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Parola di Cane

Parola di Cane

PAROLA DI CANE

Eccoci col primo articolo di apertura di questo blog, e ovviamente mi ritrovo a fissare il foglio bianco e l’asticella verticale che lampeggia impaziente senza avere idea da che parte cominciare.

Partiamo da un assunto insindacabile: i cani parlano.

Non importa cosa dice la mia psicologa delle mie psicosi, i cani sanno parlare.

In questo mio piccolo spazio, articolo dopo articolo, vi racconterò come lo fanno, cosa dicono e come rispondergli. Parleremo di loro, dei loro bisogni e di come cercare di soddisfarli per rendere le nostre convivenze interspecifiche più piacevoli possibile. Vi racconterò di come tutto questo sia nato da un incidente: il mio cane è un incidente, sono diventata educatrice cinofila per incidente, io stessa sono un incidente. Una serie di tamponamenti a catena, e adesso vado in giro blaterando che i cani parlano.

 

Gli abbracci

Ho letto proprio di recente la notizia di una ragazza a cui il proprio cane ha quasi staccato un labbro mentre lei lo abbracciava.

Commento della proprietaria?

“Aveva un’infezione all’orecchio e io probabilmente gliel’ho toccato facendogli male.”

 

No, bella. Il tuo cane si è rotto i coglioni.

 

Altro assunto insindacabile: ai cani non piace essere abbracciati. Mai.

Cani con un’indole paziente e remissiva possono tollerarlo anche una vita intera, alcuni di loro possono addirittura imparare che non c’è niente di pericoloso in un abbraccio di un essere umano, ma toglietevi dalla testa che gli piaccia.

In linguaggio canino un abbraccio è un’aggressione. Loro quando se le vogliono menare, se lo telefonano già da lontano dirigendosi in linea retta verso il rivale, coda ritta e rigida, denti scoperti, pelo alzato, guardandolo fisso negli occhi e se l’altro non da segni di “sottomissione” (per ora usiamo questo termine) gli saltano addosso e lo circondano con le zampe per bloccarlo e morderlo.

Ora.

Immaginate la tizia oramai senza labbro. Vede il cane sulla porta, si dirige verso di lui in linea retta guardandolo fisso, magari pure sorridendo (scoprendo i denti), si china su di lui e lo abbraccia.

Notate qualche similitudine?

Magari la povera bestia gli stava comunicando il suo disagio da un po’ – tipo da anni:

Si volta da un’altra parte. “Non mi va”.

Si lecca il naso. “Non mi va”.

Socchiude gli occhi. “Non mi va”.

E questo ogni giorno.

Poi magari lei gli ha davvero toccato l’orecchio, il cane ha sentito dolore e ha concluso che quella era un’aggressione seria. E siccome la sua proprietaria ha dimostrato in più di un’occasione di non capire una ceppa nulla, gliel’ha spiegato nel modo più chiaro possibile.

 

Cominciamo a renderci conto che la comunicazione aggressiva è a tutti gli effetti un linguaggio valido ed efficace, laddove i segnali di calma (ne riparleremo fino alla noia, segnatevelo) vengano ignorati.

Ma voi, se continuaste a ripetere educatamente alla stessa persona mille volte che vi dà fastidio un certo atteggiamento e questa persona continuasse a proporlo, non vi incazzereste?

Sì, vero? Be’, pure loro.

 

Ora pensate a quante volte avete abbracciato/aggredito i vostri cani. Constatate che avete ancora tutte le vostre parti distali integre e attaccate al corpo. Concludete che vivete con un santo peloso. Non fatelo più.

 

Elena Caccavale

Elena Caccavale

Nata a Pisa nel 1980, cresciuta male fra Pisa e Cascina, migra periodicamente da un posto all'altro. Addetta alla sicurezza in aeroporto per scelta (d'altri) e cinofila a caso e per caso.

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