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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Attivazione Mentale

Attivazione Mentale

Succedono cose strane intorno alla campana dei 40.

Tipo.

Viene voglia di bricolage. Solo che l’ultima volta che ho provato a piantare un chiodo e appendere un quadro ho quasi demolito una parete portante di casa e ho lasciato perdere.


L’ikea non basta più. Quindi ho cominciato a fare lunghe passeggiate all’obi comprando attrezzi di cui a tutt’oggi ignoro l’utilità e sono potenzialmente letali per me e chiunque altro nel raggio di otto chilometri da me.

Visto che il cane e il gatto condividono questa tendenza all’automutilazione, ho deciso di fare “cose” per loro, chiamandola con coraggio e sfrontatezza “giochi di attivazione mentale”.

Parliamo un po’ di questa attività, cos’è, quali sono i suoi benefici, chi la può fare e come si fa, visto che ultimamente è diventata di moda.

Innanzitutto già il nome secondo me è fuorviante; fa pensare ad un interruttore che accende qualcosa mentre invece il termine originale “problem solving” è più centrato. Difatti proprio di questo si tratta: giochi, puzzle in cui viene nascosto del cibo da trovare usando muso, zampe e cervello che pongono al cane un problema da risolvere in autonomia.

E perché dovrei stressare il mio cane con problemi e puzzle? Ho lanciato nel muro cubi di rubrik e ribaltato tavolini con i puzzle di Escher per la frustrazione.

Risposta semplice, perché gli fa bene.

Se tu fossi stato capace di risolvere il cubo e finire il puzzle, avresti provato soddisfazione e compiacimento, saresti stato stanco ma soddisfatto.

La stessa cosa vale per i cani: risolvere il problema aumenta l’autostima, la fiducia in sé stessi, l’autocontrollo (il cane impara a dirsi “ok, fermi tutti, ragioniamo”) e il rapporto col proprietario che viene visto come uno figo che ci propone cose divertenti.

Lo stanca, si, perché un po’ di stress ci vuole, ma in modo positivo: impara a gestirlo, tutto sta nel proporre problemi alla sua portata, partendo da giochi semplici e aumentando la difficoltà progressivamente. (Tu, quindi, la prossima volta non partire dai puzzle da diecimila pezzi di Escher, ci sono quelli della Disney coi pezzettoni grossi… Il principio è il medesimo.)

L’attivazione mentale deve essere svolta in un ambiente tranquillo, dove non ci siano stimoli diversi e alla presenza del proprietario che non deve fornire nessun tipo di aiuto. Le prime volte potremmo osservare il nostro cane in difficoltà tornare da noi, cercare di farsi aiutare e lanciare tutta una serie di segnali calmanti: il nostro ruolo non è di semplice osservazione, possiamo incoraggiarlo facendo un passo verso il gioco, indicarglielo, ma senza mai dare ordini, nè premiarlo alla fine. Il premio è insito nella soluzione del gioco e nell’autoprocurarsi il cibo nascosto. Un “bravo” e una pacca possono bastare.

Di solito consiglio sempre di essere seguiti da un esperto per ogni attività che si voglia intraprendere col cane, perché a far da soli di solito si rischia di far danni: metterlo di fronte a un problema troppo difficile per lui potrebbe procurargli solo frustrazione e niente divertimento (cosa che rendeva anche Jack furioso, se vi ricordate Shining).

Un buon gioco di problem solving non dovrebbe impiegare più di qualche minuto ad essere risolto, se così non fosse, andrebbe fatto un passo indietro e proporne uno più facile per gratificare il cane. Mi sento di dire però che il gioco del tappetino (o un canovaccio) arrotolato, delle scatole da aprire sono talmente di facile reperibilità e soluzione da poter essere fatti anche a casa, anche un neofita può accorgersi se il suo peloso è contento, scodinzolante e propositivo quando si tirano fuori. Oltre, ovviamente, è necessaria un po’ d’assistenza tecnica.


Non vi azzardate a pensare che siccome il cane si stanca a farla, l’attivazione mentale possa essere un sostituto per la passeggiata quando piove e voi non avete voglia di alzare il culo dal divano. La passeggiata è necessaria in quanto rientra in una sfera tutta diversa: ci corre la stessa differenza fra un bambino che gioca alla playstation tutto il giorno oppure va fuori a farsi una bella partita a pallone con gli amici.

Il problem solving è utile sia a cani anziani un po’ apatici per mantenerli giovani mentalmente sia a cani giovani o iperattivi che si fa un po’ fatica a calmare e a tutti i cani fra questi due estremi, cani timidi e insicuri che hanno bisogno di credere un po’ in loro stessi oppure cani semplicemente un po’ annoiati, costretti magari all’immobilità forzata a seguito di un intervento o una malattia e chi più ne ha, più ne metta. Insomma fa un po’ bene a tutti ma non è la panacea di qualsiasi problema comportamentale: è e resta sempre un’attività ludica da affiancare a tutto il resto.

Con Milla ne abbiamo fatto parecchio quando era costretta da punti graffette e fasciatura al riposo forzato dopo essersi quasi divelta un polpastrello. Il risultato è stato che ora sa aprire lo sportello della cucina dietro al quale c’è il sacchetto dell’umido. Problem solving applicato, anche se sospetto una concertazione a delinquere con la gatta (si, anche i gatti possono fare attivazione mentale)

È giusto allenare la mente oltre che il corpo, ma ricordate sempre che il vostro cane ha bisogno di entrambe le cose.

Elena Caccavale

Elena Caccavale

Nata a Pisa nel 1980, cresciuta male fra Pisa e Cascina, migra periodicamente da un posto all'altro. Addetta alla sicurezza in aeroporto per scelta (d'altri) e cinofila a caso e per caso.

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