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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

A ciascuno la sua lingua.

A ciascuno la sua lingua.

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A ciascuno la sua lingua.

Comunicare adesso è facile, basta considerare le millemila forme di comunicazione che abbiamo a disposizione: gesti, parole, tocchi, sguardi, immagini, video, audio ecc..

Saper comunicare correttamente è una necessità quoidiana, dobbiamo saper comunicare in ogni momento: provate a chiedere 1 etto di prosciutto al supermercato dicendo “PRR FOGLIE GNOGHOGNO”. Se funziona, spiegatemi come si fa.

corso_comunicazioneTanto per fare una citazione che piace tanto alla GGGente “le parole sono importanti”.

Ed è con le parole che in questi ultimi giorni ho qualche problema: no, non sto diventando dislessico o analfabeta, mi sto semplicemente riferendo ad alcuni piccoli episodi avvenuti nel magico mondo di internet.

Facebook, per essere precisi.

Qualche giorno fa ci siamo ritrovati “petaloso” fra i coglioni, la simpatica parola scritta da un fanciullo la cui parolemaestra ha scritto in una lettera indirizzata all’Accademia della Crusca, noto istituto per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana.

Una nuova parola (se ci saranno i presupposti –speriamo di no -) sulla bocca di tutti.

Sono cattivo se dico che questo povero bambino è pericolosamente sopravvalutato?

Forse sì, ma ho i miei buoni motivi legati ad un vecchio ricordo.

Alle elementari, in un esercizio di italiano che aveva a che fare con un testo su un libro, scrissi la parola “sgamato” (voce del verbo Sgamare = scoprire, beccare, cogliere sul fatto).

Appena le maestre lessero quella parola mi guardarono con una evidente faccia perplessa, chiedendomi dove avessi sentito quella parola e cosa significasse.

Dissi che in casa l’avevo sentita spesso e significava quanto scritto sopra.

La vicenda finì lì, nessuna lettera, nessun elogio, niente di niente.

Solo un’espressione strana di una maestra che diceva “questo mangia la minestra con la forchetta” (che poi è anche vero, ma questa è un’altra storia).

Sgamare comunque non è una parola a caso, Sgamare è presente nel linguaggio comune (almeno in questa zona) con tutte le sue sfaccettature: Sgamare è la sua forma base, poi c’è “Sgamoso” che indica un modo di fare, un contesto non proprio lecito che per le sue caratteristiche è “facilmente scopribile”, al contrario invece “Antisgamo” che indica un modo di fare o un contesto che sia facile tenere nascosto ad esempio da persone sbagliate; ad esempio, “la sitoplus è una marmitta antisgamo” significa che la marmitta per scooter Sitoplus è una marmitta per la quale difficilmente le forze dell’ordine romperanno i coglioni con l’omologazione.

Questo bimbetto invece inventa una parola e si ritrova intervistato al TG1.
downloadEd è un problema un po’ diffuso in tutte le nuove generazioni, considerare ogni cosa che fanno degna di nota, speciale.
Così abbiamo una generazione di giovani sopravvalutati che alla prima difficoltà si tuffano di testa da una finestra perché quella bravura e perfezione a cui erano abituati è magicamente sparita.

Ma questo non è l’unico problema recente che ho con le parole della lingua italiana.

Giusto ieri mi sono imbattuto in un’immagine proveniente da un gruppetto di nuovi fascisti (purtroppo ci sono, quando l’ignoranza dilaga succedono anche queste robe) su facebook nella quale si intimava il lettore a smettere di usare parole anglofone al posto di quelle italiane (ad esempio Schermo al posto di Display, Attività commerciale al posto di Business, Pettegolezzo al posto di Gossip).

Qui ci sono due questioni da affrontare.

La prima, più semplice: se una determinata cosa nasce in una parte di mondo in cui si parla una determinata lingua, perché non posso utilizzarla nel mio vocabolario?
Se si chiama Display perché chi l’ha inventato l’ha chiamato così, perché non devo usare quella parola?

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La seconda questione, che smaschera tutta l’ipocrisia e il delirio di certe persone, riguarda le nostre parole in altre lingue:

Nella musica (quella classica soprattutto) i termini per definire una variazione o uno stile di una melodia sono tutti italiani; andante, forte, adagio sono tutte parole utilizzate sugli spartiti di tutte le opere musicali, famose e sconosciute.

Inoltre è anche facile sentire qualcuno complimentarsi con qualcun altro con la parola “Bravo!”.

Eppure loro non hanno mai protestato… che la loro lingua sia una lingua di serie B?

Daniele Raddino

Daniele Raddino

Daniele Raddino, classe 1992. Fotografo in fase di crescita, quando ripone la reflex sperpera il tempo libero con uno strumento musicale o sull'internet, tra blog e video a caso. Adora il tiramisù, la musica di una volta e il suono vigoroso di un motore potente.

 Collabora con WiP Radio scrivendo in un blog, commentando - senza peli sulla lingua - il mondo che lo circonda grazie alla capacità d'osservazione acquisita durante le sue piccole avventure fotografiche quotidiane.

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