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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

L’arte di arrangiare: un viaggio nelle produzioni con Marco Barusso

L’arte di arrangiare: un viaggio nelle produzioni con Marco Barusso

Un curriculum invidiabile, una lista infinita di grandi artisti con i quali ha avuto il piacere di collaborare e lavorare, dai Pooh a Enrico Ruggeri, una grande padronanza dei mezzi tecnici e una conoscenza musicale eterogenea e diversificata: stiamo parlando di Marco Barusso, sound engineer, produttore, arrangiatore e chitarrista, impegnato in questi giorni a Sanremo per la cura dei missaggi in diretta dal Teatro Ariston.

Ho fatto quattro chiacchiere con lui per farmi raccontare quale aria si sta respirando nella cittadina sanremese durante questa intensa settimana e per togliermi qualche curiositá sul mondo dell’ingegneria del suono.

Ciao Marco, benvenuto su Wip Radio e grazie della tua disponibilitá. Sanremo é alle porte e so che sarai nuovamente dietro le quinte durante questa imminente edizione. Ci racconti di cosa ti occuperai e con chi lavorerai? Che aria si respira dietro le luci dei riflettori?

Ciao Chiara, grazie a voi. Quest anno mi occuperò del mix per la messa in onda di diversi artisti: il duo Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, dei quali ho anche prodotto e arrangiato tre brani dell’album, Noemi, Annalisa, il duo Avitabile e Servillo, Renzo Rubino, e i giovani Lorenzo Baglioni e Ultimo. In pratica ciò di cui sono incaricato è di fare in modo che il brano abbia una buona resa in televisione, che i suoni e gli effetti siano bilanciati e molto altro, con tutte le problematiche ovviamente di gestire in diretta televisiva e dal vivo una grossa quantità di canali e variabili, tecniche e non.

Dietro le quinte c’è spesso una certa tensione ma anche molta concentrazione e professionalità: non bisogna mai dimenticare che ci sono artisti che con un brutto festival si sono giocati la carriera, mentre altri l’hanno mandata alle stelle.

Ho conosciuto nei mesi scorsi moltissimi giovani miei concittadini appassionati di sound engineering, trasferitisi a Milano e Roma per studiare al fine di poter intraprendere questo mestiere. Pensi che oggi, rispetto a un tempo, sia piú facile o piú complesso affermarsi in questo campo e far della propria passione un lavoro?

Io credo che chi è bravo e intelligente lavori sempre. Ovviamente bisogna farsi entrare in testa che per raggiungere alti livelli ci vogliono una buona preparazione tecnica, tanto tanto studio e una grande cultura musicale, a meno che non ci si concentri unicamente su certi generi di nicchia.

A livello di apparecchiature, al giorno d’oggi, se si ha la preparazione adeguata, è molto più facile ottenere dei buoni risultati anche con poca spesa; per contro un asino può spendere tutti i soldi del mondo in apparecchiature spettacolari ma riuscirà comunque al massimo a ragliare.

Secondo me, attualmente, è più facile riuscire a combinare cose accettabili rispetto a una volta data la maggiore accessibilità di software potenti, etc, però per contro questo ha fatto crescere un grosso stuolo di arruffoni improvvisati che, magari anche grazie a una buona disponibilità economica, mettono in piedi studi di registrazione che poi… non lavorano e di conseguenza svendono a prezzi fuori mercato; quindi, chi volesse mai aprire uno studio dovrebbe rassegnarsi a una certa concorrenza non proprio sana.

È anche vero, però, che la maggior parte degli studi che lavorano lo fanno grazie a chi ci lavora. Chi lavora con me normalmente lo fa perché cerca me, non perché ho lo studio chic dove vengono bene i selfie…, poi beh, se vuole farsi un selfie faccia pure!

Io ho avuto la fortuna di essere stato ammesso a 19 anni alla “Scuola di alto perfezionamento musicale” di Saluzzo (CN) dove ho avuto modo di studiare con vari professionisti molto qualificati; da un po’ di anni tengo un breve ciclo di lezioni di Summing presso il CPM di Milano all’interno del corso per tecnici del suono.

A proposito, si sono diffusi, negli ultimi anni, numerosi servizi di mastering online automatizzato (mi viene in mente Landr su tutti). Cosa ne pensi? Buoni servizi a basso costo o soluzioni rapide da lasciar perdere?

L’ho provato per curiosità ma non mi sembra granch:, va giusto bene per far suonare meglio un provino ma non ci farei mai conto per un lavoro serio. Collaboro con diversi studi di mastering e so che è una fase molto critica che può fare la differenza sul risultato finale di un disco e non sempre in meglio: secondo me è sempre più opportuno affidarsi a professionisti e ascoltare bene il risultato confrontandolo anche con altri dischi di riferimento. É anche ovvio, però, che un mix schifoso non diventa certo un capolavoro con un buon mastering.

E’ notizia fresca fresca della partecipazione di Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, con i quali hai lavorato, a The Voice in qualitá di giudice; scelta che, purtroppo, ha fatto storcere il naso a molti ma che io, invece, trovo interessante e coraggiosa. Tu cosa ne pensi?

Credo che sia una buona occasione per portare alla conoscenza del pubblico mainstream italiano un genere musicale purtroppo emarginato in Italia. Non dimentichiamo che i Lacuna Coil sono la Band italiana più importante nel mondo, meritano rispetto assoluto: nessun’altra band italiana ha mai fatto qualcosa di nemmeno vicino a ciò che hanno fatto loro. Poi, se qualche asino storce il naso, beh, affari suoi. Cristina è una grande cantante e con un’esperienza ventennale sui palchi di tutto il mondo, palchi dove non si va in playback a fare le belle statuine ma dove si canta e suona dal vivo, si salta e si suda e e dopo il concerto ci si fa una doccia (quando c’è una doccia), si sale sul Tourbus e si parte per la città successiva.

La presenza di Cristina a The Voice è un’ottima notizia per il mondo del Rock e Metal italiano: chi la critica farebbe meglio a riaccendere qualche neurone e iniziare a ragionare. Purtroppo in italia va di moda parlare male di tutto e tutti: peccato, però, che chi lo fa siano spesso persone che si occupano di musica solo per hobby, senza avere realmente mai combinato nulla di tangibile nel mondo musicale.. ma tanto si sa che ogni lunedì mattina al bar sono tutti allenatori! La differenza è che chi fa le cose non ha tempo di stare al bar a spiegare agli altri come si fanno.

Sei produttore, arrangiatore, sound engineer e, ruolo per me piú affascinante, chitarrista: in quale veste ti senti piú a tuo agio?

Diciamo che io ho iniziato come chitarrista perché amavo la musica e volevo farla pure io, però volevo capire anche come la musica era fatta: quindi da questo nasce l’interesse per la creazione delle sonorità e conseguentemente per la parte tecnica, dall’altra parte l’interesse per l’arrangiamento e la produzione.

Ovviamente ciò che mi viene più facile fare è proprio il Sound Engineer, anche perché è ciò di cui mi sono occupato maggiormente dagli inizi e per più tempo, però ciò che mi appassiona di più è proprio la produzione e l’arrangiamento, la parte che trovo più creativa del processo. Poi, beh, non avendo mai smesso di suonare la chitarra mi sono trovato a a farlo su molti dischi e diversi tour: il mio primo tour serio è stato con Paola Turci nel 2000 e in quel caso ero comunque anche il direttore musicale della Band e avevo realizzato buona parte degli arrangiamenti.

Quest’anno, se non ci saranno intoppi particolari, sarò in tour come chitarrista nella Band di Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. Il posto dove riesco a unire le mie passioni al meglio però è il mio progetto solista THE PRICE, dove oltre a scrivere i brani in collaborazione con i diversi ospiti che li hanno cantati, mi occupo di suonare le chitarre e le tastiere, qualche basso, cantare i cori, arrangiare, produrre e mixare il tutto. A oggi è uscito il primo singolo “On The edge of madness” con Enrico Ruggeri alla voce, Ryan Blake Folden dei Lacuna Coil alla batteria e Matteo Bassi al basso. Nell’album ho avuto il piacere di avere con me un po’ di amici che stimo come persone e musicisti, ci sono 12 cantanti diversi, cinque batteristi, cinque bassisti etc… Siccome volevo fare qualcosa di particolare anche a livello visivo ho deciso insieme a i ragazzi di 1111 FILM di realizzare una serie di video, come se si trattasse di un telefilm a puntate: sono video che hanno un senso compiuto da soli ma che fanno parte di un’unica storia ispirata al cinema noir accomunati dal tema delle relazioni umane patologiche e inquietanti.

“On the edge of madness” ad esempio è vagamente ispirata a una vicenda di Stalking che ho vissuto in passato. Abbiamo già girato i primi quattro episodi, e verranno proposti in ordine assolutamente non cronologico, a questi seguiranno alcune date live selezionate.

Hai lavorato con tantissimi artisti, dai Pooh ai Modá, da Ruggeri a Bennato, fino a Bianca Atzei e i Finley: chiudiamo in bellezza raccontando qualche aneddoto o curiositá che riguarda alcuni di questi nomi?

Eh beh, aneddoti ce ne sarebbero tanti, ma alcuni non si possono raccontare, e altri magari li capirebbero solo gli addetti ai lavori. Un aneddoto interessante potrebbe riguardare il momento in cui fui convocato a una riunione dei Pooh dove trovai con mia sorpresa anche Stefano D’Orazio: dopo avermi comunicato della Reunion per il cinquantennale mi incaricarono di riarrangiare uno dei loro più grandi successi, Pensiero, e fu proprio lo stesso D’Orazio a dirmi: “Tranquillo, non è nulla di che, hai solo la responsabilità di fare in modo di riportare in classifica una delle più importanti Band italiane di sempre, hai in mano il nostro futuro, che vuoi che sia!“.

Beh, alla fine mi è andata bene!

Chiara Ragnini

Chiara Ragnini

Cantautrice, nerd e smanettona, appassionata di arte contemporanea ed entomologia. Dopo il classico, la laurea in Informatica. Un amalgama particolare, fra cuore e razionalità, per fare da sfondo alle emozioni fra parole e musica.

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