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OMOLOGAZIONE E LIBERTÀ. Da Lucca a Madrid: un Fashion System fuori dall’ordinario

Omologazione – Uniformazione, riduzione a un determinato modello, con appiattimento delle differenze e delle peculiarità prima esistenti.

Questo ci insegna il vocabolario Treccani. Se penso a questo termine in relazione alla mia città natale riconosco il suo significato molto bene…

Lucca è una piccola città della Toscana, conta solamente 88.397 abitanti, il suo cuore pulsante è ovviamente all’interno delle sue antiche mura alle quali deve la sua celebrità. Sono nata e cresciuta in questa cittadina, la conosco meglio delle mie tasche. E così come conosco a menadito le sue viettine caratteristiche conosco altrettanto bene i suoi abitanti.

I ragazzi e le ragazze sono soliti aggirarsi in gruppo, stessi punti di ritrovo, stessi stili. Il classico maschio lucchese fra i 15-20 anni? Semplice: scarpa bassa da tennis o mocassino, jeans puntualmente con il classico risvoltino finale e camicia bianca o azzurra anche questa con la manica rigirata. Per quanto riguarda le ragazze invece è ancora più semplice: stivaletto nero, vestitino svolazzante, borsetta poggiata sulla spalla, giacchetta corta in pelle o cappotto di flanella.

Ovviamente queste due categorie non sono le uniche esistenti, sono presenti anche gruppi decisamente più alternativi, ma sicuramente dando uno sguardo in giro il sabato pomeriggio in Piazza Napoleone o Via Fillungo, possiamo vedere che queste sono nettamente le più diffuse.

Nessuna critica! Anche io mio malgrado mi sono omologata. Ma un semplice week end in una città cosmopolita come Madrid, città in cui non ero mai stata prima, mi ha veramente fatto aprire gli occhi.

Se dovessi descrivere lo stile dei suoi abitanti con una sola parola di certo sceglierei “COLORE”, proprio come questo murales che ho visto in non so più nemmeno quale via, il look della gente di Madrid è eccentrico, originale, multietnico.

Nessuna persona uguale all’altra, ognuno era sé stesso senza nessuna convenzione o pregiudizio che gli pesasse addosso.

Ho visto donne con orecchini giganti, capelli blu, fuxia e verdi, minigonne e rossetto rosso in pieno giorno e ancora uomini di qualsiasi età con stampe leopardate o con i tacchi, giacche con borchie e anfibi…

Nella mia città è diverso, l’essere diverso dagli altri spaventa quasi, ti senti come sotto processo solo per aver indossato un cappello o degli stivali più appariscenti del solito.

Probabilmente sarete convinti del fatto che per provare questo spirito libero e anticonvenzionale basterebbe andare in una grande metropoli come Milano o Roma ma io sono convinta che la sensazione sarà sempre completamente diversa. La tentazione di noi italiani di guardare l’erba del nostro vicino aggiungendo poi che sarebbe meglio che l’annaffiasse un po’, è troppo forte, sembra essere nella nostra natura. Guardiamo e ci guardiamo in continuazione.

Il mio consiglio e la mia speranza è quella di abbattere le mura che ci circondano (in senso figurato ovviamente), cercare di essere noi stessi, originali, controcorrente. Per poter finalmente sentirsi liberi, proprio come mi sono sentita io passeggiando per le strade di Madrid.

 

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