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Rahsaan Roland Kirk – Io parlo con gli spiriti.

 Rahsaan Roland Kirk – Io parlo con gli spiriti.

 

Poli-strumentista 1935-1977

È uno solo il quantico del jazz, colui che sognò quando era ancora un giovanissimo sassofonista di suonare tre strumenti a fiato tutti insieme e che lo realizzò: Rahsaan Roland Kirk.

Con Kirk sembra che la parola ”personaggio” riferito alla musica, perda quasi il suo potere.

Un genio della musica, la verità è che sapeva davvero suonare, a tal punto da essersi sperimentato l’invisibile e quelli che lui ironicamente definiva ”i miei trucchi” erano vortici vibrazionali attivi.

Parlare di sciamanesimo e musica? Ebbene con Rahsaan Kirk è realmente possibile e lo farò.

Ogni volta che esco fuori da un concerto nel quale realizzo che è stato bello, un compito perfetto, un tassello aggiunto al tour di bravi musicisti, studiato nei tempi, nell’estetica e nelle misure, a bussare al mio stomaco arriva Kirk.

Kirk arriva forte e chiaro a ricordarmi cosa significhi vivere un’esperienza musicale, cosa voglia dire creare un legame attivo di vibrazioni che vadano oltre il talento, e che ti affascinino, pervadano e rapiscano a tal punto da non pensare con la mente.

La sua musica è stata consapevolezza di parlare allo spirito e non al pubblico pagante.

Il credere fortemente di poter mettere al servizio delle persone la chiave giusta per aprire le porte della loro identità, farle parlare con se stesse, con la propria natura e regalare opportunità di sentirsi, fino in fondo, senza dover scindere più il bello e il brutto di sé.

Questo è Kirk, un’energia di originalità.

Entrò in un negozio di musica e conobbe due componenti della famiglia sax, un manzello e uno stritch, e dopo estenuanti sfide, Kirk si tramutò in una sezione di sassofoni.

La sua visione si concretizzò, Kirk suonava da solo come se fosse una sezione intera.

Negli anni aggiunse clarinetto e flauto, ma anche campanelli e altri strumenti che scopriva di esperienza in esperienza, di improvvisazione in improvvisazione.

Il suo debutto da solista arrivò nel 1961 con WE FREE KINGS, disco pazzesco capace di farti assaggiare l’estro creativo, la pienezza delle note, improvvisazioni a flauto inaspettatamente così cariche di blues e così vocalizzate da mettere a fuoco sagome mai viste prima.

L’idea del flauto jazz fu talmente messa in crisi da renderlo capace di sussurrare, mugolare, ansimare, ringhiare e sibilare sorpassando a velocità extraterrestri gruppi rock come i Jethro Tull.

Nel 1975 un’emorragia cerebrale lo fermò paralizzandone un lato, ma l’avventuroso di RIP RIG AND PANIC non poteva parlare di gente che dorme, di menti spente senza essere un esempio per gli altri e fu così che continuò a suonare con una mano sola fino a quando un secondo ictus lo uccise nel 1977 a soli 42 anni.

Rahsaan Roland Kirk ha reso il suono tattile, costantemente all’interno e all’esterno, così talmente psico-acustico da farti seguire il suo tempo e il suo spazio, un mezzo per inviarti la sua energia spirituale.

Se ancora non avete fatto il rito di iniziazione Kirk, vi consiglio di seguire il suo algysh.

 

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