.

Il punto è che finché non ci viene fornita una realtà alternativa con cui comparare la nostra, riteniamo che ciò che percepiamo sia reale, nel senso più stretto del termine. Imprigionati dalla superficialità delle nostre credenze.

Ma c’è di più: cosa cambierebbe effettivamente se ci trovassimo in un mondo simulato o se fossimo i protagonisti ignari del più grande reality show della storia?

Sicuramente la nostra mancanza di consapevolezza rappresenta l’elemento chiave. Senza una prospettiva esterna, non ci sarebbe modo di discernere la realtà dalla finzione. Un po’ come, per verificare la corrispondenza tra il linguaggio e la realtà, dovremmo uscire fuori dalla realtà e dal linguaggio.

Per fare un esempio pratico, se i personaggi di un libro (l’ontologia) prendessero coscienza improvvisamente, non saprebbero di essere in un libro – in una realtà inferiore – alla mercé di un entità ontologicamente superiore, il lettore.

Temo di dover lasciare questa spinosa questione aperta, però la certezza di un dato rimane. Il piano della realtà che abitiamo ci permette di costruire infinite congetture ed ipotesi su eventuali piani superiori ma che, senza il nostro – e senza noi -, non potrebbero neanche essere concettualizzati. Non è molto, ma è un buon punto di partenza.

E voi, se sapeste dell’esistenza di una realtà più autentica, la cerchereste o vorreste continuare a vivere la quotidianità di una realtà che non vi fa mancare niente?

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Una delle scene più famose di Matrix
Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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