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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Sopravvivere un anno abitando nel centro (povero) di Dublino

Sopravvivere un anno abitando nel centro (povero) di Dublino

Sopravvivere un anno abitando nel centro (povero) di Dublino.

 

Dublino e il mercato immobiliare sono due temi che vanno a braccetto da qualche anno. La massiccia immigrazione per la ricerca di un impiego e l’estrema cautela nel consentire la costruzione di nuove abitazioni hanno di fatto saturato la disponibilità di alloggi in ogni quartiere della città e fatto schizzare l’aumento dei canoni di affitto a una roba tipo il 12% l’anno.

Questo ha reso possibile il trovare in affitto delle topaie con moquette bisunta e arredamento nonna papera a prezzi da ville nel resto d’Europa.

Dublino
Per darvi un’idea, da dailyedge.ie

Voi c’avete i calzini al posto del cervello.

Comunque, domande tipo da dove vieni, dove hai trovato casa, quanto è dodgy un quartiere piuttosto che l’altro, sono tutti argomenti di conversazione preferiti di taxi driver e colleghi (dopo la CAPTATIO TOPAE/PHAVAE e il tempo/cibo di merda, che è sempre lo stesso ma bisogna pur lamentarsi di qualcosa), risultando un ottimo modo per iniziare l’ennesima conversazione banale, sperando poi di finire in argomenti ben più succosi o di poter raccontare qualche aneddoto.

Ce l’ho!

Premessa noiosa: si ruzza e non ho alcuna pretesa di riscrivere Dubliners o di fare la guida della città. Parlo per esperienze personali, enfatizzo, esaspero e utilizzo figure retoriche di cui non conosco pienamente il significato, tipo l’iperbole.

Dublino è una capitale relativamente piccola (nonostante la giovane vicina di sedile sul Londra-Pisa qualche mese fa narrasse, estasiata e vagamente impaurita, di “attraversamenti pedonali con il semaforo e TRE corsie di marcia!” che se non hai vissuto a Pontassieve (PI) toda la vida magari le hai già potute vedere. Perdonami cara, con rinnovata stima) ma – dicevo – si contraddistingue per aree, ed ogni singolo quartiere si è sviluppato secondo diversi ritmi, stili architettonici, tenore di vita, tessuto sociale e culturale. Potrei riassumerla brevemente, grazie agli anni di studi sociologici all’UNIPI, con questa sottile distinzione:

Dublino
Ricchi e poveri

 

Per esigenze lavorative devo dire che ho conosciuto e frequentato principalmente il North Side, che è considerata la parte meno abbiente di Dublino. Da Dublino 7, Cabra, Ashtown, a Ballymun, passando per Summerhill, si ha la parte operaia, popolare, in tuta di felpa e bling bling, vecchia scuola scheggia denti.

Per ben due settimane ho vissuto a Finglas, da molti dipinta come il demonio ma per quanto mi riguarda semplicemente non c’era un cazzonulla, dai bus ai negozi, a parte un centro commerciale alla fine del quartiere, solo case e capannoni. Il taxidriver mi raccontava, commosso, che “una volta qui c’era solo uno strip club, di quelli con le guardie coi ferri… poi lo hanno urbanizzato e ora, sigh, è abitato”.

Poi mi sono spostato con la mia ragazza in Dublin 1, ovvero centro, nord del fiume, zona Mountjoy/Summerhill, che, ahimè, ho scoperto troppo tardi non essere la più tranquilla.

Per soli 1200€ affittavamo un bilocale+bagno, arredato, va detto, molto recentemente e con tutti i comfort in quella che però si è presto rivelata essere una Strada di Merda®.
Scemo io, avrei potuto controllare le numerose fonti, dai giornali a proposito della faida Kinahan-Hutch, al blog DerelictDublin (questo è proprio il civico dove stavo, esattamente), mentre invece ce ne siamo sbattuti, la casa era carina e il landlord affabile e pratico. Il Loquace, lo chiamavamo.

Risultato? Niente di grave, salvo che sotto le nostre finestre fischiettanti pusher annunciavano il loro arrivo ai fidi clienti e la mia dolce metà passasse metà dei suoi rientri a casa dal lavoro a dribblare orde di ragazzini bighellonanti (sì, riconducibili alla voce Knackers, ma non è ancora il momento) che la deliziavano con offerte di cibo (piccioni morti e uova lanciate), improbabili avances ed epiteti fortunatamente incomprensibili.

A nulla servì la mia “discesa in campo” e la robusta fiducia che nutrivo nei confronti della Garda (i panettieri del primo articolo, lo trovate QUI) è presto crollata quando bussando al vetro di una loro volante “Salve agenti, scusate ma si può far qualcosa per il lancio di uova di ‘sti ragazzini o facciamo da soli?” la rincuorante risposta è stata “ah, finché son solo uova…”
Grazie agente, arrivederci!

DublinoMa vedete, i mesi passano, non so dire esattamente quale sia il limite temporale, fatto sta che dopo un po’ sei considerato parte del quartiere e lo status di Jenny from the block ti permette di godere di alcuni privilegi, tipo non ti rompono più i coglioni.

 

 

 

Come quando, rientrando da un turno notturno di lavoro, mi resi conto di non avere più il cellulare.
Rientro in casa, accendo il pc e tramite un app localizzatore, rintraccio il mio device:


… Summerhill Parade. (questa cosa deve generare terrore)

Indosso il cappotto buono, firmo le mie ultime volontà, sveglio la mia dolce metà, le prendo il cellulare e con tono fermo annuncio: “sto andando in Summerhill Parade a recuperare il telefono, se non torno entro 45 minuti, chiama la Garda.”
Fortunatamente, non ci fu nessun commento.

Vado, e appena sono per strada chiamo il mio numero. Risponde una voce, uomo, adulto, africano direi. Dico di essere il proprietario del telefono e che sarei arrivato a momenti al suo civico.

Dublino
Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost

Ero pronto a tutto, passavo mentalmente in rassegna le mie competenze di difesa personale, guerriglia, Bourne Identity e così via, mentre quella strada semi-deserta sembrava parlarmi.

Gli occhi guizzavano ad identificare la fonte di ogni rumore, il gatto che rovista, la macchina che passa, ma la testa rimaneva dritta, il passo costante.
Sono a pochi metri dal civico, due uomini sulla soglia, fumano. Sono loro.
Mi avvicino, ripetendo a me stesso che non avrei accettato l’invito ad entrare.
Stretta di mano ad entrambi, ed ecco che viene fuori il mio telefono.
“Quant’è?” chiedo, come se stessi contrattando chissà quale prestazione.
Un sorriso. “It’s all right, man, we just didn’t know how to unlock it and call one of your contacts to get it back to you”.

E fu così che me ne tornai a casa, col telefono al sicuro nella tasca, finalmente accettato dal quartiere, in barba alle malelingue che sostengono io abbia solo avuto uno smodato culo.

Adesso viviamo in una zona residenziale di Northwood, dove l’erba è verde e i ragazzini vanno a scuola. La mia dolce metà ha superato il trauma, anche se continua ad irrigidirsi un po’ ogni volta che sente delle giovani voci starnazzare, ma passerà.

Nonostante tutto, mi porto il quartiere Dublino1 nel cuore, e
“don’t be fool by the rocks that I got,
I’m still, I’m still Jenny from D One”

ps: scoprite alcuni funny facts su Mountjoy square qui.

Peace.

Edoardo Battini

Edoardo Battini

Oste, appassionato di politica, di musica e di altre frivolezze. Espatriato a Dublino per quasi 4 anni, sognava il ritorno in patria, insieme a quello del socialismo e del Winner Taco. In 30 anni, due delle tre sono già successe. Attende fiducioso.

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