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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Michele Serra e Pippi Calzelunghe su un’amaca a discutere del “Capitale Umano”

Michele Serra e Pippi Calzelunghe  su un’amaca a discutere del “Capitale Umano”
  • Pippi Calzelughe e Michela Serra su un’amaca a discutere del “Capitale Umano”

Il fatto

Ma dove è finita l’educazione? L’episodio del ragazzino che bullizza il prof ha fatto il giro dei social e dei media.

L’agghiacciante “s’inginocchi ” ha scosso l’opinione pubblica.

I filmati sono diventati virali, ma la notizia ci stupisce veramente?

 

l’Italia unita

Non voglio entrare nel merito della vicenda che risulta talmente squallida da non essere neanche commentata. Quello, invece, che mi colpisce veramente è quanto un episodio di bullismo, in questo caso nei confronti di un docente ( non più  o meno grave di qualsiasi altro atto di bullismo rivolto a chiunque), abbia, anziché avuto l’effetto di farci fermare a riflettere, portato con sé un’ondata di aggressività ancora maggiore. I commenti disprezzanti sui social sono ormai all’ordine del giorno, per cui, ovviamente, l’andata dispregiativa nei confronti di quetsi ragazzi è arrivata, scontata e puntuale. Quasi un’umiliazione pubblica che, a torto o a ragione, è figlia di questo tempo. Twitter impazza di #bullismo contro tali ragazzi e relativi genitori, una sentenza praticamente unanime.  Una notizia  che  per una volta non ha diviso  l’opinione pubblica. Tutta l’Italia, dopo molto tempo unita, dice no al #bullismo!

 

Lo “sdraiato ” sull’ amaca: Michele Serra

Ma il lieto fine dell’Italia unita dura ben poco : un’onda (non tanto anomala ormai per questo tempo)  di aggressività pari o forse maggiore pervade sui social e i media, scagliandosi contro  il buon  vecchio Michele Serra, sdraiato sulla sua amaca .Serra rompe l’unità e  ci costringe a una riflessione piu ampia. (vedi link articolo https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/2018/04/19/news/l_amaca_di_michele_serra-194340068/)

Il dibattito si sposta immediatamente dal tema del #bullismo a quello del #classismo e #populismo. Inutile dire che ormai senza # nessun dibattito sembra essere più degno di nota.

 

 

 

Ad ognuno il suo “ismo”

Di nuovo, ci ritroviamo quindi dentro un dibattito tra “ismi”.  Perché, da sempre l’uomo sembra aver avuto così tanto bisogno di questo suffisso? Forse per la tendenza intrinseca di voler appartenere a qualcosa  o a un pensiero collettivo (comunismo, fascismo, islamismo, egoismo, femminismo, sessismo e perfino ciclismo, ) per mettere ordine e differenziarsi da qualcos’altro.

E proprio su questa differenziazione Michele Serra è stato quindi accusato, a torto o ragione, di classismo,  proprio da chi , difendendo la squadra populista, con una modalità agonistica, pari a quella Juve- Real, si è sentito offeso dall’articolo del giornalista di La Repubblica. Proprio lui che tanto era stato amato per i suoi “Sdraiati “, adolescenti fotografati perfettamente dall’occhio generazionale dell’adulto, proprio lui ironico intellettuale di sinistra, al quale dobbiamo la firma di importanti programmi televisivi, è diventato oggetto di così tanti # da non saper come fare. Ebbene sì, #bullismo viene sopraffatto  da #micheleserra,  mai stato così popolare come adesso, nonostante anni di duro lavoro.

 

 

 

 

L’Italia divisa

E così l’Italia unita si divide nuovamente . Ma paradossale diventa il ribaltamento di ruoli: propio chi accusa di classismo, ammette implicitamente una realtà classista, difendendo e rivendicando il proprio essere populista . Tutto talmente assurdo da sembrare vero.

Il dibattito diventa mediatico e gli insulti social divampano creando un ‘ondata di aggressività che fa diventare il” povero”(in questo caso lui) Serra vittima stessa di  #bullismo,  diverso, ma alla fine sempre uguale, dal quale è partito il tutto , ma del quale ormai più nessuno parla.

 

L’ aggressività mediatica è una forma di bullismo?

Con la certezza che Michele sia sopravvissuto a tale ondata di insulti, forse anche attesi e magari anche intellettualmente provocati, mi chiedo però, alla fine di questa svilente storia, perché  ci sai così tanto bisogno di aggredire, offendere, ogni volta che qualcuno la pensi diversamente da noi.

Lo sappiamo, c’è chi attraverso l’ aggressività mediatica e soprattutto social si è costruito un personaggio, diventando influencer, opinionista  e  forse anche perfino politico, chissà. Ma siamo sicuri di non far parte  anche noi nel quotidiano, dello stesso processo avvilente di aggressività gratuita e maleducazione, quando sorridiamo a una foto rubata , pubblicata su Facebook, di qualche signora sovrappeso magari vestita inappropriatamenete rosa  confetto, o copiamo e incolliamo conversazioni private sui social per deridere qualcuno?  Forse anche noi, sull’onda di un cambiamento culturale iniziato con Striscia la Notizia  arrivando a Le Iene, ci siamo abituati a una denuncia mediatica, non importa quanto approfondita, che ci porta a linciaggi  di massa su questo e quello.

E se i bulli fossimo noi?

Mi chiedo se i bulli alla fine non siamo anche noi. Noi adulti che dobbiamo dare l’esempio, ma che litighiamo sulle chat dei genitori, noi adulti sempre più chiusi in  qualche” ismo”,  noi che trasformiamo ogni dibattito in tifo da stadio, che amiamo Buffon ma alla prima e forse unica gaffe, non esitiamo a  linciarlo, noi adulti che abbiamo così bisogno di un noi e un loro. Chissà, forse Michele Serra ha avuto un ” bidone della spazzatura al posto del cuore ” come  l’arbitro  della semifinale di Champions o, forse, ha semplicemente detto la sua opinione, con la quale possiamo non essere d’accordo come non era d’accordo quel ragazzino con il suo professore. E chissà potremmo insegnare un altro modo a quel ragazzino di dire la propria opinione, esprimere il proprio disagio, senza che debba pretendere di far inginocchiare nessuno. Mi piace pensare che possa esistere un mondo in cui per controbattere  il pensiero di Michele Serra, non importi farlo inginocchiare e che proprio con il confronto culturale si possano superare degli #ismi che un giorno spererei divenissero stantii. Ma tutto si mischia e tutto diventa uguale, banalmente tutto si riduce solo una tifoseria da stadio per la quale ormai automaticamente indossiamo la maglia di un ” ismo” o di un altro.

 

Chissà cosa direbbe Pippi

Chissà cosa direbbe Pippi Calzelunghe sui bulli dell’istituto tecnico di Lucca. Lei che ha fatto della libertà e della diversità la sua fama, lei che, a suo modo, lottava contro un  sistema chiedendo fantasia e libertà , lei che, così ai margini, sceglie come amici  due fratellini borghesi. Lei che impara da loro e insegna . Chissà se si sarebbe sentita offesa dall’articolo di Michele Serra.  Se shakero un po’ i pensieri, me li immagino  insieme a chiacchierare sdraiati su un’amaca, magari la stessa, cercando di capire qualcosa di questo mondo sempre piu arrabbiato. Lei la somara maleducata e lui l’intellettuale educato. Mi piace pensare che andrebbero d’accordo vista la sana ironia che accomuna sempre entrambi. Magari riuscirebbero a non aver bisogno di nessuno # per confrontarsi ,chissà e magari tornerebbero a parlare del tema iniziale di questa vicenda, ricordate?

“Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto “

Probabilmente il  #bullismo, e la “mala education ” non appartengono a una sola classe sociale, culturale e economica , ma semplicemente cambiando contesto cambiano le modalità.  Bene lo spiegano Gassman  e Lo Cascio ne ” I nostri ragazzi”

 

e Virzì in ” Capitale Umano”.

 

Entrambi spaccati amari di una parte della nostra società che vede noi adulti assolutamete e  irremidialbilemnte responsabili della “mala education” dei nostri figli. Perché, ammettiamolo, il meccanismo è sempre lo stesso: i nostri figli, nel bene e nel male, andranno oltre quello che siamo e, se quello che siamo è individualismo puro, l’esito può essere quello dei bulli dell’istituto tecnico Lucchese o l’annichilimento morale de ” I nostri ragazzi”:  “Per voi ci siamo giocati tutto, anche il vostro futuro” dice il personaggio di Virzì in uno dei capolavori del regista.  In realtà, esistono semplicemente esiti  e manifestazioni diversi  dello stesso fenomeno e disagio  a seconda del background culturale ( che altro non è che una forma più educata e diplomatica del buon vecchio concetto di classe sociale del nostro Michele Serra) ma entrambe frutto del mondo che stiamo offrendo ai nostri figli, un mondo fatto di molti # e poco dialogo ma, soprattutto, un mondo fatto di cultura spot, poco approfondita e troppo social.

E se…

E se  non si combattesse il bullismo con il bullismo?  Se non si combattessero le armi con le armi? Se non si combattesse, l’ignoranza con l’ignoranza,? Se non si combattesse la maleducazione con la maleducazione e soprattutto non si combattesse l’individualismo con l’individualismo? Mi piace pensare che esista una strategia diversa che possa portare a un cambiamento più profondo, e che dia ai nostri figli e ai nostri nipoti degli strumenti nuovi, delle lenti con le quali guardare in modo diverso e, chissà, forse  perché sono crescita con Pippi e Michele  Serra voglio continuare ad e  a immaginarli lì, a  chiacchierare su un’ amaca con un cavallo a pois che passeggia li vicino e rimanere con  l’utopistica e forse anche un po’ anacronistica idea che quello strumento nuovo possa essere solo uno :LA CULTURA!

Serena Ricciardulli

Serena Ricciardulli

Psicoterapeuta e scrittrice. Vive nella sua amatissima Castiglioncello. Nel 2017 esce il suo romanzo di esordio "Fuori Piove" (Bonfirraro Editore). Di lei hanno scritto La Repubblica, Il Tirreno, La Nazione, Nuova Antologia, definendo il suo romanzo un successo editoriale. Adesso inizia la sua esperienza come blogger di WiP Radio.

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