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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Gauguin a Tahiti – Il Paradiso Perduto

Gauguin a Tahiti – Il Paradiso Perduto

“Gauguin a Tahiti – Il Paradiso Perduto” è il titolo del nuovo film-documentario in arrivo nelle sale cinematografiche solo per tre giorni, il 25, 26 e 27 marzo 2019.

 

Gauguin

Le origini

Paul Gauguin nacque a Parigi il 7 giugno 1848 da Clovis Gauguin e Aline Chazal. In seguito alle vicende politiche parigine, il padre Clovis, in quanto redattore di “Le National”, giornale di tendenza repubblicana, fu costretto ad abbandonare la Francia. Questo perché tale rivista si era schierata contro l’elezione di Luigi Napoleone. Clovis e la famiglia si imbarcarono verso il Perù ma, durante la traversata, egli morì. Aline e Paul vissero alcuni anni in Perù presso uno zio della donna. Nel 1855, sempre a causa di problemi politici e di pressanti problemi familiari, si trovarono a dover fare rientro in Francia. Paul iniziò a studiare in un collegio, ma il suo rendimento mediocre non gli consentì di entrare nella Scuola Navale come desiderava. Decise quindi, nel 1865, di imbarcarsi come marinaio su una nave mercantile.

A bordo del mercantile Luzitano, Gauguin ebbe la possibilità di girare il mondo scoprendo Rio de Janeiro e l’India. Purtroppo, seppe all’improvviso della morte della madre con la quale aveva costruito un rapporto insostituibile. Questo lo portò a rientrare in Francia dove si ritrovò a combattere la sanguinosa guerra franco-prussiana.

La scoperta dell’arte 

E’ in questo periodo che Paul si avvicina all’arte. Ciò avvenne grazie a Gustave Arosa, l’uomo con cui la madre aveva avuto una relazione non appena tornati in Francia e che quest’ultima aveva nominato come suo tutore. Gauguin, tramite Arosa, trovò un impiego come commesso presso l’agenzia di cambio Bertin. Inoltre, nel novembre del 1873, sposò una ragazza danese di nome Mette Sophie Gad, la quale gli diede ben cinque figli.

In questo periodo, la passione per le Belle Arti si accese ancor più. Seguendo l’esempio di Arosa, iniziò ad acquistare dipinti contemporanei, prediligendo quadri impressionisti. All’epoca, il gruppo impressionista era particolarmente criticato. Questo non scoraggiò Gauguin che non perse mai l’occasione per collezionare opere appartenenti a tale corrente. Paul si rese conto che l’Arte era ormai diventata l’unica cosa in grado di gratificarlo. Imparò, così, a dipingere grazie all’iniziale aiuto della figlia di Arosa, pittrice dilettante, e in seguito frequentando l’accademia Colarossi.

Gauguin

L’amicizia coi pittori impressionisti

L’amicizia con Cézanne, Degas e, soprattutto, quella con Pissarro convinsero Gauguin che l’Arte non fosse solo un passatempo. Sebbene la moglie fosse preoccupata che questa passione avesse acquisito una certa priorità, egli decise di approfittare del licenziamento dall’azienda, in seguito ad un pesante crollo finanziario, per consacrare la propria vita alla pittura.

Paul e famiglia, non disponendo più delle risorse necessarie per tirare avanti, si trasferirono a Rouen da Pissarro. Qui Gauguin cercò di guadagnarsi da vivere vendendo alcuni suoi quadri. Amareggiata dal nuovo stile di vita, la moglie Mette fece ritorno a Copenaghen dove ben presto il marito la seguì iniziando a lavorare come rappresentante di tele impermeabili. Purtroppo, gli affari andarono nuovamente male e, emarginato da Mette e non amando minimamente la Danimarca, Paul fece ritorno a Parigi in compagnia del figlio Clovis.

Gauguin

Da questo momento in poi inizierà un periodo tutt’altro che roseo per Paul Gauguin. Egli, nonostante gli sforzi, non riuscirà a far apprezzare la sua arte nel contesto parigino. Decise così di trovare un modo per mettere da parte una cospicua somma per potersi ritirare a Tahiti. Per lui, Tahiti era un luogo che rappresentava un vero e proprio paradiso terrestre, ben lontano dalla società civilizzata e l’ideale per realizzare i suoi progetti artistici. L’occasione per ottenere la cifra in grado di consentirgli di realizzare il suo sogno si presentò con un’asta tenutasi a Parigi il 23 febbraio 1891, la quale gli fruttò ben novemila franchi.

L’arrivo a Tahiti

 

Il 28 giugno 1891, dopo un viaggio durato ben sessantacinque giorni, Gauguin sbarcò a Papeete, capoluogo di Tahiti, dove assisterà ai funerali di Pomaré V, l’ultimo sovrano indigeno di Tahiti. Questo porterà l’amministrazione in mani francesi contagiando il luogo con costumi europei e costringendo un indignato Paul Gauguin a trasferirsi in una capanna nel piccolo ed incontaminato villaggio di Mataiea. Cominciò così a dipingere tutto ciò che vedeva, dai paesaggi alle persone, facendo particolare attenzione ai colori, alla luce e a tutte le abitudini e alle peculiarità fisiche degli abitanti.

Gauguin  Gauguin

Come si può notare dai quadri sopra riportati, Paul iniziò a realizzare dei dipinti che vedevano protagoniste donne maori rappresentate nude o con semplici abiti, con i loro corpi robusti e la pelle ambrata e con particolari espressioni del volto che suscitavano talvolta fascino e mistero.

Lo spirito dei morti veglia

 

Gli indigeni erano convinti che gli spiriti dei morti si presentassero di notte per spaventare i vivi e questa credenza portò Gauguin a realizzare “lo spirito dei morti veglia”.

Gauguin

Opera che rievoca la famosa “Olympia” di Manet della quale avevo già parlato nel mio precedente articolo. In questo caso però, il sensuale nudo dell’opera di Manet viene sostituito con una fanciulla dallo sguardo innocente alle cui spalle compare il “tupapau” ovvero lo spirito dei morti che qui figura come una presenza incappucciata di nero con gli occhi gialli.

 

Il ritorno a Parigi

Dopo aver realizzato numerose opere, sia quadri che sculture, Gauguin decise, dopo due anni, di fare ritorno a Parigi nella speranza di far conoscere il frutto del suo lavoro che era a suo avviso originale e innovativo. Tuttavia l’effetto non fu quello sperato, le sue opere vennero definite barbare e selvagge ed ebbero uno scarsissimo riscontro commerciale. Questo portò l’artista a scrivere un’autobiografia (che chiamerà “Noa Noa”, un’allusione al profumo dell’isola) per cercare di spiegare tutto ciò che lo aveva ispirato durante il suo percorso polinesiano. Purtroppo nemmeno il manoscritto riscosse successo e, in seguito ad altre delusioni avvenute nel corso del suo soggiorno, nella mente di Gauguin si fece strada l’idea di un suo ritorno a Tahiti.

 

Prima di fare nuovamente ritorno a Tahiti però, Paul realizza “Oviri”, l’ultima e la più grande delle sue ceramiche il cui nome significa letteralmente “selvaggio”.

 

Gauguin

La scultura rappresenta un nudo di donna caratterizzata da una grande testa e da occhi sporgenti. Essa stringe al fianco un lupacchiotto mentre con i piedi schiaccia un lupo in un lago di sangue. Oviri è dunque un simbolo dal doppio valore: è sia colei che uccide ma allo stesso tempo è colei che dà la vita.

Il secondo soggiorno a Tahiti

Nel luglio del 1895 Gauguin fece ritorno a Tahiti, stavolta con l’intento di restarvi fino alla fine dei suoi giorni. In questo periodo cercò di realizzare delle opere caratterizzate dalla fusione tra la cultura europea e quella polinesiana. L’anno seguente ebbe una figlia da una donna di nome Pahura, ma la bambina morì purtroppo poco tempo dopo e ciò lo portò a dipingere “La nascita di Cristo”.

 

Gauguin

Per la decorazione e la composizione, richiama molto la sua precedente tela “lo spirito dei morti veglia”. In altre tele dello stesso periodo, Gauguin, sebbene sfruttando ambientazioni diverse, realizzò opere che vedevano come protagonisti dei personaggi accomunati da un sentimento di malinconia e nostalgia, come se il pittore volesse in qualche modo evocare la figlia morta.

Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?

Nel 1897 Gauguin, dopo un primo tentativo di suicidio e dopo la morte della prediletta secondogenita Aline, realizzò “Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?”, una tela dalle dimensioni imponenti che voleva essere una riflessione sull’esistenza e alla quale lavorò instancabilmente per un mese. Ritenendosi però incapace di finirla, tentò nuovamente il suicidio ingerendo arsenico ma nemmeno stavolta il tentativo andò a buon fine.

 

Gauguin

L’interpretazione di questo suo famoso quadro viene fornita da Gauguin stesso in un suo testo:

“Ai due angoli in alto, dipinti in giallo cromo, reca il titolo a sinistra e la mia firma a destra, come un affresco guasto agli angoli applicato su di un fondo oro. A destra, in basso, un bambino addormentato e tre donne sedute. Due figure vestite di porpora si confidano i propri pensieri. Una grande figura accovacciata , che elude volutamente le leggi della prospettiva, leva il braccio e guarda attonita le due donne che osano pensare al loro destino. Al centro una figura coglie frutti. Due gatti accanto a un fanciullo. Una capra bianca. Un idolo, con le braccia alzate misteriosamente e ritmicamente, sembra additare l’aldilà. Una fanciulla seduta pare ascoltare l’idolo. Infine una vecchia, prossima alla morte, placata e presa dai suoi pensieri, completa la storia, mentre uno strano uccello bianco, che tiene una lucertola con gli artigli, rappresenta la vanità delle parole. Tutto ciò accade lungo un ruscello, sotto gli alberi. In fondo è il mare e le cime dell’isola vicina. Malgrado i diversi motivi di colore, il tono del paesaggio è tutto blu e verde veronese. Su questo fondo tutti i nudi staccano in vivo arancione”

Gli ultimi anni

Gauguin, negli ultimi anni della sua vita, scelse di trasferirsi a Hiva Oa, nelle Marchesi, e questo perché la vita da quelle parti era meno costosa e soprattutto perché vi erano paesaggi nuovi e più selvaggi da scoprire. Ad ogni modo fu un periodo tormentato per la vita del pittore in quanto per lui si alternarono momenti sereni e di integrazione a momenti di inattività a causa dei problemi di salute e per vicende che lo videro impegnato nella difesa dei diritti degli indigeni contro le autorità della colonia e che gli costarono anche tre mesi di prigione.

Tuttavia Paul Gauguin non scontò mai questa pena: l’8 maggio 1903 venne trovato morto nel suo letto a causa della sifilide. Venne sepolto nel cimitero della chiesa della missione senza neppure una lastra che ne riportasse il nome e solo dopo vent’anni fu ritrovata la sua tomba dove fu posta una lapide con su scritto, semplicemente, “Paul Gauguin, 1903”.

Come sempre, per chi fosse interessato, lascio il link con le varie informazioni e il trailer del film:

http://www.nexodigital.it/gauguin-a-tahiti-il-paradiso-perduto/

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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