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Il tempo – una linea retta o un cerchio?

Il tempo – una linea retta o un cerchio?

Il fluire del tempo permette all’uomo di aver un punto di riferimento con il quale “misurare” gli eventi del mondo esterno e, analogamente, indagare la propria interiorità, che muta in questo continuo susseguirsi di attimi.

Senza il tempo non potremmo renderci conto del rapporto causa-effetto, perché nient’altro ci garantirebbe che, ad esempio, se una palla da biliardo ne colpisse un’altra, causerebbe il movimento di quest’ultima. Parimenti, in assenza di una forma di temporalità non riusciremmo a comprendere le dinamiche dell’evoluzione del nostro Io.

Non è dunque un caso che sin dall’antichità la maggior parte dei pensatori si è scontrata con il concetto di tempo, indagandolo in ogni sfumatura. Da Eraclito ad Aristotele, da Sant’Agostino a Tommaso d’Aquino, da Kant a Bergson, da Newton ad Einstein.

La nozione di tempo della fisica classica si sposa con quella del senso comune. Passato, presente e futuro si adagiano sulla linea del tempo e ogni osservatore percepisce lo scorrere temporale attraverso questa triade lineare e unidirezionale. In poche parole, il tempo, al pari dello spazio, è un’entità assoluta, indipendente da qualsiasi osservatore.

Conseguenza logica di questa prospettiva è che solo il presente sia reale in senso stretto, poiché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora.

Tempo

Il passaggio dalla fisica classica alla fisica moderna, avvenuto nel XX secolo, segna anche un punto di rottura con la nozione di tempo del senso comune. Einstein, con la teoria della relatività ristretta, teorizzò che il tempo non fosse assoluto, ma relativo a due variabili: la velocità e il riferimento spaziale degli osservatori. Da questo momento in poi si parlerà infatti di spaziotempo, una nozione che combina le tre classiche dimensione spaziali (lunghezza, larghezza e profondità) con una quarta: il tempo, appunto.

Il tempo potrebbe ancora essere visto come una linea retta, ma con la rilevante differenza che non è detto che scorra per ogni osservatore nello stesso modo, né tantomeno con la stessa velocità.

“[…] la distinzione tra passato, presente e futuro sia soltanto un’illusione, anche se ostinata”. – Einstein

Quella lineare è una concezione del tempo che nacque con il Cristianesimo. Al contrario, nel mondo antico – in particolare con gli stoici – era maturata l’idea che il tempo avesse una struttura ciclica, determinante nella continua morte e rinascita dell’universo. Ogni stato di cose ha in se stesso la causa del proprio essere ed è destinato a ripetersi in quello che si rivelerebbe essere un destino eterno.

Questa idea del tempo ciclico sarà poi ripresa da uno dei più importanti pensatori della storia dell’umanità: Friedrich Nietzsche. Il filosofo tedesco ci avverte che ogni momento della nostra vita – un’azione, una frase, un gesto – è destinato ad essere vissuto e rivissuto in eterno. Solo l’Oltreuomo potrà superare questo ostacolo, accettando l’impossibilità di avere un controllo sulle vicissitudini che si susseguono in questo ciclo eterno.

Tempo

Nella seconda metà del secolo scorso, il fisico russo Novikov diede una forma tangibile a queste speculazioni filosofiche. Secondo il suo principio di autoconsistenza, il tempo è un sistema chiuso e ogni evento è determinato non solo dagli eventi passati, ma anche da quelli futuri.

In poche parole, il passato è immutabile e cercare di modificarlo sarebbe un tentativo inutile che, al massimo, porterebbe alla sua effettiva realizzazione. Passato, presente e futuro non sono più adagiati su di una linea retta infinita, ma incastrati in un cerchio in cui ogni stato di cose è immutabile e destinato a ripresentarsi eternamente.

Anche sul grande schermo si è spesso fatto riferimento a questo principio: Terminetor, PredestinationDark, Lost, per citarne solo alcuni. Ogni volta, tornando nel passato, con l’obiettivo di modificare lo stato di cose del presente, ciò a cui danno vita i protagonisti non è una linea temporale alternativa alla loro, ma piuttosto un insieme di eventi che porteranno al compimento di quella stessa linea temporale che invano ha cercato di modificare.

Tentare di modificare il passato è dunque inutile perché ogni tentativo di correggere la successione temporale si rivela determinante nella realizzazione della stessa. È come se il tempo si auto-correggesse. In questo senso, sembra prendere forma una struttura del tempo, paradossalmente, atemporale, un eterno presente in cui passato, presente e futuro si dissolvono.

Tempo

Tuttavia, al di là delle speculazione filosofiche o fisiche, chiedersi che struttura geometrica abbia il tempo, per noi che lo abitiamo, è irrilevante.

È irrilevante da un punto di vista pragmatico perché le nostre scelte, anche se destinate a ripetersi all’infinito, determinano ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. Accettare quelle scelte significa, in un senso nietzschiano, accettare noi stessi, la nostra natura fallibile e la nostra esistenza limitata.

È irrilevante inoltre anche da un punto di vista gnoseologico, perché per conoscere la forma del tempo dovremmo vivere al di fuori di esso. Solo un osservatore esterno, al di fuori del tempo, potrebbe aspirare ad una conoscenza oggettiva di questo.

Ma noi siamo creature del tempo, che vivono nel tempo, che lo abitano, e quello che al massimo possiamo fare è permettere che ci accompagni e scandisca i momenti della nostra vita.

Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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