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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Vocabolario cane – uomo. Parte 2

Vocabolario cane – uomo. Parte 2

Sono passate due settimane, vi siete esercitati?

Vabbè non importa, continuerò imperterrita con questi segnali calmanti, ve ne elencherò qualcun altro e poi cercherò di spiegarvi perché siano così importanti.

Sbadiglio.

No, il vostro cane non soffre di narcolessia, non sempre sbadiglia perché ha sonno, né perché si annoia. Lo sbadiglio è un forte segnale di calma, di norma può essere interpretato come “sono a disagio, smetti di fare quello che stai facendo, per favore?” Immaginate di essere in passeggiata, ad un tratto chiamate il vostro cane un po’ alterati, questo gira la testa di lato e sbadiglia. Non sta pensando “che noia, che barba questo qui”, piuttosto “ti prego non sgridarmi non ho fatto niente”

Annusare.

Due cani si incontrano, non si guardano neanche e cominciano ad annusare a terra, ignorandosi. No, non è la versione canina del nostro incontrare per strada qualcuno che non ci piace e far finta di non vederlo spippolando al cellulare per non dovergli rivolgere la parola, ma una vera e propria dichiarazione di pace: significa “non sono aggressivo, non voglio litigare con te”. Infatti, dopo un po’ di annusatine a terra, noterete che i due potrebbero decidere di avvicinarsi usando una

Traiettoria curva.

Approcciarsi andando incontro ad un cospecifico o anche ad un umano frontalmente, infatti, è considerato scortese se non addirittura aggressivo. Se vi trovate davanti un cane che vi viene incontro dritto per dritto, vi consiglio di girarvi dandogli le spalle e non muovere un muscolo, ovviamente evitando di guardarlo negli occhi.

E adesso veniamo al motivo per cui ognuno di noi che vive con un cane dovrebbe conoscere questo linguaggio.

Non è solo per comunicare con loro, i cani usano i segnali calmanti anche come risposta ad una situazione o un evento stressante, sono un metodo efficace per loro per gestire lo stress; conoscerli implica che saremo in grado di capire quando il nostro compagno è a disagio e potrebbe aver bisogno del nostro intervento. I cani sono come bambini, a volte devono essere lasciati liberi di esplorare, imparare e fare esperienze, altre volte devono essere protetti e tutelati. Un cane lasciato a sé stesso, non capito e stressato in un ambiente o un evento che lo minaccia o lo spaventa, prima o poi deciderà di rispondere con aggressività per allontanare o terminare la causa del suo stress.

Si è sostenuto, per anni, per decenni, che i proprietari dovessero essere dei leader e imporsi sui propri cani per farsi rispettare. Credo sia arrivato il momento di piantarla con queste stupidaggini. Un branco di lupi, i feroci lupi, comincia con due individui che procreano: sono genitori amorevoli e crescono lupi perfetti lasciando ai cuccioli la libertà di fare ciò che vogliono fino a quattro-cinque mesi, senza che nessun adulto possa fargli niente di male (la così detta “licenza cucciolo”, come la chiama Rugaas). Quando i cuccioli crescono, alcuni se ne vanno per formare una nuova famiglia e quelli che restano mai mettono in discussione l’autorità naturale dei genitori: cacciano insieme, vivono insieme e si prendono cura delle nuove generazioni insieme, nel rispetto di chi li ha cresciuti, per tutta la vita.

 

Scegliamo di dividere le nostre esistenze con specie diverse, forzandoli in un mondo che non è fatto per loro e se abbiamo la presunzione, anche giusta, di essere fra tutte la specie più progredita e intelligente, allora dobbiamo anche assumerci la responsabilità che questo comporta: il loro benessere psicofisico, che passa anche dall’imparare/conoscere/capire i linguaggi delle specie che coinvolgiamo nella nostra quotidianità.

 

Noi possiamo scegliere se essere impositivi, aggressivi e maleducati coi nostri compagni e avere cani perennemente stressati, infelici, paurosi, aggressivi o addirittura malati (si, perché lo stress provoca l’insorgere di malattie anche gravi) oppure fare un piccolo passo nel loro mondo e “fare branco”, collaborare, assumere il ruolo di un genitore nelle loro brevi e meravigliose vite, capirli ed essere capiti, rispettarli ed avere indietro rispetto e amore al posto di timore e paura.

 

Elena Caccavale

Elena Caccavale

Nata a Pisa nel 1980, cresciuta male fra Pisa e Cascina, migra periodicamente da un posto all'altro. Addetta alla sicurezza in aeroporto per scelta (d'altri) e cinofila a caso e per caso.

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