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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Analfabetismo funzionale?

Analfabetismo funzionale?

ANALFABETISMO FUNZIONALE?

Tutti conosciamo il clima di incertezza che in questi ultimi anni ha caratterizzato il mondo dopo una serie infinita di attentati che si nascondono sotto il mantello protettivo del fondamentalismo islamico, il comprensibile timore, le reazioni spesso razziste e xenofobe (sono tutti uguali…) o talvolta democratiche e partecipative (non ci fanno paura, siamo idealmente più forti…). Quello che colpisce di più invece è che ogni starnuto venga classificato come “terrorismo islamico” da un’opinione pubblica ormai drogata dai professionisti della paura.

È di due giorni fa la notizia a Münster, città tedesca, di un furgone che l’autista ha lanciato su ignari passanti, uccidendone tre. Massimo allarme ovviamente, ma le autorità di polizia tedesche dichiarano e il tutto viene riportato correttamente sui giornali che l’ “attentatore” (che si è suicidato) è un tedesco di 49 anni con un passato di problemi psichiatrici. Uno che ha voluto farla finita trascinando con se tre povere vittime innocenti. Attenzione, tutto ben scritto e spiegato nell’articolo, lo capisce anche un bambino delle scuole elementari. Mi metto a leggere i commenti dei “leoni da tastiera” per puro masochismo. Decine di tastieristi che scrivono “lo vedete cosa vuol dire far entrare i clandestini?”, “ecco una risorsa boldriniana” (ora che non c’è più la Boldrini come faranno?), “buttate fuori questi sporchi islamici” e riporto solo i più decenti. Qualche volenteroso della tastiera , abituato alle cause perse, cerca di rispondere (subissato immediatamente da rutti e pernacchie), “ma cosa c’entra? Ma avete letto l’articolo?”. Questi volenterosi che vogliono redimere il mondo non hanno capito che ai suddetti tastieristi non importa nulla dell’articolo che spesso non riescono a leggere, non gli importa nulla né del tedesco né delle vittime, seguono a prescindere i loro fantasmi mentali, non sanno riconoscere un messaggio che deroghi dalle loro ossessioni mentali. E questo ti fa venire il dubbio molesto (subito ricacciato indietro, per carità) sull’efficacia della democrazia un uomo, un voto.

RIECCOLO!

Non mi interesserei più di PD se non conoscessi all’interno di questo partito persone serie che ancora cercano di resistere (non so per quanto), anche dopo il disastro epocale in cui lo ha cacciato la sua dirigenza con le elezioni del 4 marzo. Ora lo sappiamo, nelle democrazie rappresentative le fortune sono alterne, si vince o si perde, anche se bisogna talvolta fermarsi a riflettere sulle dimensioni della sconfitta. Cameron ha perso il referendum sulla Brexit ed è scomparso, proprio eclissato; Schulz ha perso le elezioni in Germania, il suo SPD è al governo con la Merkel, ma lui giustamente è fuori; non parliamo del disastro dei socialisti in Francia, qualcuno ricorda il nome del candidato socialista alle presidenziali? Scomparso anche lui.

Ora il nostro senatore di Scandicci nonché segretario ha perso praticamente tutto, anni di sconfitte (escluse le effimere elezioni europee) comunali, regionali, referendum costituzionale (se perdo mi ritiro) alla fine le politiche. Un disastro che avrebbe ucciso politicamente chiunque ma non lui, il senatore di Scandicci che ha fatto del partito il suo orto di casa, che si è dimesso per finta con l’idea di lasciare un segretario supplente come si lascia il cappello per occupare la sedia. Insomma, avanti così, squadra perdente non si cambia.

IL COMPRESSORE.

Un bosco maremmano in una bella giornata primaverile, trekking lontano da tutto, verde a perdita d’occhio, i nuovi colori e odori della primavera. In una radura lontana alcuni tavoli rozzi per chi si vuole fermare “per mangiare qualcosa” all’aria aperta. Ripeto: siamo a chilometri di strada sterrata dal paesino più vicino. Improvvisamente arriva un auto da cui scende una famigliola allargata (compresi i nonni): stoviglie, contenitori per il cibo che ti senti povero con il tuo semplice panino. Poi scaricano dalla macchina un compressore di discrete dimensioni e una tanica di benzina. O che vorranno fare? Un barbecue per cuocere la rostinciana? Già il fracasso che fa quando viene avviato ti rompe le orecchie (e altro più in basso). Poi avviene l’incredibile , un tizio non giovanissimo attacca al compressore un computer portatile. Non ci voglio credere. Ma non basta , accende il computer e comincia a sparare musica disco a tutto volume. A me la musica piace, ma l’azione del tizio è alienazione mentale. Me ne vado, a quasi due chilometri di distanza si sente ancora il tum tum della musica e penso che il genere umano sia destinato all’estinzione come i dinosauri.

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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