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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

L’altro giorno vicino a Cecina mi sono trovato male

L’altro giorno vicino a Cecina mi sono trovato male

L’altra mattina sono sceso in Maremma per incontrare i ragazzi di una radio con cui collaboro come disc jockey da ormai sei mesi, ‘reclutato’ da Luciano un mio ex compagno di università con il quale ho avuto anche una breve relazione in un momento di fragilità. Avevano organizzato un aperitivo per fare il punto sulle attività 2018, e io, pur abitando a oltre duecento chilometri di distanza, ho deciso di raggiungerli, anche perché era ora che li conoscessi di persona. Sono partito in treno dalla Liguria molto presto, sonnecchiando fino a Pisa, dove in attesa della coincidenza ho acquistato Martin Mystere, numero di dicembre-gennaio (5 euro e 70). A pagina 129 il Detective dell’impossibile (definizione più bella del mondo dopo ‘Il Diabolik di Casal De’ Pazzi’, che sarebbe Gabriele Paolini, ciao Gabriele) dice a Java: “Probabilmente, la struttura del tuo cervello è in qualche modo simile a quella di un bambino…”. Ma ti sembra una cosa da dire? In ogni caso verso le 10.30 sono arrivato a destinazione, cioè a Vada, un paesino di appena 75mila anime (ma d’estate per via dei turisti aumentano e diventano fino a 78mila, cos’e pazz’) che si chiama proprio così – ‘Vada’ – praticamente un verbo molto gentile, e in stazione ho fatto centinaia di foto al cartello col nome del paese per fare un post simpatico su Facebook ma non sono riuscito perché mi venivano in mente solo cose di un umorismo non mio (“Vado io? No no Vada lei eheh”) che avrebbe deluso tanti miei fan, soprattutto quelli esigenti del mondo del professionismo (notai, spedizionieri, lanaioli ecc.). All’aperitivo c’erano circa venti persone. Ho fatto due piacevoli chiacchiere con Luciano, che ora è assessore al demanio a Castiglioncello e nel tempo libero, splendido dilettante, si diverte a fare il direttore della radio. Per il resto non ho mangiato né bevuto niente, sono rimasto molto sulle mie, evitando tutti, soprattutto le donne. Dopo venti minuti di orologio la bevuta è finita e questi toscanacci sono corsi a pranzo dalle loro famiglie di cacciatori, conciatori e sindacalisti, gente che mangia presto, che a mezzogiorno spaccato vuole essere a tavola altrimenti alza la voce e non solo quella. Prima di salutarmi mi hanno chiesto trenta euro per fare delle magliette dell’emittente, io non ho capito bene ma avendo ritirato la mia cospicua invalidità civile giusto il giorno prima non ho fatto storie. Poi mi sono avviato al treno del ritorno rifiutando il passaggio offertomi da Mauro, il presidente della radio (si capiva che dopo voleva dei soldi per la benzina). Camminando verso la stazione mi sono goduto quei bellissimi luoghi pieni di mucche e butteri proprio come si vede nei quadri del Pascoli. Una volta in treno, molto affamato, ho divorato la forma di pane che mi ero portato da casa e poi ho sonnecchiato fino a Pisa, dove sono sceso e, in attesa della coincidenza, purtroppo ho acquistato il numero di dicembre di Internazionale. L’ho preso perché in omaggio c’era un calendario carino con degli animaletti che scherzosi è dir poco. Pinguini, orsi, scoiattoli che leggono libri. In ogni caso, avendo ormai comprato l’odiato magazine comunista, una volta a bordo mi sono messo a sfogliarlo. Tra i buoni propositi della redazione per il 2019, raccolti nell’editorialino di Giovanni De Mauro, leggo cose come ‘Rallentare’, ‘Tenere insieme vulnerabilità e resistenza’ e soprattutto ‘Spegnere il rumore’, e improvvisamente mi parte una tremenda scoreggia silenziosa e prolungata, decisamente umida e odorosa, che va ad avvolgere una coppia di obesi seduta lì vicino, e un attimo dopo mi piglia una voglia matta di passare del tempo – magari una bella vacanza in montagna – con Matteo Renzi e la sua splendida famiglia, perché persone come Matteo sono un dono di Dio, ecco cosa sono.

Niccolò Re

Niccolò Re è nato a Sarzana nel 1986.

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