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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Cinquanta sfumature di Twilight

Cinquanta sfumature di Twilight

Lifestyle Factory

Cinquanta sfumature di Twilight. Quando pensavi di vedere un film brutto e invece ti ritrovi a vedere un film brutto brutto. (PARTE 1)

Premessa 1: mi sono rifiutata di spendere denaro per la visione del suddetto film, non ho speso per l’amatissimo Tarantino, figuriamoci per questa “cosa qui”.

Premessa 2: si dice che per criticare qualcosa bisogna conoscerla, ma il libro no, non ce la faccio a leggerlo, fatevi bastare il fatto che ho perso un paio di ore della mia vita guardando un’amenità.

Premessa 3: agli uomini viene detto di prendere con le pinze le mirabolanti gesta erotiche dei film porno, alle donne invece sconsiglio questo film, vi spiegherò poi il perché.

Arrivo sempre in ritardo, e anche in questo caso, dopo due mesi dall’uscita dell’attesissimo “Cinquanta sfumature di grigio”, mi ritrovo a farmi la domanda che ogni donna intelligente (momento di autostima) prima o poi si è posta: lo guardo o non lo guardo?

Torniamo indietro di qualche mese… Come tutti sapranno, da anni a questa parte, la scuola italiana ha inventato un modo estremamente intelligente per far leggere ai giovani studenti almeno qualche libro a loro scelta, dando loro il compito della “scheda del libro mensile”, riassunto e analisi scritta della storia da consergnare all’insegnante; una pratica che tenta (invano) di arricchire il lessico e aprire le menti dei più giovani. Mia madre, insegnante di lettere, mi fa: “Ma lo sai quante ragazze mi portano schede del libro su quella storia lì… quella un po’ piccante… MAOCCCOS’E’?”. Ecco appunto, che cos’è? Non avendo letto personalmente niente della Signora Erika Leonard, l’autrice di questo succesSsone, non potevo far altro che ascoltare le testimonianze dei fortunatissimi lettori della saga. Orde di donne dalla trentina alla cinquantina eccitatissime, infervorate perché finalmente qualcuno aveva parlato dei loro desideri (sessuali???) più nascosti, delle fantasie più perverse, neofemministe convinte che “ehi uomo, si fa così, capito?”. Dall’altra donne dubbiose, talvolta anche sconcertate, dal fenomeno letterario mondiale del momento. Quello che ho capito io, riassumendo il tutto, è che si tratta di una trilogia incentrata sulla vita romantico/erotica di questo Grey e di questa (rimbambita – termine che ripeterò spesso) Anastasia. Una storia alla vorrei ma non posso: l’autrice voleva fare scalpore raccontando di pratiche BDMS (bondage, dominazione, masochismo, sadismo) ma ai più è sembrata una barzelletta, un po’ come quando cerchi di fare un vaso di argilla su quell’aggeggio che gira e ti viene una roba moscia accartocciata su se stessa. In poche parole il più l’ha fatto il marketing promettendo fuoco e fiamme, invece era un petardo.

Ma veniamo (ahahahah!) al film.

Inizia tutto con un tipo che corre di primo mattino tutto incappucciato e convintissimo in un’atmosfera cittadina, attenzione, tutta GRIGIA. Immagino gli urlettini eccitati delle donne in sala appena vedono il solito tizio rientrare in camera e cercare in un cassetto di cravatte TUTTE GRIGIE quella perfetta per lui.

cravattedigrey

E poi ecco lei, la rincoglionita, una comunissima ragazzotta che esce da una università mentre piove e si avvicina ad un maggiolone Volkswagen vecchio modello da rottamazione immediata, mentre lui ha l’autista che gli apre la portiera della Limousine, come dire che non esistono altri mezzi cinematografici per far capire che lui è ricco sfondato e lei è una poraccia sfigata. Già mi girano i coglioni, così, perché i cliché proprio non mi vanno giù. Senza parlare del fatto che hanno deciso che per far capire la differenza di estrazione sociale, lei si deve vestire demmerda come una che va a mungere le vacche, e lui invece ha Armani nascosto nella cabina armadio che gli passa i completi (GRIGI). Insomma lei torna a casa da una tizia, sua amica, che deve intervistare il signor Grey ma è malata; siccome non esiste al mondo di prendere un altro appuntamento, lei ci manda proprio Anastasia, che appena arriva all’indirizzo… ripresa dal basso del mega palazzone di proprietà del riccone… richiami fallici come se non ci fosse un domani… tristezza infinita della sottoscritta che si immagina il regista insieme ai suoi collaboratori in una stanza a fare brain storming: “Ehi, ma sai che potremmo fare? Facciamo una bella ripresa dal basso del Palazzo Grey così la gente capisce che lui è GRAAAAAANDE in tutto!” e giù applausi e pacche sulle spalle e amaro Averna.

compensazioni

Ma andiamo avanti. Lei arriva alla reception dell’ufficio personale del Grey e ovviamente sono tutte donne figherrime con lo chignon ad un’altezza improbabile e vestite… di grigio sì, mentre lei ha le Dr. Martens e una camicia a fiori, la solita che usa per mungere le vacche; ovviamente si sente incredibilmente fuori luogo, chissà perché. Una delle segretarissime la invita ad entrare nell’ufficio del tipo e siccome non era ancora chiaro il concetto che lei è veramente una disgraziata, apre la porta e inciampa in uno scalino immaginario o le si incrociano direttamente i piedi (scegliete voi la versione che preferite) e fittona per terra. Roba da frantumarsi gli incisivi.

ghignata

Lui si gira stupito e svolazza verso quel rumore fastidiosissimo chiedendole se si è fatta male, ed ecco la prima scena da Twilight: lei alza lo sguardo, lo vede, ed è amore. Da qui in poi sarà sempre così, non scherzo. Lei avrà sempre quell’espressione propria della rana pescatrice e lui l’espressione di chi soffre di stipsi cronica. Siamo a 5 minuti di film e già sappiamo che è un riadattamento di Cenerentola, e pensandoci a fondo verrebbe da dire che il 99,99% dei film per donne sono più o meno così. Lei, superata l’incredibile figura demmerda si rialza malamente, si siede, accende il registratore e si accorge che nel volo supersonico appena fatto è volata con lei anche la penna, questa però verso mondi sconosciuti, per cui decide di mettersi a fissare la pila di matite sulla scrivana del Grey come un bambino di fronte al banco dei brigidini alla fiera, lui se ne accorge, le rimanda uno sguardo di pena assoluta, povera scema, e gliene porge una. Ma la poracciata epica arriva adesso, lui ha le matite tutte marchiate “Grey”.

matitone

Ennesimo momento di immaginazione: la solita sala per il brainstorming della regia, con gente che si gratta la testa per cercare nuove geniali idee. Immagino sia il solito tipo di prima a proporre: “Ehi, ma sai che figata le matite nell’ufficio marchiate tutte Grey!” E il regista: “Presto! Chiamate l’assistente di scena! Che siano preparate le matite!”. Amarezza. Insomma lei dice che deve scrivere questo articolo in previsione della cerimonia dei diplomi a cui il suddetto Grey dovrà tenere un discorso, poi comincia a fare delle domande da inviato speciale di Topolino, tipo: “Deve essere tanto difficile essere così giovani ed avere un impero di aziende così grande”, e lui ovviamente si sfava tantissimo, la guarda come dire “e questa studia pure giornalismo, ma chi me l’ha fatto fare di farmi intervistare da questa mentecatta…”, fino a che non viene fuori che lui è un maniaco del controllo a cui piacciono svariate attività fisiche. E qui chiunque con un minimo di buon senso avrebbe capito l’allusione, invece lei no, perché probabilmente oltre ad essere super sfigata è anche super scema e decide di mettersi languidamente la matita in bocca e guardare cerbiattosa il Grey.

recitazionepessima

A lui parte l’ormone e decide che lei le piace abbestia (cioè solo per ‘sta cosa della matita? Sì.) e avvia la modalità stalker offrendole un programma di intership nelle sue aziende che lei rifiuterà perche ha l’autostima di un criceto solo in una gabbia piena di porcellini d’India. L’intervista finisce con tre domande scarse e con Anastasia in preda a ondate di calore stile menopausa.

poraccia

La vita della poveretta continua inutile per giorni fino a che Grey non si presenta nella solita modalità stalker, occhi sbarrati e battute a sfondo sessuale, nel negozio di ferramenta dove lei lavora. Sì, non c’è mai fine all’essere poraccia per Anastasia, le altre sono tutte commesse di Zara, lei invece vende le brugole.

brugole

Lui le chiede corde, nastro adesivo e fascette fermacavi come un perfetto serial killer e lei non fa una piega. Poi arriva un altro commesso figo e con due spalle a granbiscotto che tocca casualmente Anastasia ed ecco che Grey punta con lo sguardo il povero malcapitato, evidentemente in preda ad una gelosia/possessione inconcepibile per lo spettatore.

donttouchmyanastasia

Dopodiché allunga ad Anastasia il biglietto da visita con la scusa di farsi fare delle foto per l’articolo per il quale è stato “intervistato” e l’abbandona lasciandola con l’ennesima ondata di calore.

Da qui in poi gli autori devono cominciare a far capire al pubblico che Grey ha degli interessi BDSM, e qui arriva il problema.

CONTINUA…

Fedra Guglielmi

Fedra Guglielmi

Blogger di WiP Radio con la sua rubrica "Lifestyle Factory".

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