Jane Gloriana Villanueva ha ventitré anni ed è vergine. Si sta conservando pura fino al matrimonio, ma durante un controllo medico viene artificialmente inseminata per errore e rimane incinta. Il futuro padre è Rafael Solano, sposato con la bellissima Petra e fratello della dottoressa che ha accidentalmente cambiato per sempre la vita di Jane, al tempo fidanzata con il detective Michael Cordero. Con il supporto morale della madre Xiomara e della nonna Alba, Jane, fan sfegatata della pianificazione di ogni aspetto della propria routine, cercherà di fronteggiare le conseguenze di questa inattesa immacolata concezione.
Se non avete ancora guardato Jane the Virgin (vergogna!) tutto il resto della trama è considerabile spoiler, poiché la serie tv ideata da Jennie Snyder Urman è un susseguirsi serrato di colpi di scena, rivelazioni shock e sorprese, in pieno stile telenovela. Infatti, Jane the Virgin è un telenovela, basata sull’omonimo show venezuelano di Perla Farías, ma si appropria dei meccanismi della soap e li rende totalmente espliciti, auto-referenziali e meta-testuali, con tanto di narratore onnisciente che ci sottolinea i passaggi più clamorosi! La cornice di genere non deve però ingannarvi, perché Jane the Virgin è una serie estremamente matura, oltraggiosamente divertente ma anche capace di affrontare temi delicatissimi e sempre attuali.
Parliamo di Jane.
Lavora come cameriera al Marbella Hotel (il cui proprietario è Rafael, omg!) e intanto studia per diventare insegnante, ma coltiva anche il sogno di diventare scrittrice di romanzi d’amore. É americana di seconda generazione, ma le sue radici venezuelane sono ancora vivissime a casa, dove vive con la madre e la nonna, unica grande sostenitrice della questione verginità fino al matrimonio. Nel momento in cui rimane incinta, in Jane emerge a pieno la dualità che era già insita nel suo personaggio, costantemente diviso tra modernità e tradizione, spontaneità e impulso, gioventù e senso di responsabilità. Jane è una vergine incinta, un manifesto di contraddizione, che si materializza personificato dalle due grandi donne della sua vita. Da una parte la madre: giovane, irruenta, sensuale e chiassosa, che tenta di sfondare nello showbiz come cantante; nell’altro angolo la nonna: razionale e pratica, ma anche custode del bagaglio religioso e culturale che tanto ha influito sulla personalità della nipote. Insieme, le Villanueva compongono una Trinità matriarcale che sarà una delle pochissime certezze a cui aggrapparsi nel corso delle quattro stagioni della serie (cinque se contiamo la prossima e purtroppo ultima stagione in arrivo a marzo).
Tuttavia, Jane Gloriana Villanueva, così come tutte le donne di Jane the Virgin, non è un semplice blocco di contraddizioni. Non è rappresentata con un approccio bidimensionale e le molteplici sfaccettature del suo carattere non sono mai univoche, come per molte delle protagoniste delle classiche telenovelas. Jane sceglie di non essere definita interamente da una delle sue anime. Non è mai soltanto una madre, o una moglie, non è mai soltanto una scrittrice di “romanzi rosa”, non è mai soltanto una donna cattolica, o una vergine. Nessuna delle sue caratteristiche riesce a stilizzarla, e le sua contraddizioni vengono portate avanti, abbandonando l’approccio dualistico e dando spazio al cambiamento, al fallimento, al ripensamento e alla conciliazione.
In un flusso continuo di svolte narrative esagerate (gemelli perduti, scambi di persona, figli illegittimi, padri ritrovati, triangoli amorosi e molto di più) Jane the Virgin riesce a parlare in maniera fresca e profonda di maternità, lutto (omg!), famiglia, integrazione, emancipazione femminile e relazioni come poche altre serie comedy. Il tutto non rinunciando mai a farci divertire.