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“Raperonzolo” – FRATELLI GRIMM

“Raperonzolo” – FRATELLI GRIMM

raperonzoloRaperonzolo è una fiaba tradizionale europea, pubblicata per la prima volta dai fratelli Grimm nella raccolta Fiabe (Kinder- und Hausmärchen, 1812-1822) col titolo originale Rapunzel.

La strega di questa fiaba si chiama “Dama Gothel”, cioè “madrina” in tedesco. Personifica il genitore iperprotettivo e per questo vi sono spesso interpretazioni secondo cui questo personaggio non sarebbe poi così tanto negativo.

Secondo alcune credenze popolari, sarebbe pericoloso negare a una donna incinta i cibi desiderati e i familiari sarebbero capaci di andare fino in capo al mondo per procurargliene. Il desiderio di verdure e vegetali può indicare una carenza di vitamine.

L’accordo impari con cui si apre la storia è caratteristica comune di molte fiabe. Si vedano, per esempio, Jack e la pianta di fagioli, dove Jack vende una mucca per un pugno di fagioli, o La Bella e la Bestia, dove Bella viene consegnata alla Bestia in cambio di una rosa.

Il motivo della fanciulla rinchiusa in una torre può essere facilmente ricondotto alla figura mitologica di Danae. Ma esistono altre storie che ricordano molto più da vicino la fiaba dei fratelli Grimm.

Ne Lo cunto de li cunti (1634), conosciuto ora come Pentamerone, di Giambattista Basile si trova una fiaba intitolata Petrosinella che narra una storia simile a quella dei fratelli Grimm, a cui probabilmente essi s’ispirarono. Nella storia di Basile una donna incinta desidera mangiare del prezzemolo (da cui deriva, in napoletano, il nome di “Petrosinella”) che si trova nel giardino di un’orchessa, che poi la cattura e le fa promettere, in cambio della vita, di darle la sua bambina una volta nata. Anche qui c’è l’incontro tra la ragazza e il principe, che viene descritto in maniera piuttosto “piccante”.

Nel 1698 Mademoiselle de la Force scrisse una fiaba simile, dal titolo Persinette, pubblicata nella raccolta Les Contes des Contes. Qui, come nella prima versione dei fratelli Grimm, la fanciulla rimane incinta del principe prima di progettare la fuga dalla torre.

  • Nella raccolta Fiabe Italiane (1956) di Italo Calvino, si racconta una fiaba simile a quella di Raperonzolo, intitolata Il Principe Canarino, in cui una principessa viene imprigionata in una torre a causa della gelosia materna.
  • Puddocky, una fiaba di origini tedesche, inizia con una fanciulla che cade nelle grinfie di una strega per aver chiesto alla madre di sottrarle del cibo.
  • La fiaba italiana Prunella (Prezzemolina, nella versione di Italo Calvino) narra di una fanciulla che ruba del cibo e che viene per questo catturata da una strega.
  • Bianca-comu-nivi, Rossa comu focu è una fiaba siciliana che narra una storia simile a quella di Raperonzolo.
  • Anthousa, Xanthousa, Chrisomalousa è una fiaba greca, narrata dal punto di vista dell’eroe, che insieme all’eroina fugge dalla strega, la quale però opera su di loro un maleficio.
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“Raperonzolo” – FRATELLI GRIMM by Ernesto Macchioni is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 4.0 International
Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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