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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

LO STAND NERO OSSIA COME RENDERE BANALE IL FASCISMO

LO STAND NERO OSSIA COME RENDERE BANALE IL FASCISMO

LO STAND NERO OSSIA COME RENDERE BANALE IL FASCISMO

Chi è stato almeno una volta al Salone del Libro di Torino sa di cosa parlo: centinaia di metri di corridoi quasi claustrofobici, milioni di libri, decine di case editrici con i loro piccoli stand , alcuni di un paio di metri quadrati, all’ombra dei colossi dell’editoria. Editori di ogni tipo e autori che passano qua e là, con presentazioni volanti e il solito “guarda quello, guarda questo….” dei visitatori.

In questo contesto c’era anche una modesta casa editrice di area, Altaforte, specializzata nella pubblicazione di testi di estrema destra (con una predilezione mussoliniana), vicina a Casa Pound di cui pubblica la rivista “Il Primato Nazionale” (al quale collabora anche un noto “filosofo” televisivo che è il nulla incartato nel niente) .

Lo stand di Altaforte sarebbe passato inosservato nella massa se il suo editore , certo Francesco Polacchi, noto negli ambienti estremisti come picchiatore,cosa che, secondo lui, fa rima con editore, non si fosse lasciato andare a dichiarazioni sul suo essere orgogliosamente fascista, facendosi forte non dei suoi libri su Mussolini ,ma di un libro intervista/biografia con il suo nuovo idolo, il ministro degli interni Matteo Salvini, intervistato dalla giornalista Chiara Giannini, un uomo che Polacchi, aldilà delle sfumature, ammira tanto per le sue politiche verso gli immigrati e verso il quale ci saranno sempre le “porte aperte”, così dice lui.

Un’ operazione di marketing per un libro sul personaggio del momento che sicuramente può vendere di più delle massime di Mussolini, anche se colpisce come un ministro di primo piano e con tale potere , possa pensare che un libro con la sua immagine e il suo pensiero possa essere pubblicato da un editore così politicamente caratterizzato e così condizionato dalla figura discussa del suo editore, senza suscitare polemiche .

Dato che il Salone del Libro non è proprio una rassegna di paese, le reazioni a livello internazionale non si sono fatte attendere e Altaforte è stato escluso dall’iniziativa , anche se ci sarebbe da dire sul fatto che negli stessi giorni gruppi neofascisti stanno imperversando in modo violento nelle periferie di Roma, espongono striscioni inneggianti al duce del fascismo a Piazzale Loreto a Milano, dominano certe curve ultras. Ma si sa, fa più notizia uno stand del Salone che un quartiere come Tor Bella Monaca.

Molti si sono chiesti se ne valesse la pena fare tanta pubblicità gratuita ad un editore del genere , tanto da produrre del vittimismo da marketing, come ha fatto l’autrice Giannini che ha subito dichiarato, con incredibile faccia tosta, “io rispetto le vittime dell’olocausto, ma gli scampati ai campi di sterminio hanno patito una restrizione di libertà , la stessa che sto subendo io” (“la Repubblica”, 12 maggio) .

Certo Altaforte venderà qualche copia in più sulle varie piattaforme online, ne sono certo. Ma non condividere, lasciar correre, mettere sotto il tappeto la polvere fascista , facendo finta di nulla, per paura di pubblicizzare (“Se fate così aumentano i voti a Salvini”, per una strana equivalenza che forse lo stesso Salvini dovrebbe smentire) , significa considerare chi ci circonda una massa di deficienti incapaci di discernere le posizioni, le ragioni della democrazia e questo significherebbe avere già perso nei confronti dell’opinione pubblica.

Il fascismo come movimento politico neofascista o come sentire politico, c’è sempre stato, non dimentichiamo che un partito dichiaratamente neofascista come il Movimento Sociale ha raggiunto anche l’8% dei voti a livello nazionale, tuttavia si conservava la tragicità di ciò che era stato il fascismo, anche in chi fascista era rimasto.

Invece oggi assistiamo ad una banalizzazione del fascismo, iniziata già con lo sdoganamento di Berlusconi, il primo responsabile di questa tendenza, quello che definì il confino di polizia fascista una “villeggiatura” ed è continuato fino ad oggi con gli ammicchi di Salvini , con la sua vicinanza (mai dichiarata) a Casa Pound , con il voler parlare dal balcone di Mussolini a Forlì, con il definire il 25 aprile un derby fra fascisti e comunisti, con considerare superato l’antifascismo come elemento primario della democrazia, fino alla recente dichiarazione del vicepremier Di Maio che definisce, tanto le parole volano leggere, il suo collega e alleato Salvini , vicino ai movimenti nazifascisti europei, senza trarne le dovute conseguenze come avrebbe fatto un qualsiasi, noiosisissimo ministro tedesco o olandese che si voglia dopo avere fatto siffatta dichiarazione. Tutto si banalizza e così la politica finisce in un concorso a premi per chi mette più like sui social del ministro Salvini, che presenta i vincitori del concorso con un sorriso smagliante ( https://www.youtube.com/watch?v=OuWimbUC9Eo ) ., e si pensa che da un momento all’altro ci racconti una barzelletta come un qualsiasi comico da show televisivo,il mitico “Vinci Salvini”. Ma si sa siamo i soliti “professoroni”, i “gufi” come diceva un altro Matteo. Aspettando una risata che ci seppellirà tutti.

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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