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Recensione: “Vox”, Christina Dalcher

Recensione: “Vox”, Christina Dalcher

Recensione: “Vox”, Christina Dalcher

Ciao a tutti e benvenuti in questo primo articolo di un nuovo progetto legato ai libri!

Oggi parliamo di un libro molto chiacchierato, un romanzo di esordio di Christina Dalcher, “Vox”.

VOX

di Christina Dalcher

Editore : Nord

Pagine : 416

Prezzo : 19,00 €

“Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere.
Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto.
Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi.
Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.

[limite di 100 parole raggiunto]

Ogni giorno, in media, pronunciamo circa 16.000 parole.

Parole che usiamo per lavorare, per chiacchierare con gli amici per esprimere la nostra opinione.

Ma se non facciamo sentire la nostra voce, ci rimarrà solo il silenzio. “

Il romanzo è ambientato ai giorni nostri, negli Stati Uniti, quando l’avvento di un movimento Politico/religioso chiamato “della purezza” ha reintrodotto il culto vittoriano nel quale si esclude le donne dalla sfera pubblica. Inoltre, le donne protagoniste del romanzo possono pronunciare solo 100 parole al giorno, debitamente conteggiate da un contatore che indossano al polso. L’unica libertà che hanno, è poter scegliere il colore del cinturino.

Inoltre, alle donne non è più permesso leggere, scrivere, cantare, viaggiare; devono solamente essere cordiali, devote al marito e curare la famiglia.

Insomma, un vero incubo.

Il libro racconta uno scenario sempre più estremo e pieno di colpi di scena che delinea conseguenze solo per le donne. La scrittrice è riuscita con grande abilità a farmi immedesimare moltissimo nella protagonista Jean, nella sua rabbia, tensione e angoscia davanti la situazione in cui si trovano le donne “pure” e nella quale si sente di impotente.

È un racconto che rapisce, che fa arrabbiare molto e che purtroppo, non è molto “lontano” dai giorni nostri.

Vorrei non svelare altro del romanzo, ma vorrei incentrarmi in una riflessione che purtroppo è necessaria.

Durante la lettura di questo racconto, mi sono chiesta se siamo davvero lontani da questa realtà.

Davvero le donne non hanno niente da temere?

Come prima cosa, penso alle realtà orientali, dove non è una novità che le donne debbano indossare un velo, non potersi mostrare e non poter uscire se non con la presenza di un uomo accanto;

Penso alla brutalità dell’infibulazione, la famosa asportazione genitale femminile praticata in molte società dell’Africa, della penisola Araba e del sud-est asiatico, che prevede l’asportazione del clitoride e la cucitura della vulva e che viene consigliata come un sistema ritenuto utile per mantenere intatta l’illibatezza della donna.

Ma penso anche alla nostra società, che purtroppo ancora pullula di pensieri maschilisti sia sul lavoro ma anche nella vita sentimentale; basti pensare che in ambito lavorativo una donna per la stessa mansione percepisce un salario più basso in confronto ad un uomo e soffermiamoci un attimo anche ai fatti di cronaca che ancora parlano di femminicidi, delle donne che sono “di proprietà dell’uomo”.

Ma più che su questo, che sono cose verissime, ma anche dette e ridette, vorrei soffermarmi su una cosa ancor più sottile alla quale non si pensa mai, ma che sono le protagoniste di questo libro: le Parole.

Le parole definiscono una situazione, una persona. E se penso all’accezione che si dà alle parole, si evince che questa disparità uomo/donna c’è ed è sempre, purtroppo molto tangibile e vi consiglio caldamente di vedere il monologo scritto da Stefano Bartezzaghi e interpretato da Paola Coltellesi al David di Donatello 2018.

In tutto questo però devo anche dire che non sono solo gli uomini a pensare in modo maschilista, ma purtroppo siamo anche noi donne. Ed è questa la cosa che mi intristisce di più; professiamo questa disparità tutte le volte che giudichiamo, offendiamo il comportamento di un’altra donna perché diversa da noi (discorso da bar che tutte noi abbiamo sentito almeno una volta nella vita: “vestita così sembra una gran poco di buono, poi se la stuprano non è colpa dell’uomo eh, è lei che l’ha provocato e se l’è cercata, dai.”).

E’ facile intuire come anche il sistema giudiziario sia contro le donne. In particolar modo quando una donna denuncia un abuso, che sia fisico o sessuale, riceve due schiaffi morali: uno davanti alla giustizia che sta a sindacare se la violenza è veramente avvenuta con vari test medici, sta a sindacare sul come era vestita, se era ubriaca e tutte altre scusanti che non dovrebbero essere considerate come attenuanti per il nostro aggressore; il secondo schiaffo, che secondo me è quello che fa più male di tutti, è quello di essere disconosciuta da tutti, allontanata, giudicata come “la stronza” perché o “in realtà se l’è cercata” o perché “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

A mio modestissimo parere, “Vox” è un libro che fa riflettere molto e fa pensare molto.

Molti colleghi non sono rimasti soddisfatti del finale che a detta loro è molto sbrigativo e poco dettagliato… Io penso invece che sia una scelta stilistica dell’autrice: il romanzo è scritto in prima persona e si concentra molto sulle sensazioni e sulle emozioni della protagonista Jean e sui fatti che accadono a lei in prima persona; non sarebbe molto coerente quindi, raccontare per filo e per segno un avvenimento al quale la protagonista non è fisicamente presente; Quindi in realtà, mi sembra una scelta molto azzeccata questo finale ritenuto un po’ “sbrigativo” ma che per me in realtà è aperto e lascia spazio ad un grande colpo di scena e ad un grande dolore. (Non vado avanti perché lo spoiler è un reato).

Detto tutto questo: Siamo davvero tanto lontane dalla realtà che Christina Dalcher descrive? Abbiamo una voce? 

Ringrazio tutti i lettori che sono arrivati a leggere fino a qui e spero che le mie riflessioni non siano troppo fuori tema; Anzi, vi invito caldamente a leggere il libro se non lo avete ancora letto e tornare a commentare, oppure per chi ha già letto il romanzo a commentare con le vostre opinioni personali quello che pensate di “Vox”.

Spero di rincontrarvi nel prossimo articolo!

Buona Lettura a tutti!

Rachele.

Rachele Bini

Rachele, 31 anni. Una, Nessuna, centomila. Copywriter e amante della comunicazione, la scrittura è il suo pane quotidiano. Ha gestito un Ufficio Stampa per una piccola Casa Editrice Indipendente. Aspirante Giornalista, scrive per "Il Tirreno".

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