ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

John Coltrane: follie del jazz

John Coltrane: follie del jazz

John Coltrane: follie del jazz.

john coltrane

Sassofono 1926-1967

John Coltrane uscì nel 1961 con My Favorite Things e scatenò un terremoto magnitudo 9.5.

Il quartetto di Coltrane trasformò un semplice valzer del musical The Sound of Music in un suggestivo e nel contempo inquietante invito alla preghiera mistica.

Sembra quasi che il sassofono soprano di Coltrane ti sradichi dalla tua dimensione per portarti in territori non convenzionali.

E fu proprio così, quando le energie astratte del bebop sembrarono esaurirsi, quando il cavallo geniale del virtuosismo strumentale sembrava quasi domato, che arrivò Coltrane a riaprire i recinti delle emozioni.

Il fenomeno Coltrane, l’uomo delle 8 ore di studio al giorno, il leggendario che conosceva più di ogni altro musicista la struttura degli accordi e che diede un impulso a tutti quelli che si orientavano verso la libertà improvvisatoria, fece ribollire il sangue del jazz.

Lo scopo di John non era quello di destabilizzare la forma, piuttosto quella di aprire nuovi orizzonti, nuove possibilità.

La musica l’aveva sempre accompagnato, orfano a dodici anni di padre (suonava l’ukulele e il violino) entrò nella banda degli scout a tredici anni, nel ’43 entrò nella Omstein School Of Music di Filadelfia, nel ’45 svolse il servizio militare alle Hawaii entrando nella banda della marina militare come clarinettista e appena tornato a Philadelphia entrò nel gruppo di Joe Webb e quindi in quello di Eddie Vinson, passando al sax tenore e dedicandosi al rhythm and blues.

John Coltrane, che prima di incidere con Miles Davis era praticamente uno sconosciuto anche per gli appassionati di jazz, ha suonato con Gillespie in big band e in sestetto tra il 1949 e 1951, e considerava quest’esperienza centrale nella sua formazione.

Lui stesso disse: «A parte i sassofonisti, per quanto riguarda le influenze musicali credo che Dizzy Gillespie e Bird furono i primi a suggerirmi l’idea dell’esplorazione musicale. È stato grazie al loro lavoro che ho iniziato a imparare le strutture musicali e gli aspetti più teorici della musica. […] Sono entrato nella big band di Dizzy nel 1949. Sono rimasto con lui dopo lo scioglimento della band per suonare nel piccolo gruppo che organizzò in seguito. […] Ho sempre avuto il problema irrisolto della comunicazione con i miei ascoltatori. A questo riguardo, suppongo sia inutile dirti quanto ammiri Dizzy Gillespie».

Coltrane incide con Miles Davis una serie di dischi ritenuti fondamentali per la creazione del Jazz moderno.

john coltrane

A proposito di Davis disse: «È stato Miles che mi ha ispirato il desiderio di essere un musicista migliore. Mi ha dato alcuni dei momenti più ascoltabili che abbia mai avuto in musica, e mi ha anche insegnato ad apprezzare la semplicità. Mi ha influenzato musicalmente da molti punti di vista. Una volta quando ascoltavo i suoi dischi volevo suonare il sax tenore come lui suonava la tromba. Ma quando sono entrato nel suo gruppo ho capito che non avrei mai suonato come lui, e credo che questo mi abbia spinto ad andare nella direzione opposta».

Nelle sedute dell’11 maggio e del 26 ottobre 1956, Davis fece suonare un’ora e mezza di musica di seguito, senza rifacimenti, quasi simulando un’esibizione dal vivo. Ne uscirono ben quattro dischi (Cookin’, Relaxin’, Workin’ e Steamin’).

Da queste registrazioni si può notare la dedizione di Coltrane nell’esplorazione del giro armonico del brano.

Nelle primissime incisioni il fraseggio è ancora tanto costruito con cura quanto banale. L’assolo in Budo è considerato come uno degli apici della carriera di Coltrane.

John Coltrane il grande maestro del jazz e della sua rinascita.

Martina Salsedo

Martina Salsedo

Musicista e cantautrice, da oltre vent'anni nel mondo e nella musica Blues Rock con i suoi Black Tunes. Martina è stata direttrice di Livorno TV e adesso di Officina di Arte e Musica e Livorno Porto Musicale, dove si occupa di dare spazio a chi ha talento ma non possibilità di espressione e crescita nel propio paese.

Articoli Correlati

Commenti