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Jovanotti in cattedra ieri all’Università Statale di Milano

Jovanotti in cattedra ieri all’Università Statale di Milano

Jovanotti in cattedra: “Il rito collettivo della musica e la filosofia del condividere”

scritto da Piero Negri per www.lastampa.it

«Quando c’è musica e gente che mi balla davanti mi sento a mio agio come la manta nel mare», dice Jovanotti (il parallelo ha un senso, lo vedremo più avanti). Per questo, forse, ha inventato il Jova Beach Party, 17 concerti sulle spiagge d’estate. Le cose sono un po’ più complesse, però, se per analizzare e interpretare il tour in anticipo (prima data a Lignano Sabbiadoro il 6 luglio) sei università, tutte quella di Milano, pubbliche e private, hanno inviato nell’Aula Magna della Statale un docente e un gruppo di studenti.
Al convegno hanno parlato del Jova Beach Party il filosofo, lo studioso di marketing, il biologo, l’ingegnere, l’economista e il teorico dei media. Se ne è usciti con una nuova espressione, piacere protruso, che sembra indicare un concetto piuttosto importante. L’ha coniata Andrea Borghini, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi alla Statale, che normalmente si occupa della filosofia del cibo. Borghini ha tracciato un parallelo tra la cena fuori casa e i concerti: «In entrambi i casi si stabilisce un rapporto con il territorio e il divertimento che se ne ricava è collettivo e organizzato. In più quello del Jova Beach Party è piacere in movimento, immerso e multimodale, e si espande verso gli altri».
Piacere protruso, appunto, che Francesco Massara dello Iulm ha letto secondo la sua disciplina, il marketing: «Il segreto di Jovanotti è che tra identità e immagine c’è poca distanza. La spontaneità e la vicinanza lo caratterizzano, ma la sua forza è la relazionalità. La sua immagine ha una direzione comunitaria, va verso la socialità». È la protrusione, insomma, che Massara spiega analizzando circa 200 canzoni: «I suoi testi sono al 37,5% fatti di sostantivi, al 37.5% di verbi, al 15% di aggettivi, al 15% di avverbi. Il rapporto tra sostantivi, che significano concretezza, e gli aggettivi, che comunicano astrattezza, è 0,3, ben inferiore allo 0,5, la soglia limite». Numeri e categorie scientifiche che tentano di misurare ciò che Jovanotti chiama «festa» e che Marco Taisch del Politecnico cerca coraggiosamente di ascrivere all’universo dell’ingegneria. Il professore spiega che ingegnere è chi «fa accadere qualcosa per la prima volta». Si spinge a proporre una laurea honoris causa per Jovanotti e a paragonare il Jova Beach Party allo sbarco sulla Luna 50 anni fa.
Tra le sfide che Lorenzo Cherubini si è autoimposto per questo Party itinerante c’è quella dell’impatto ambientale ridotto: «Non impatto zero – precisa – l’obiettivo è lasciare il posto come l’abbiamo trovato, forse migliorarlo». Di questo parla Valentina Perissinotto, che alla Bocconi si occupa di Green Economy. Per recuperare i due milioni di bottiglie che il pubblico consumerà ne è stata creata una riciclabile al 100%. Il biologo marino Paolo Galli, della Bicocca, dedica al mare un intervento più poetico che scientifico («Nessuna azione può essere violenta nel mare») e rivela di voler dedicare a Jovanotti una specie di manta appena scoperta, la Manta Jova. Fausto Colombo, direttore del dipartimento di Scienze della comunicazione alla Cattolica, parla di «musica e rito» e ricorda che le spiagge sono «il confine naturale del nostro Paese». Un confine che qualcuno vuole chiudere: «Le tue spiagge, Lorenzo, devono essere il luogo del rito e della condivisione, dove sentirsi tutti figli della stessa umanità».
Jovanotti ascolta, ringrazia e commenta: «La spiaggia è il luogo più carico di simboli che c’è, è lì che è avvenuto il salto evolutivo. È la frontiera per eccellenza, e oggi stare sulla frontiera è bello e necessario». Dice che il suo modello è Gian Lorenzo Bernini, «architetto di feste effimere» nella Roma del suo tempo. «Il Jova Beach Party è un’idea di mondo, un mondo aperto, con 63 musicisti di 23 Paesi diversi. Una festa mobile, con tutte le lingue del ritmo». E rivolto agli studenti, conclude: «Penso a quanto c’è da fare oggi, vi invidio e vi voglio bene. Spero che questi concerti possano aiutare ad accendere l’entusiasmo di un Paese bloccato, che fa fatica a immaginarsi migliore. Che facciano innamorare delle proprie città, dei propri posti, del Pianeta e del nostro tempo».

Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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